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Come dice il titolo questi sono i consigli di un impostore. Cioè di uno che parla di cose senza averne titolo (come d'altronde fanno tutti i cinefili). Gli scritti che seguono sono pure e pessime opinioni personali, spesso molto offensive. ricordo inoltre che questo è e resta uno scritto umoristico/satirico/cazzeggiante, senza pretese di spirito universale. Se doveste sentirvi offesi (facendo la figura dei fessi) l'uscita è da quella parte (quella indicata dal dito medio)! Have fun!.

I film sono scelti in base al puro gusto di chi scrive. Nessuna coerenza temporale o di argomento. Così è (se vi pare o se non vi pare).

Proximity – 2020 – regia di Eric Demeusy

di:

ATTENZIONE SPOILERS. NON LEGGETE SE VOLETE VEDERE IL FILM!

In questo film mi sono imbattuto per caso.

Cercavo il nuovo film del magnifico duo Aaron Moorhead/Justin Benson (autori di quella splendida coppia di film che sono Resolution e The Endless, ma anche Spring, tutti consigliatissimi).

Mettendo il nome del regista sul dannato Amazon Prime, il sito di quel maledetto pervertito di Bezos mi consiglia questo film accreditandolo a Moorhead e non al vero regista, Demeusy.

La premessa d’obbligo è che questo è il film più paraculo della storia. Mi spiegherò meglio nel corso dell’illustrazione dello stesso.

Lo spunto della trama è oggettivamente interessante, motivo per cui, appurato che il film non fosse del “mio” duo (sono vecchio mica scemo. Ho verificato. Vai a fidarti di Amazon) l’ho guardato lo stesso. Un giovane ingegnere della NASA (e già qui c’è grande furbizia. La cosa più contestata al mondo dagli scienziati è che gli alieni appaiono sempre a gente con il quoziente intellettivo dei votanti della lega), mentre passeggia nei boschi, nota un oggetto insolito in caduta libera. È lì con la sua (antiquatissima ed ingombrante, roba che quando ho iniziato a lavorare io nel 2006 era già vetusta) videocamera, con cui tiene diari giornalieri su consiglio della sua psicologa, per risolvere problemi relazionali(che risolverà ovviamente a fine film). Non riesce a riprendere la caduta dell’oggetto (troppo facile signori) ma istintivamente raccoglie la camera e l’aziona poco prima di incontrare un alieno e subire una abduzione. Qui, rispetto al solito, il film ha qualcosa di nuovo. Si risveglia di nuovo sulla terra. Non ricorda nulla. Ma l’aggeggio da ripresa ha continuato a funzionare per tutto il tempo e, nonostante sia a nastro, o forse proprio per quello, ha ripreso tutto. Lui è sconvolto.

Allo spettatore del filmato sarà fatto vedere poco o nulla, ma il film lascia intendere che si veda molto. 

Il protagonista scopre che l’oggetto in caduta è stato visto da molti testimoni ma che, come al solito, si pensa semplicemente ad un meteorite. Dopo aver provato a confrontarsi con i suoi colleghi, ovviamente increduli, il giovane decide di caricare il video on line. Non in maniera anonima ma rendendo nota la sua identità.

Il gesto non avrà l’effetto sperato, perché nell’era di internet e dei fake il suo filmato sarà accolto da incredibile scetticismo. Verrà invitato ovunque, ma solo per essere abbondantemente perculato dai presentatori e sbugiardato da esperti che affermano che il video è un falso. Pur essendo verissimo. Tenete a mente questa simpatica allegoria, perché a fine recensione sarà “illuminante”.

Fin qui il film regge bene. Non si usa il solito trucchetto del “NESSUNO MI CREDEEEE!”, tipico dei film di fantascienza. A questo va aggiunto che il film è estremamente ben confezionato, con atmosfere e fotografia che richiamano Arrival e prodotti simili. La qualità è oggettivamente alta. La recitazione è accettabile (ho letto on line di persone che si lamentavano, ma credo siano stati parecchio fuorviati dal pessimo doppiaggio. Cosa che capita sempre più spesso. In lingua originale non è uno scempio.) e fino a più o meno metà film il tutto regge anche. Addirittura incuriosisce, perché non hai mai chiaro dove il film voglia andare a parare.

