EDITORIALE

Island in the sun

di:

Artwork di Alessandro La Cognata.

“Il ruolo dell’arte non è solo quello di mostrare la vita così com’è, ma mostrare come dovrebbe essere la vita”.

Sono parole di Harry Belafonte, più che un uomo la sintesi perfetta tra un attivista e un portatore di allegria. Nella sua vita, nelle sue azioni, troviamo quello che un artista dovrebbe essere sul serio. Ci ha lasciato giusto il 25 aprile, e se non fossi una che non crede nelle coincidenze direi che è veramente appropriato. Lui, un immigrato “economico” che ha fatto fortuna ma non ha mai dimenticato per chi lottare e a fianco chi stare, con in testa sempre la sua isola, nel sole.

This is my island in the sun

Where my people have toiled since time begun

I may sail on many a sea

Her shores will always be home to me

Non oso immaginare cosa voglia dire essere costretti a lasciare il proprio paese: hanno cercato di spiegarmelo i ragazzi che lavorano nei campi nella mia provincia durante un sit-in di protesta per la scomparsa di uno di loro, Dauda; hanno lasciato tutto, famiglia, amici, la loro cultura andando in cerca di un lavoro per sfamare interi villaggi, e in cambio vengono sfruttati e maltrattati “peggio degli animali”, parole loro, senza diritti, inseriti in un business economico che li vede costretti a spendere ogni mese centinaia di euro per rinnovare un permesso di soggiorno che non sarà forse mai definitivo. Mentre la loro isola rimane lì, nel sole.

Oh, island in the sun

Willed to me by my father’s hand

All my days I will sing in praise

Of your forest, waters

Your shining sand

As morning breaks

The heaven on high

I lift my heavy load to the sky

Sun comes down with a burning glow

Mingles my sweat with the earth below

Nel frattempo l’occidente scalda i motori e si prepara non si sa bene a cosa: o sarà la terza guerra mondiale o sarà comunque guerra. L’Italia muove la portaerei Cavour nell’oceano Pacifico contro ogni raccomandazione degli stessi militari, ma la Meloni è decisa a fare a gara a chi ce l’ha più lungo, anche se la nostra dotazione è ridicola se pensiamo a quali carte hanno in mano i cinesi. Sicuramente la bella distrazione di “open to meraviglia” è servita a non concentrarsi su quello che succede nel Mediterraneo veramente, altro che Venere che mangia la pizza in piazza di Spagna, la meraviglia vera è quella che provo io guardando i miei connazionali non accorgersi di nulla. Ma siamo il paese della grande bellezza: venite turisti, accorrete! Noi vi aspettiamo a braccia aperte e mandolino in braccio e, come sempre, nel sole.

Oh, island in the sun

Willed to me by my father’s hand

All my days I will sing in praise

Of your forest, waters

Your shining sand

Dicevamo, il paese si prepara non si sa a cosa, ma si resta più concentrati a come vendicarsi di un’orsa che ha ucciso un uomo in Trentino. Che poi l’orsa fa l’orsa, ce l’abbiamo messa noi lì, e se proprio dobbiamo giocare a di chi è la colpa ricordiamoci la grande massima dei fratelli Coen “A volte sei tu che mangi l’orso, a volte è l’orso che mangia te”. In fondo, cosa ti aspetti che possa succedere? Gli stessi abitanti del posto e la famiglia della vittima non vogliono che le sia fatto del male: mi volete dire che nel 2023 non esistono altre soluzioni? Certamente la più facile sarebbe quella di farla fuori, ma a questo punto facciamo fuori pure quelli nelle carceri che occupano spazio e ci costano soldi. E noi felici e sereni, nel sole.

I see woman on bended knee

Cutting cane for her family

I see man at the waterside

Casting nets at the surging tide

Questo mi fa venire in mente una delle perle di saggezza di mio nonno Peppino “i deliquenti dovrebbe essere portati tutti su un’isola e lasciati a loro stessi, che se la sbrighino tra di loro”, ovviamente immaginate un accento siciliano e uno sguardo interrogativo, come a dire “facile no?”. Per fortuna mio nonno faceva l’operaio e non il magistrato, era un brav’uomo, non fraintendete, e l’ironia il suo pane quotidiano. Ma da bambina immaginavo sempre questa gente che vagava per quest’isola e stranamente e contro ogni previsione viveva calma e placida in armonia. Si lo so, fantasie puerili, ma non conoscevo Alcatraz. Lasciate che almeno i bambini pensino che un mondo migliore sia possibile, e possibilmente nel sole.

Oh, island in the sun

Willed to me by my father’s hand

All my days I will sing in praise

Of your forest, waters

Your shining sand

Non ci resta che aspettare e vedere cosa ne sarà di noi, mentre la terra reclama il suo contratto e si vendica sul serio (e, sempre se credessi nelle coincidenze, il terremoto in Russia non lo sarebbe affatto), vediamo gli artisti migliori lasciare la vita (a presto Sakamoto) mentre le vecchie mummie decrepite resuscitano per l’ennesima volta dalla terapia intensiva milanese. La primavera ci viene incontro, non quella di Botticelli (per carità che se ci sente Testa sforna qualche altra cazzata), quindi godiamoci quel che resta, nel sole. (Harry Belafonte)