EDITORIALE

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Artwork di Alessandro La Cognata

Estate

di:

Siamo giunti quasi alla fine di quest’estate, temperature altissime ci hanno ricordato che non siamo fatti solo di carne e sangue, ma soprattutto di acqua che sembra ribollire e tentare di uscire fuori sotto forma di sudore e urla. Un’estate con le olimpiadi, e para olimpiadi (che poi perché le facciano in date separate rimane un mistero) dove ancora una volta si è dato il meglio e il peggio. Politica e religione a braccetto per dire cosa è meglio pensare, e di conseguenza odiare, a cervelli pronti ad accogliere i comandi pensando di essere più liberi di chi ha veramente buon senso. Che spreco.

C’è un giardino chiaro, fra mura basse,

di erba secca e di luce, che cuoce adagio

la sua terra. È una luce che sa di mare.

Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli

e ne scuoti il ricordo.

E in mezzo a tutto questo delirio io pensavo a Cesare Pavese, morto suicida 74 anni fa in un’estate come questa, forse meno calda fuori, ma sicuramente bollente per lui. Pensavo a quell’uomo che ha fatto la guerra, ha visto il paese cercare di riprendersi e fallire, ha scritto le ultime parole, vinto l’ultimo premio e poi buio. Fine. E non mi sembra giusto, per niente, che certi cialtroni vaghino per il mondo insultando quante più etnie possibili e modi di vivere diversi dal loro, e uno spirito come il suo invece non ci sia più. Che spreco.

Ho veduto cadere

molti frutti, dolci, su un’erba che so,

con un tonfo. Così trasalisci tu pure

al sussulto del sangue. Tu muovi il capo

come intorno accadesse un prodigio d’aria

e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale

nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.

A noi tocca gente come la Meloni e la sua gran simpatia assolutamente non richiesta (il modello Berlusconi pare essere vincente nel loro ambiente) che scherza su tutto, soprattutto sui nostri diritti evitando abilmente i propri doveri, difendendo i “suoi” a costo di fare figure di merda epocali(Sangiuliano faceva già ridere alla nomina, adesso viene da piangere, soprattutto vedendo con chi l’ha sostituito). Che alunna modello. Al maschile abbiamo invece quel coso di Vannacci che appioppargli un aggettivo è troppa grazia, sceglietene uno voi. Che spreco.

Ascolti.

Le parole che ascolti ti toccano appena.

Hai nel viso calmo un pensiero chiaro

che ti finge alle spalle la luce del mare.

Hai nel viso un silenzio che preme il cuore

con un tonfo, e ne stilla una pena antica

come il succo dei frutti caduti allora. (Cesare Pavese)

Artwork di Alessandro La Cognata.