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Come dice il titolo questi sono i consigli di un impostore. Cioè di uno che parla di cose senza averne titolo (come d'altronde fanno tutti i cinefili). Gli scritti che seguono sono pure e pessime opinioni personali, spesso molto offensive. ricordo inoltre che questo è e resta uno scritto umoristico/satirico/cazzeggiante, senza pretese di spirito universale. Se doveste sentirvi offesi (facendo la figura dei fessi) l'uscita è da quella parte (quella indicata dal dito medio)! Have fun!.

I film sono scelti in base al puro gusto di chi scrive. Nessuna coerenza temporale o di argomento. Così è (se vi pare o se non vi pare).

Le visioni (della Madonna) consigliate. Volume 2

di:

ATTENZIONE SPOILERS. NON LEGGETE SE VOLETE VEDERE I FILM!

Ps: si consiglia di vedere TUTTI I FILM in lingua originale. Se siete appassionati di doppiaggio mi spiace. L’uscita… già sapete.

SPECIALE CINEMA “D’AUTORE”

Già la definizione in sé m’ha sempre fatto cagare. Solitamente dietro questa cortina si nascondono storie inutilmente pesanti, con evidenti masturbazioni mentali e un egocentrismo narrativo al limite della megalomania. Un film o funziona o non funziona. Soprattutto o c’è una storia da raccontare o non c’è (contando ovviamente anche come viene raccontata). Troppo spesso, con la scusa dell’ambientazione periferica/esotica e della presunta universalizzazione si raccontano banalità sconcertanti.

Fortunatamente, nonostante tutto, anche sotto questa coperta di genere inesistente si trovano film pregevoli. Ne ho scelto quattro, come al solito in base al mio puro gusto, magari poco conosciuti o addirittura bistrattatissimi, che meritano di essere menzionati

SOLE CUORE AMORE (ITALIA 2016) – DI Daniele Vicari

Film terribile e crudissimo di quel maestro che è Daniele Vicari (regista incredibile che meriterebbe il triplo della notorietà, anche rispetto ad alcuni decantatissimi prodigi odierni). Bistrattato (probabilmente da chi non capisce una ceppa) o ignorato immotivatamente, forse per colpa del titolo/trappola. Il film è tosto e senza sconti. Per nessuno, nemmeno per i protagonisti. Vicari racconta una storia al limite del documentario dicendo chiaro allo spettatore “non volevi soffrì? Cazzi tuoi. Non venivi al cinema”. Pur essendo molto chiaro dove il film vada a parare fin dall’inizio la capacità degli attori e della regia tengono fermo chi guarda. Nessun cattivo stereotipato, nessun protagonista che non sia anche vittima di se stesso. Un perfetto quadro della vita, lavorativa e di conseguenza affettiva, moderna. Però senza le esagerazioni che rendono poco plausibili e poco realistici i film sugli stessi argomenti di Inarritu e di Loach (che comunque il film richiama). Qui però non ci sono espedienti narrativi incoerenti. Qui tutto va come deve andare. Alla fine del film puoi solo stare in silenzio. E bestemmiare. Forte.

IL CONTAGIO (ITALIA 2017) – Di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini

Opera seconda del duo di giovani registi italiani. Il contagio è un film semplice ma mai banale. Opera corale ispirata ad un libro di Walter Siti. Personaggi costruiti benissimo, ben interpretati e diretti in maniera altrettanto esemplare. Con un Vincenzo Salemme che ti fa dimenticare istantaneamente il suo retaggio comico. Come nel film di Vicari, qui non si fanno sconti a nessuno. Nessuno è innocente e tutti pagheranno dei prezzi. L’evoluzione delle vite dei protagonisti, che in alcuni casi coincide con il loro progresso in ambito criminale e conseguente stato sociale, non li salverà dai loro demoni. Il finale non è assolutamente consolatorio. Anzi. Non c’è un vero e proprio finale. C’è una sorta di conclusione. Che suona più o meno come “la vita è una merda”. 

MEMORIE DI UN ASSASSINO (COREA DEL SUD 2003) – di Bong Joon-ho.

Film che dopo il successo di Parasite è stato recuperato da molti. Ha però una marcia in più ,soprattutto narrativamente, che il pluripremiato film del 2019 (che non brilla per originalità dei temi trattati), per me non ha. La crudezza ed il realismo dell’opera del 2003, unita ad argomenti non proprio all’ordine del giorno all’epoca, costruiscono una intelaiatura forte, che resiste nel tempo. La cosa che rimane più impressa del film sono la quantità di paccari (tradotto “colpi violenti ed improvvisi”) che volano nel film nei confronti dei sospettati ed il senso di frustrazione che lo spettatore condivide con i protagonisti durante tutta la durata della proiezione. L’ambientazione datata negli anni ’80 permette di analizzare con dovizia di particolari la cazzonaggine delle dinamiche investigatori/stampa/popolo (qualcuno ha detto plastico?) che ormai sono stra-noti, ma che raramente sono state sviscerate così bene senza propendere per una delle parti in causa. La voglia di bruciare tutti con un lanciafiamme a metà film è altissima. Segno che la tensione è ben costruita. In più il colpo di scena finale, che allontana l’opera coreana da prodotti simili americani, è talmente efficace che un noto film USA lo ha copiato paro paro di recente (in realtà tutto il film è simile). Ma pare che nessuno se ne sia accorto. Da fare vedere quotidianamente ai giustizialisti dalla sentenza facile ed ai promotori delle pistole per tutti.

BOOGIE NIGHTS (USA 1997) – di Paul Thomas Anderson

Opera seconda di quel registone incredibile che è PTA (che scritto così sembra una sindrome). Anche questo film corale, interpretato da attori della madonna, vecchi e nuovi, che, diretti dall’Anderson giusto, danno corpo a personaggi memorabili, per difetti e pochissime virtù (no. Non intendo le virtù di Dirk. Zozzoni). Paul Thomas si dimostrerà nel tempo un maestro nella gestione delle storie intricate, ma Boogie Nights, vuoi per gli argomenti trattati, per le sequenze stupende o per pura ispirazione, è un qualcosa di unico.

Il piano sequenza iniziale è la crasi perfetta fra narrazione ed estetica, e il raccontare una storia così grottesca con una fotografia così High Key (molto luminosa e satura – Ndm, cioè nota di Mauro) diventerà poi una vera e propria moda (seppur esistesse in precedenza qualche esempio importante). L’assoluto equilibrio di tutti i personaggi, nel loro romanticismo che permane in mezzo a membri e sperma è il punto di forza del film, portando lo spettatore a desiderare di conoscere il destino di ognuno, pur immaginando che nessuno di loro avrà vita facile al di fuori dell’ambiente del porno. Si perché, se non si fosse capito, Boogie Nights è tutto incentrato sul periodo d’oro e sul rapido declino del porno “autoriale”, quello con le storie, che raccontano vicende, finalizzato a tenere lo spettatore davanti allo schermo fino alla fine del film (ovviamente distrutto dalla masturbazione!). Ispirato a tante storie vere (si, anche quella di John 30 cm) dell’ambiente, il film ha comunque un qualcosa di poetico e di gioioso. Nonostante i bruschi cambiamenti di mood.