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Rubrica per quelli che credono che i dettagli facciano la differenza, ma non hanno capito l'argomento principale.

21. DI TUTTI QUEI DETTAGLI EVITABILI

di:

Cognome………………………………………………..

Nome……………………………………………………..

Nat_ il …………………………………………………….

(atto n. …………………P………………S……………..)

a.……………………………….. (…………………………)

Cittadinanza………………………………………………

Residenza………………………………………………….

Via……………………………………………………………

Stato civile…………………………………………………

Professione………………………………………………..

CONNOTATI E CONTASSEGNI SALIENTI

Statura………………………………………………………

Capelli……………………………………………………….

Occhi…………………………………………………………

Segni particolari………………………………………….

…………………………………………………………………

…………………………………………………………………

Ci presentiamo così ad ogni posto di blocco dopo la formalità cortese di un “buongiorno” o un “buonasera” che sia. Dopo le prime occhiate che sembrano mal celare il radar negli occhi del tutore dell’ordine in disciplinata ricerca di sapere chi tu sia. Prova spiegarglielo a parole tue. Chi sei? Allo stato delle cose attuali non interessa molto chi tu sia, interessa solo cosa c’è scritto. Interessano tutti i dettagli di cui sopra. Non abbiamo più tempo da perdere con i filosofi, con le filosofie.

“Chi siete? Cosa fate? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino!” (Non ci resta che piangere, 1984, di Roberto Benigni, Massimo Troisi ).

Le negazioni delle possibilità di fingersi chi si crede di essere è un limite che non riusciremmo ad accettare nemmeno se ci dicessero che possiamo essere chiunque vogliamo essere ma solo “una” cosa. Perché “una” e “uno” sono uno spazio troppo piccolo al cospetto di un infinito un cui, guardandoci bene, siamo parte di qualcosa che contiene tutto e che tutti ci contiene. Datemi qualche ragione plausibile nel dovere accettare un limite all’infinito e vi dirò chi siete. Vi dirò dove andate. Vi dirò cosa portate. Vi chiederò un fiorino. E forse anche un fioretto. Non sono certo Dio ma non non mi piace che sia tu a pontificare sulla partecipazione azionaria del presunto mandante della costruzione dell’Impero sul mio corpo e sulla mia mente. Vi chiederò un fioretto affinché sia gradevole la conquista di ciò che prefiggiamo in sede di riunione con le interiora del nostro io interiore. Un fioretto per domarli. Un fioretto per trovarli. Un fioretto per ghermirli e nel buio incatenarli (non servono riferimenti, vero?)

E mi chiedevo dunque “Chi siete? Cosa fate? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate?”. E vi chiedevo un fiorino. E voi, magnanimi con i più ma decisamente più testardi con me, mi chiedereste non fiorini ma opere di bene per riallineare le cose perché siete figli della corrente di pensiero di certi saggi che sanno bene come funzionano certe cose: “Se desidero una vita migliore, devo essere una persona migliore. O questo cazzo di karma mi ucciderà” (My Name is Earl, 2005-2009, ideato da Greg Garcia).

La truce battaglia dei noi possibili si affaccia sull’estensione del campo di battaglia in cui nessuno vorrebbe ritrovarsi ma chissà come eccoci pronti e convinti nel voler fare il culo a qualcuno prima che faccia il culo a noi. Noi soldati concentrati su tutti quei dettagli evitabili perché in certi momenti della vita non interessa davvero a nessuno chi tu sia ma conta solo la divisa che indossi. In culo agli infiltrati. In culo agli avvocati. In culo a quelli accovacciati convinti che il nemico possa avere pietà della loro pietà (un film di guerra qualunque di una guerra di merda qualunque, o magari anche un TG a orario pranzo o cena).

Chiunque noi si sia, è chiaro che per certi aspetti ci amiamo e per certi aspetti ci odiamo. Nella sintesi concettuale il senso potrebbe essere qualcosa tipo “ci odiamo bene”. Perché dai, se ci amassimo ci seguiremmo invece di inseguire mille serpentine dalle curve sempre più strette, sempre più a gomito, sempre più raggomitolate (Klubok, corto animato di Nikolai Serebryakov, 1968) in un mondo in cui i gatti continuano a fare un po’ come cazzo gli pare. E fanno bene, almeno loro. Loro sanno chi sono e lo sanno bene al di là dei dettagli messi sul piatto di chi non si è accorto del contesto all’interno del quale è inserito, è coinvolto, è vivo. In cui è.

Dunque…

Chi siete? Cosa fate? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino!

– Ma vaffanculo!