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Domani potrete completare la distruzione del vostro mondo. Domani potrete cantare in paradiso sopra le rovine fumanti delle vostre città terrene. Stasera però vorrei pensare a un uomo, a un individuo solitario, a un uomo senza nome né paese, un uomo che io rispetto perché non ha assolutamente niente in comune con voi: me stesso. Connessi & Commessi è una rubrica di voli pindarici, libri, scrittura, viaggi mentali e non, musica e paesaggi sonori.

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Truman Show, Pretty Woman e altri casi di ordinaria follia

di:

Sottotitolo: guida minima per resistere a Sanremo 2022.

«Nel mio mondo tu non hai niente da temere, è il mondo esterno ad essere malato e falso, io ti ho dato la possibilità di una vita normale.» (Christof, The Truman Show)

Da quando ho 23 anni non seguo il Festival di Sanremo, motivo per cui in questi giorni frequento pochissimo i social media e ho poca interazione con i miei contatti e amici favorevoli alla kermesse. Per questo motivo ho deciso di compilare una guida minima per resistere alla nuova edizione del festival della canzone italiota. Inizio subito con il primo titolo.

Prima parte – Poliziotti di riserva

Consiglio di rivedere questo film, di Adam McKay: I poliziotti di riserva (The Other Guys). Ha dei momenti molto godibili e soprattutto è valido quando dissacra le regole del genere poliziesco. Credo che questo autore abbia davvero delle cose interessanti da dire. Naturalmente bisogna essere predisposti e ben propensi. Leggendo meglio i tuoi commenti, caro Alex mi pare di intuire che sei un po’ prevenuto verso un certo umorismo demenziale, da cui Adam McKay fa molta fatica ad affrancarsi. Ancora peggio il fatto che tu stia facendo “critica cinematografica alta” attraverso il tuo profilo Facebook. In pratica sembri un personaggio uscito da Don’t Look Up o da Ed Tv. Occhio! 😉 

Seconda parte – Oh, oh, pretty woman

Ieri sera per puro spirito masochista ho tentato di rivedere “Pretty Woman” con Richard Gere e Julia Roberts. Dico tentato perché dopo 47 minuti ho mollato per passare ad altro. Dialoghi, scene e recitazione davvero datati e insostenibili anche per la Hollywood odierna. Non sono nemmeno in grado di dire cosa mi abbia infastidito di più. Unica nota positiva: a un certo punto si parla di automobili e di subcultura e lì il doppiaggio italiano si supera. Heavy metal diventa “metallo veloce” e una nota rivista di motori americana viene tradotta con “Motors”. Hurrà!  ❤

Terza parte – The Truman Show

Dopo la brutta parentesi con Pretty Woman, ho deciso di puntare sul sicuro ieri sera. Mi sono rivisto The Truman Show, film di un grande regista che ho sempre apprezzato, Peter Weir. Sono praticamente cresciuto con film come L’attimo fuggente, Witness, Green Card (no, non è un film sul green pass, quindi cari no-vax, fate i bravi!), Picnic ad Hanging Rock, Gli anni spezzati, ecc…

Tornando al nostro amato Truman: me lo ricordavo diverso il film, forse perché in quegli anni ne uscì un altro molto simile, Ed Tv di Ron Howard, no, non è quello di Casa Howard, è solo un caso di omonimia… dicevo… il vecchio caro Truman con il grande, irreprensibile Jim Carrey. 

Un film davvero ben fatto, con un’idea che all’epoca sembrava originale e innovativa, anche se arrivato a un certo punto qualcosa non mi convince della storia. Ci vedevo qualcosa di irreale, un po’ delirante, nel senso che mi stava disturbando, come una cosa realizzata da chi ha letto e non ha capito Marshall McLuhan e la Scuola di Toronto, in generale. Insomma, vado avanti, tanto dai, c’è un grande cast, il regista mi piace, la storia è bella… ma niente, continuo a pensare che c’è qualcosa che non mi convince. 

Sono arrivato a metà quando mi si è accesa una lampadina in testa. Era mio padre, il quale visto il maltempo era sceso a controllare la situazione. Quindi niente da fare. Riprendo la visione. Ma ormai non sono più concentrato e la storia ha smesso di interessarmi. Sono arrivato a un’ora di film, ma non voglio interrompere, anche perché errare è umano, ma perseverare con l’errore è demoniaco! 

Però avevo questo pensiero, fisso nella mente. A un certo punto ho pensato anche di essere vittima di uno scherzo, un esperimento stile Bandersnatch – Black Mirror, ideato da Netflix o quantomeno dal mio socio in affari che gestisce il sito di Netflix Magazine. Stavolta però mi si è accesa davvero una lampadina e non poteva essere mio padre, perché lui era di sopra intento a commentare la giornata politica appena conclusa, così mi prendo un momento, metto in pausa e svuoto la mente; ci metto veramente pochissimo: vi spoilero sta cosa! Finalmente ci sono arrivato. Si tratta di “Special service”, stagione 3, Ai confini della realtà, il reboot del 1989, con David Naughton, l’attore protagonista del Lupo mannaro americano a Londra di Landis. Vi riassumo la storia dell’episodio, per fare prima:

“John Selig scopre sparpagliate per casa sua una serie di telecamere. Dopo aver beccato un tecnico nell’atto di ripararne una, John scopre d’essere l’inconsapevole star di uno show televisivo e che tutta la sua vita è stata manipolata da un gruppo di sceneggiatori.”

Vi dice niente? No? Vabbè provate con Philip K. Dick, nel caso. In tutto questo, la morale della favola è una. Lasciate riposare in pace quei film che avete amato o che non avete capito durante la vostra perfetta adolescenza, questa è la lezione che ho imparato questa settimana rivedendo (o meglio tentando di farlo) due capisaldi di Hollywood come Pretty Woman e The Truman Show. 

Così come era successo due sere fa, ho cambiato film e mi sono visto The Clapper di Dito Montiel con Ed Helms e Amanda Seyfried. Un bel film. ❤

[Racconto tratto da “Cronache cinefile di ordinaria mania”]