EDITORIALE

Always

di:

Artwork di Alessandro La Cognata.

E’ primavera, gli uccelli cinguettano, i fiori riempiono i prati, la guerra continua. E non dico solo quella “vera”,quella fatta di tank e fucili e gente che scappa e case in fiamme, quella c’è sempre e sempre c’è stata, adesso siamo sull’orlo dell’abisso nucleare, il tanto temuto spauracchio si fa più reale e sentiamo l’esigenza di notarla, la guerra. Ma lei c’è sempre. Sempre.

Standing still
Motionless
Can I be home by quarter to six
Quarter to twelve hits
And so does my head
It weighs heavy on the corner of your bed
The night is colder with the wind

Parlo della guerra dentro di noi, quella che ci tiene sul divano invece di uscire a far guerriglia, e in questo i francesi sono decisamente più bravi di noi. Si, perché si sente sempre gente lamentarsi della propria condizione, ma quanti sono in grado di alzarsi e procurarsi una vita migliore? Ci si trastulla aspettando che qualcun altro lo faccia, o magari muoia per dimostrare qualcosa, magari un diritto elementare come quello di sopravvivere. Aspettiamo sempre qualcun altro. Sempre.


And I’m walking
Through the skeleton of the city that I’m in
And I coloured in
The whole palm of my hand with a pen
And you said
Always always

Lanciare peluche contro la Meloni non serve a nulla, non serve che arrestino Trump per mezz’ora, non serve neanche che l’Aia condanni Putin per crimini di guerra, non serve che una preside scriva una lettera contro il fascismo, il risultato sarà sempre lo stesso: i padroni vincono e i poveracci si accollano il risultato, morendo sui barconi, riportati nelle carceri in Libia, uccisi mentre si attraversa un ponte in Ucraina o i monti francesi, presi a botte per strada perché omosessuali, violentate e uccise perché donne senza velo. Serve di più, altrimenti saremo sempre un passo indietro a chi ci tiene al guinzaglio. Sempre.

Tell me where you go
I’ll find you later on
Always, always

E allora facciamo in modo di esserci almeno gli uni per gli altri. Sempre.


I’ll tell you where I go
Come find me later on
Sometimes people break in two
My brother it won’t always feel true

Adesso farò un po’ di retorica ma voi sopportatemi, dirò delle cose ovvie, ma vale la pena di rifletterci su. Sempre.

And if I always understood
I’d tell you then and there
The way she left you feeling
Is the opposite of care
The way you left me feeling is the opposite of care

Cominciamo dalle cose piccole, dal chiedere scusa quando sbagliamo, dal non saltare la fila al supermercato, lasciamo una moneta a un senzatetto, diamo supporto a chi ne ha bisogno senza aspettare che ce lo chieda, abbracciamo gli amici e chi amiamo, niente di tutto questo è scontato, prendiamoci il tempo di capire chi siamo e cosa ci sta veramente a cuore. E quando sentiamo quell’esigenza di alzarci dal divano e andare a protestare, non la reprimiamo, perché così si fa la storia, non di certo stando seduti con una birra davanti la tv. Bisogna stare sempre pronti ai gridi d’aiuto. Sempre.


And was the feeling ever there
And you said

Always, always
Tell me where you go

Prendete TvBoy, è andato in Ucraina portando l’unica cosa che sapeva fare, street art; non prende sul serio l’idea che questo possa cambiare le cose, di certo sa però che quel piccolo supporto è servito alla gente per capire che non sono soli e dimenticati; Elvira Vikharev è stata avvelenata dal suo stesso paese perché è convinta che la Russia stia sbagliando tutto, ma non è andata via, la trovate ancora lì a scrivere contro Putin sul suo blog personale. Perché c’è sempre qualcosa che possiamo fare. Sempre.


I’ll find you later on
Always always
I’ll tell you where I go
Come find me later on

E allora troviamo cosa noi possiamo fare per cambiare il mondo, sia pure una sciocchezza, ma non restiamo a guardare senza muovere un dito, un giorno ce ne pentiremo di sicuro, perché il rimorso ti trova sempre. Sempre. (Jonah Yano)