EDITORIALE

Oh Pandemia, portami via…

di:

Editoriale aprile/maggio 2021

A marzo del 2020 il tempo si è fermato. Nessun film, e ce ne sono stati fatti veramente tanti, ci ha veramente preparato a quello che abbiamo vissuto.

Relazioni di lavoro e personali troncate di botto, improvvisamente, come quando incontri il tuo ex per strada e ti infili nel primo negozio che capita.

Il pericolo è rappresentato da un semplice respiro.

Migliaia di morti, frontiere barricate, quarantene, lockdown e, poi, le odiatissime mascherine.

Senza baci, senza abbracci, senza pasqua, senza natale, senza djset, senza concerti, senza teatro, senza cinema, senza mostre, senza balletti (a parte quelli fatti a casa in mutande davanti lo specchio, ovvio). 

Soli, a casa; i più fortunati in coppia o in famiglia, se nel frattempo questa non si è sfasciata perché, diciamocela tutta, eravate pronti a dire ti amo, ma non a vivere 24/24 praticamente in simbiosi.

Abbiamo scoperto il bisogno di avere i nostri spazi dove vivere i nostri silenzi, ma anche che non possiamo sopravvivere senza buttarci almeno una volta al mese nella mischia di un concerto a tutto volume.

Che ruolo ha avuto l’arte in tutto questo?

Beh, fondamentale direi. 

Senza i nostri dischi o la radio, ad esempio, saremmo usciti fuori di testa immediatamente.

Senza film e serie tv pronte a scandire il tempo, saremmo impazziti tutti.

Senza libri da leggere non avremmo potuto evadere la realtà.

E chi non si nutre di cultura è uscito allo scoperto in tutto il suo disagio mentale, vedi no mask e no vax. 

Andiamo su Facebook, laconici e nostalgici, a riguardare le foto di quando siamo andati a quel concerto o a quella mostra fotografica, e nulla ci rende più tristi e bramosi: non vediamo l’ora di tornare a vivere le nostre vite, fosse solo per andare in quel cinema dove già sai che trovi sempre lo stesso stronzo che parla seduto dietro di te.

Nel frattempo qualcuno urla “ce la faremo!” e qualcun altro gli risponde con l’inno nazionale dal balcone. Quanto avreste voluto prendere a pedate entrambi, eh?

Per fortuna qualche musicista di buon cuore ci ha regalato live streaming, che, diciamo la verità, sono freddi come il termometro sotto l’ascella quando c’hai la febbre a 39.

E di contatti virtuali, grazie a zoom e robe simili, non ne sono mancati. Proprio no.

Ma no, basta. Ci serve andare sotto palco a vedere il chitarrista che suda.

Beh, guys, la buona notizia è che tutto questo tornerà, la cattiva e che non sappiamo quando e in che stato.

Si perché, nel frattempo, i cinema e i teatri rischiano di non riaprire più. 

Molti live club hanno già chiuso definitivamente, stanchi anche di non essere riconosciuti per quello che sono, luoghi di cultura, stremati dalle tasse – che nel frattempo sono rimaste uguali.

Sono all’ordine del giorno le iniziative delle associazioni di categoria, vedi quella di “ultimo concerto?” o “bauli in piazza”. Servirà tutto questo a sistemare le cose? Non lo sappiamo, ma ci contiamo.

Nel frattempo godiamoci quel che passa il convento, e al momento il convento siamo NOI! 

Delusi, eh?!

Lo so, alla fine potete girare tutti gli “store” che volete, ma le scelte sono limitate, lo sappiamo: siamo i commessi.

A questo punto vi chiederete: perché creare un blog che parla d’arte? Perché farlo adesso? 

Ecco, questa è l’unica domanda che non ci siamo posti.

Siamo un gruppo di scellerati con una visione irriverente e realistica della vita e, soprattutto, dell’arte; era piuttosto logico che tutto ciò sfociasse in un qualche mezzo di comunicazione. Siamo tra quelli che non si sono accontentati di farlo da un palco o dietro una cinepresa: abbiamo deciso di mettere nero su bianco, tasto dopo tasto, tutte le nostre nevrosi artistiche, chi con visioni sarcastiche, chi con la pace nel cuore.

Siamo gente semplice, vediamo una cosa, ne ascoltiamo un’altra, e se ci piace ve la raccontiamo… e se non ci piace pure.

Qui da noi niente viene preso troppo sul serio, lasciamo questo compito all’arte.

Venite da noi e troverete dei “commessi” dell’arte, vi illustreremo cosa ci è capitato, a giorni alterni, nell’ultimo mese e cercheremo di “vendervelo” a un buon prezzo.

Se poi non vi piace, potremmo anche essere d’accordo.