EDITORIALE

Una parola in culo all’altra.

di:

“A un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza.”

Novembre, il mese dei morti.

Il primo e il due del mese ci sono corse di bus che vanno e vengono dai cimiteri, pieni di gente con mazzi di fiori e ceri votivi: qualcuno va per ricordare un caro, qualcuno per chiedere perdono, qualcuno perché va fatto.

E poi arriva il quattro, la festa delle forze armate.

Solo a me pare un enorme controsenso? Voglio dire, abbiamo appena ricordato chi è morto e andiamo subito a rendere “onore” a chi va in guerra? Ma oggi non la trovate una cosa un po’ fuori luogo? O c’è veramente qualcuno che sente il bisogno di difendere i “confini” della patria natia sul serio?

Se state pensando “ma allora questa rivista non parla solo di arte”, beh buongiorno anche a voi, e Sun Tzu e Machiavelli non sarebbero d’accordo. Ma che siamo antimilitaristi ve lo potevate immaginare, vah.

“Un’idea morta produce più fanatismo di un’idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte.”

D’altronde quale guerra ha portato qualcosa di buono a noi, e per noi intendo la gente che non sta sopra un trono a decidere cosa invadere e che pedine spostare. Anzi, non facciamo altro che opporci alle violenze, alle costrizioni, alle dittature.

E poi, ti giri un secondo e l’Europa prende in considerazione l’idea di costruire un muro che costeggi i sacri confini. Certo che da fuori deve essere buffa da vedere, una terra infinita costeggiata da tanti piccoli muri che la dividono. Ed è una cosa innata, lo vediamo subito nei bambini non appena imparano a dire “Mio”.

Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche ‘leggerezza’, che sa essere ‘leggera’, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.”

Da un cosiddetto paese “civile” ti aspetti di meglio, sempre. Stiamo qui a giudicare l’Africa con le sue milioni di guerre civili, l’ultimo golpe qualche giorno fa in Sudan, pensando “noi siamo migliori”, osserviamo da lontano l’Afganistan schifati e affranti, in egual misura, dicendo “queste cose qui non accadrebbero mai”, insultiamo a gran voce Bolsonaro e la sua politica ammazzaforeste dichiarando che “noi si, noi siamo veri ecologisti”, e poi la fantomatica democrazia italiana boccia il DDL Zan, e senza manco averlo letto, direi, viste le motivazioni, e gli da pure una bella cittadinanza onoraria visto che, e questa proprio non gliela perdoniamo, è di origine italiana, mentre al povero Patrick Zaki, in carcere perché attivista, NO. E la vergogna cala ancora una volta sul nostro bel paese.

La democrazia, già, che delusione, no?

Il popolo, la democrazia […] sono delle invenzioni: cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all’altra e tutte le parole nel culo dell’umanità.” (L.Sciascia)