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Banksy e il superpotere dell’invisibilità

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Chi è Banksy?

Lui un volto non ce l’ha, non si mostra al mondo perché in un modo o nell’altro perderebbe il suo potere. Non indossa né un costume, né una maschera.
Esce di notte con le sue armi: arte e bombolette spray.
Lui stesso è un’icona, non serve altro per rivelare la sua essenza.
Indossa l’inconsistenza fisica altrimenti il rischio sarebbe troppo alto per un personaggio così: forte e sovversivo.
E’ veloce, quindi inafferrabile, del resto usa la tecnica dello stencil proprio per questo.
E’ chiaramente un Superhero, per scriverlo dando un tono Britannico.

Combatte contro i “mostri”, attacca i criminali ed il capitalismo d’assalto, punta lo sguardo contro idee e stereotipi colpevoli di avere generato diseguaglianza e guerre selvagge nella società, dentro le città. Il conformismo poi sembra essere letale per Banksy, quello mentale soprattutto.
Come i migliori supereroi possiede: abilità mistiche e superpoteri e lo esprime attraverso tutte le sue opere. La sua è una filosofia tangibile .

“Crayola Shooter” ad esempio, esprime in modo ineccepibile le idee di Banksy.
Mostra un bambino soldato intento a sparare con la sua mitragliatrice.
Nessun proiettile fuoriesce però, solo pastelli colorati, così la fantasia prende forma, perché la verità è che non esiste arma più forte ed allo stesso tempo più pacifica dell’arte.

Aiuta gli esseri umani diffondendo storie gravemente oscurate, cancellate dal tempo e dalla comunicazione dei media. Attraverso il suo linguaggio artistico carico d’intensità, racconta i drammi della società ed impone una richiesta d’attenzione da parte di tutti. Perché non lo puoi evitare un artista così. Lui è ovunque. Non conosce confini la sua voce.

Questa storia ha inizio a Bristol, dove l’artista è nato.
Poi Il suo umorismo oscuro, i suoi graffiti di natura satirica e sovversiva si sono fatti strada in molti angoli del mondo.
La sua Guerrilla Art, ora è mondiale.

Negli anni 2000 l’ombra ingombrante di Banksy arriva anche in Palestina e si affaccia, precisamente, sul muro di segregazione perché è proprio in quello spazio che realizzerà diverse opere.
Una delle più famosa è: “Flower Thrower Mural”.
La risonanza raggiunta è alta ma non può e non deve bastare.
Nel 2017, mette su un progetto geniale. Costruisce un hotel “The Walled of Hotel”, precisamente a Betlemme, a pochi passi dal muro di segregazione voluto da Israele, con dieci camere vista muro. Appunto!
Fra le tante stanze esistenzialiste dove poter dormire emerge la “Presidential” e: “c’è tutto quello di cui un capo di stato corrotto avrebbe bisogno”.
“L’albergo con la vista peggiore del Mondo”, parole di Banksy, è aperto a tutti.

Nel frattempo quel muro Banksy continuerà a vederlo con gli occhi di un artista provocatorio e potente, diventerà un ostacolo superabile, destinato ad essere “la tela più grande del mondo”.
Non solo Banksy infatti, ma diversi street artist inglesi useranno quella tela simbolica per urlare in faccia al mondo intero il dramma dei palestinesi.

Quasi sempre arriva in silenzio per stravolgere, modificare, ricostituire i simboli appartenenti alla nostra società. E ti ammalia realmente con i suoi modi. Non è mai ordinario, mai banale. Il suo umorismo cinico, tagliente, è talmente presente da farti anche sorridere nonostante sia pieno di punte acuminate.
I messaggi di Banksy passano attraverso testa, cuore e pancia, ti lasciano sospeso in una zona pensante.
Sono uscita in trance dalla mostra di Banksy tenuta a Roma, presso il Chiostro del Bramante.

Sono rimasta, per molti giorni, con la testa sulle scene presenti nelle sue opere pensando ai suoi modi eleganti, divertenti anche, ma imponenti come quando è riuscito a trasformare in un gesto letale un atto universalmente legato al senso profondo di un amore vero e viscerale: il sentimento di una madre verso un figlio.

“Toxic Mary” si chiama l’opera, e la domanda che Banksy ci pone è: “con quali convinzioni tossiche nutrite i vostri figli?”

Si ispira all’iconografia Cristiana anche quando realizza “Christ with shopping bags”, una serigrafia pubblicata nel 2004.

L’opera mostra un’aspra critica verso il consumismo e spinge lo spettatore alla lettura immediata di un’opera capace di enfatizzare chiaramente un attacco verso l’ipocrisia, il consumismo che investe il Natale.
Proseguo in questo viaggio più reale che mai: tutto infatti è strettamente connesso alle peggiori caratteristiche della nostra realtà che il Superhero Banksy, con il dono dell’invisibilità, riesce a riprendere nei minimi dettagli. E fa male! Cazzo, se fa male.

Alcune volte, la sua presa sul mondo, assume le sembianze di una vera e propria rappresaglia.
Attraverso le stanze dentro il Chiostro del Bramante per osservare le sue opere ed arrivo in un angolo nascosto. Lì passa un video.


La scena che vedo è questa: una sua opera si autodistrugge dopo essere stata battuta per oltre un milione di sterline durante un’asta a Sotheby’s.
Un marchingegno posto all’interno della cornice dallo stesso Banksy riduce in striscioline l’opera “Girl with balloon”.
E lui che fa? E’ in diretta sul suo profilo Instagram mentre tutto accade e si gode lo spettacolo, poi esulta per la riuscita del piano e definisce questa surreale scena come un momento in cui è stata realizzata “la prima opera d’arte live!”
Gli sguardi dei presenti raccontano di questa rivincita straordinaria, riuscita, sul mercato dell’arte contemporanea.
Del resto Banksy è lo stesso che ha (S)venduto, a circa 60 dollari, alcune delle sue opere. In un secondo momento gli acquirenti hanno compreso di avere in mano opere che oggi hanno un valore di 20.000 dollari.

Grazie Super Banksy, per aver dimostrato al mondo che il potere lo puoi usare come si deve, anche prendendo posizione, denunciando attraverso l’arte il lato più oscuro e feroce della società e rinunciando alla visibilità in nome della libertà d’azione. Perché come tu stesso hai spesso sostenuto: “l’invisibilità è un superpotere!”

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.