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Dollis Hill e’ una zona del North West London dentro la municipalità’ di Brent. A due passi da Portobello e Camden ed abbarbicata su una collina raccoglie in silenzio eco e riverberi musicali della City. Queste che seguono sono cartoline sonore (o trascrizioni di cassette?) di concerti fortuiti visti in venue che forse non saranno più’, e principalmente di band o artisti di cui (forse) non avete mai sentito parlare. Ma che fareste meglio ad ascoltare.

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#LOST&FOUND: Maggie and Terre Roche – Seductive Reasoning

di:

DISCLAIMER: La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ma soprattutto di dischi, vinili e cassette che non puoi fare a meno di comprare, senza nemmeno poterli ascoltare, solo perché’ ti piace la copertina o perché’ un nome nei credit ti dice qualcosa. E poi costano poco, forse.

Prologo (You was lined up down the avenue)

Ok, questo disco è un esempio davvero calzante di come dovrebbe funzionare questa rubrica: ti aggiri un sabato mattina per Camden, di quelli frastornanti post-pandemici (spoiler, da queste parti è tutto finito, almeno per loro) con mercati riaperti, venditori ululanti al cielo coperto di smog finalmente riapparso a coprire quel tanto cosi di sole che avevamo faticosamente riguadagnato. Ci manca l’apparizione di Tom Hardy nei panni di Alfie a rendere il tutto più indigeribile di quello che è già: il tanto sbandierato ritorno alla normalità insomma, perlomeno da queste parti nel north London. Dentro il Lock, che comunque è la solita millimetrica trappola per turisti di prima, ci sono ancora i miei quattro (di numero) secret spot, in cui in piena luca PUOI non farti rapinare per le solite porcherie made in voisapetedove o ristampe farlocche in (inascoltabile) vinile repress da chissà Dio dove. Uno di questi è un mio coetaneo dai modi ultra gentili e marcatissimo accento west-indian che si piazza con le sue cose proprio nel mezzo delle solite serigrafie di Amy e David su tutto quello che potete immaginare: lui vende principalmente vinili usati jazz e soul usati, che io puntualmente saccheggio (uno dieci sterline, 3 venti, fate voi) anche perché scelti con grande cura e di solito praticamente nuovi. Ha ovviamente la sua pila di vinili a 1 sterline o meno. Ed è qui che si cominciano a scaldare le sorelle Roche. Ma prima torniamo al PERCHE’ di cui sopra. Giuro che sarà l’ultima volta. Si spera.

Ritrovamento (Why should I pay this telephone bill?)

Prendi in mano una sequenza inenarrabile di dischi, di solito abbastanza impolverati da farti venire l’asma, ridendo convulsivamente a nomi improbabili e foto improponibili. Poi ogni tanto una copertina ti inchioda per senso e suggerimenti. Ecco, la copertina di questo disco (quella della reissue del 1981, l’originale vede le due sorelle sorridenti su un divano, quella che trovate negli streaming vari) mi ha istantaneamente suggerito un’idea di fragilità e inquietudine sixties, oltre che ricordarmi qualcosa, di vagamente inglese. Poi giri il disco e guardi le note di copertina, e sono tante, e sono lunghe. Mi sbagliavo sull’inglese. Ma leggi subito due nomi belli grandi, Paul Simon, fra i produttori del disco, ma soprattutto The Muscle Shoals Rhythm Section. Prendi e porta a casa.

