EDITORIALE

I can change the world (?)

di:

Editoriale Giugno 2021

I Briganti di Librino, una squadra di rugby nata in un quartiere popolare (che il Bronx scansate proprio), subiscono prima l’incendio al locale dentro il campo (dove ci stava una libreria e un centro sociale per i ragazzi), e poi quello del pulmino: non è la prima volta che capita una roba del genere a questi ragazzi, che puntualmente rialzano la testa e vanno dritti alla meta. 

Ma ci chiediamo, è giusto che continuino a succedere queste cose? 

Che lo stato e la città di Catania non facciano nulla per prevenire ormai l’assodato fastidio che recano questi ragazzi, togliendo manodopera alla criminalità e dando un’infanzia fatta di gioco e di rispetto ai giovani del quartiere? Ovviamente no, non è giusto.

La Palestina dal 1946 si ritrova letteralmente circondata da un popolo che l’aggredisce, e mica a parole, stringendola in una morsa sempre più stretta con la scusa della religione, e senza manco poter offendere più di tanto perché parliamo di un popolo che aveva appena subito un genocidio. Israele allunga il braccio ancora sulla Palestina, fino a toglierle il fiato. Eppure, proprio loro, non sembrano preoccuparsi troppo nel commettere le stesse atrocità già subite su di un altro popolo. Ah già, loro sono il popolo eletto e noi gli stronzi che stanno a guardare.

E allora ci domandiamo: è giusto scendere in piazza a manifestare, a urlare “Palestina libera”, quando le istituzioni passano il tempo a litigare su quale telecamera puntarsi addosso? È giusto che il mondo della cultura ne parli, invece di stare lì a scrivere di sole-cuore-amore? 

Sono domande legittime che rivolgiamo seriamente a scrittori, cantanti, attori e chicchessia.

Certo, noi siamo solo un giornaletto nato l’altro ieri, ci piace parlare d’arte e, se riusciamo, anche a farla. Tuttavia ci chiediamo quanto ancora sarà possibile far finta di nulla e girarsi dall’altra parte? Quanto può risultare sincera “l’arte” totalmente distaccata dalla realtà?

Ma la vera domanda è: parafrasando Dostoevskij,  può veramente l’arte salvare il mondo?

Ci volle provare Battiato, nonostante avesse sempre detto di non voler essere considerato un artista impegnato, contraddicendosi poi nei fatti. Pensava che dall’interno il “sistema” potesse essere in qualche modo revisionato, quindi nel 2012 accettò la carica di assessore alla cultura della regione Sicilia (rinunciando allo stipendio) a servizio del mangiacannoli Crocetta: un incarico che durò da Natale a Santo Stefano. In soli quattro mesi diede della “troia” a quel tipo di politica che divora il patrimonio pubblico senza lasciare nulla al territorio e farsi cacciare da palazzo: “la Sicilia non ha più un euro, hanno mangiato tutto”, disse, e se andò sbattendo la porta. 

E allora penso “vedi che succede a mettere un poeta in ufficio”? 

Beh, assodato il fatto che più un artista è travagliato più produce opere d’arte interessanti, a noi è andata di “culo”: Battiato a fine anno ci regalò “Del suo veloce volo”, album realizzato in collaborazione con un travagliatissimo Antony and the Johnsons, una vera chicca.

Ma la domanda resta comunque: l’arte e gli artisti possono cambiare le cose?

Abbiamo trovato una mezza risposta guardando la premiazione del David di Donatello 2021, che vede protagonista con 7 premi “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti, un film che parla di quel grande pittore che fu Ligabue, clochard, malato psichico, amante della libertà, svizzero esiliato in Italia, e questo mi fa pensare che qualcosa l’arte faccia. 

Il regista, ritirando il premio, ci dice “ricordiamoci della preziosità e del valore di ogni uomo e difendiamo questo valore finché possiamo”; Elio Germano ringrazia le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e tutti gli artisti, soprattutto quelli dimenticati; il produttore e fondatore della Palomar Carlo Degli Espositi ci esorta a cambiare noi stessi e a vedere negli sbarchi di Lampedusa la possibilità di essere quella casa che Ligabue non ha mai avuto.

Di certo sono parole non gettate lì per caso, ma pensate e riflettute battuta per battuta. 

A che scopo? 

Per lo stesso motivo per cui fai un film su Ligabue: cambiare le persone.

Per cui si. L’arte può farlo: può cambiare il mondo. Come?

Prendendo in prestito le parole di Ben Harper: “io posso cambiare il mondo con le mie mani, creare un posto più gentile e ripulire la terra, ma devi usare anche le tue, e con le nostre mani insieme potremo renderlo un posto sicuro”.