Insoliti Sospetti (The mountain people hate me)

Le due sorelle Roche, sono le coriste di Paul Simon durante le registrazione del suo “There goes rhymin’ Simon” del ’73 ed e’ lui (insieme ad altri, per dovere di cronaca) a produrre il loro unico album in duo, questo “Seductive Reasoning” del 1975 per la Columbia. Poi si aggiungerà l’altra sorella Suzzy e diventeranno The Roches, con un album, fra le altre cose, prodotto da un insospettabile Robert Fripp nel 1979. Nel 2004 appare un singolo a firma delle sorelle in duo, ma tant’è. A quanto pare le registrazioni di questo disco, nonostante supportate da un budget notevole e una backing band pazzesca, stiamo parlando degli Swampers, gente che aveva quotidianamente a che fare con Wilson Pickett, Etta James e Aretha, pare siano state tormentate (loro erano autrici di tutti i pezzi e pare abbiano dovuto lottare parecchio per potere suonare i rispettivi strumenti), al punto che le sorelle subito dopo si ritirano dal music business in un tempio Kung-fu in Louisiana (???). Per poi tornare e grazie alla sorella Suzzy riprovarci in trio. Ma questa è un’altra storia, con un risvolto assurdo, come quello qui sotto, ovvero finire dentro i Looney Tunes in versione cartone.

Centro Elaborazione Dati (A woman is like a Puzzle)

Le canzoni, ragazzi, le canzoni.

Il disco si apre con la sgangherata elegia di “Underneath the Moon” e le voci delle sorelle a farla subito da padrone. Non si scherza, le armonie sono incredibili, i primi due versi sono all’unisono, poi comincia un delirio e i loro timbri vocali sono ultra riconoscibili e al contempo sguaiati e dolci. Il pezzo oscilla tra maggiore e minore come fosse uno scherzo. Barocco, nel migliore senso possibile, la cosa più lontana dal folk che vi potete immaginare, c’è pure un synth per Dio.

“Down The Dream” plana sul versante Americana (che ancora non esiste) come fosse olio di iperico a lenire scottature, e gli Swampers sono a casa loro, le ragazze addolciscono il timbro, siamo dalle parti di una roadhouse solitaria, si piange. A fiumi.

“Wigglin Man” è uno stompin’ al sapore di sud e whisky, con delle armonie al fulmicotone, violini da ballo e una serie di cambi ritmici che la rendono meno scontata di quello che potrebbe sembrare all’inizio. Il timbro da contralto, quasi baritono di Maggie qui scuote il pavimento.

Arriva “West Virginia” ed è subito introspezione piano ed archi per le prime battute, con un incredibile intermezzo musical. Il testo è un micro ritratto quasi haiku di giovani attivisti. Davvero veloce e unico.

“If you empty out all your pockets you coulnot make the change” è di nuovo pompa Southern, quasi talking, nelle mani (per cosi dire) di Maggie, sporcizia blues, un esercizio vocale niente male.

“Telephone Bill” parte col piano e Terre in una ballad in direzione vamp e nursery rhymes, ma il pezzo nascone una storiella straziante, sotto le armonie ala Lloyd Webber. Uno degli episodi più riusciti, anche per il retro gusto Joni Mitchell tutto intorno.

“Malachy’s” torna dalle parti del folk, ma argutamente parla di una canzone che non piace ad una audience chissà quanto immaginaria.

“Burden Of Proof” è un quasi divertissement americana di due minuti in cui le sorelle fanno ancora una volta sfoggio delle loro capacita’ vocali, in due minuti e trentanove secondi.

“The Mountain People” rimane dalle parti del Southern sound educato, con qualche variazione grazie alle coraggiose evoluzioni vocali delle nostre due eroine. Intensità e controllo.

Infine “Jill of Trades” chiude il disco con un episodio malinconico, ancora al piano, dove la scrittura delle sorelle è chiaramente al meglio, forse non la performance vocale purtroppo. D’altronde il pezzo incredibilmente complesso armonicamente, e’ la storia davvero strappacuore con la sua eroina “stuck with a needle and a kid”.

In conclusione un disco con alti e bassi, alcuni episodi incredibili, l’apertura su tutte, un senso di incompiuto come solo le opere prime, e un continuo senso di rimandi, tra Karen Dalton, Joni Mitchell e certo gusto del musical schiacciato da Alabama Sound. Una esperienza davvero rara.

P.s. Maggie ci ha lasciato a 65 anni nel 2017.