Arrivati alla metà del film il protagonista incontra una titubante ragazza (che si capisce subito che sarà il suo love affair, ma, perché c’è un ma…) che afferma anch’essa di essere stata vittima di un rapimento. Un po’ vorrebbe aiutarlo un po’ non gli crede. Da qui in poi il film prende una piega completamente inaspettata, diventando una roba a metà strada fra War Games (senza ovviamente avvicinarsi alla bellezza di quel film) e Twilight. Il tutto rivela la sua vera natura. È un bieco film per adolescenti innamorati!!!

I due ragazzi vengono infatti rapiti dal governo (cazzarola che colpo di scena. E chi se l’aspettava???) che finge disinteresse ma si rende conto che i due ragazzi sono gli unici a sapere come contattare e sapere dove gli alieni atterreranno. Insieme ad un tipo che, si vede al volo nel prologo, era sopravvissuto nel 1979 ad un incontro con gli stessi alieni, i quali, per farsi volere bene gli avevano scagliato contro un pick up. Di questo tipo tutti sanno – l’ambiente sotterraneo dei “cospirazionisti” sugli UFO, così come il governo – ma nessuno sa dov’è.

I due ragazzi vengono quindi intrappolati ed interrogati (in una struttura che richiama film ben più meritevoli e noti di fantascienza), ma riescono a liberarsi con espedienti degni del Bat Man degli anni 60. Inseguiti all’interno della base da dei simil stormtrooper, caratterizzati peraltro dalla stessa mira efficacissima, li seminano riuscendo a trovare magicamente un’uscita. Comprendono di essere in Costa Rica dove, con un paio di domande alla italiano che parla spagnolo (cioè aggiungendo le S alla fine di ogni frase), trovano un hacker ribelle tuttofare che ha una connessione internet, in mezzo al nulla, potentissima. Dopo trenta secondi di titubanza il LADRONE in questione decide di aiutare i ragazzetti contro il GOVERNO AMERICANO. Perché lui è ribelle oh! In quarantacinque secondi (che già siamo a tre quarti di film e n’ami i mova!!), con la sua attrezzatura a batteria nel mezzo della giungla intercetta, decripta e traccia il segnale, l’account e pure la taglia di mutande del tizio sparito dal ‘79. In 3 minuti scarsi organizza al volo un viaggio, tramite trafficanti di droga che voleranno con idrovolanti sotto i radar, dal Costa Rica al Canada. Roba che se a ‘sto tizio gli affidiamo le infrastrutture in Italia ci rimette a nuovo le autostrade e costruisce pure l’inutile ponte sullo stretto per fare contento quel cialtrone del nuovo presidente della Regione Calabria.

In tutto questo, in più di un momento morto (pochi però, bisogna essere onesto, il ritmo al film non manca, cosa che mi ha permesso di finirlo) c’è un approccio fra i due protagonisti in cui sei lì che pensi: “Va beh, è un film per adolescenti, non scoperete, ma un bacio datevelo, echecazzo!”. Invece no. Solo sguardi languidi, parole dolci, mai un doppio senso. Ma manco un senso unico.

Insomma, scansando robottoni, aerei, elicotteri, i giovani arrivano in Canada dal vecchio saggio sodomizzato dalle sonde nel 1979 che gli rivela che gli alieni arriveranno dopo due giorni. Il vecchio saggio lo sa perché ha sviluppato un metodo di decriptazione (settimana enigmistica scansate) tramite vecchie attrezzature da lui acquisite dagli anni 80. Insomma gli alieni amano la roba vintage. Immagina che collezione di vinili che hanno (sulle cose tecniche potrei soffermarmi a lungo, ma evito).

Qui salto immediatamente all’orribile finale in cui, su un’orribile musichetta pop con voce femminile (ma talmente brutta che il j pop è roba di classe), il protagonista, che vi rivelo ora si chiama ISAAC, salva SARA e gli altri due suoi amici dalle grinfie degli agguerriti agenti governativi che sparano col laser (con i fucili che sembrano i giocattoli NERF). Istruito dagli alieni, con la forza dell’amore e del SACRIFICIO si muove su piani temporali e dimensionali diversi portando i suoi amici al sicuro lontani dagli agenti cattivi, passandogli in mezzo come se fossero invisibili. Tutto ciò che i cattivi agenti potranno vedere sarà solo un disco volante (ma proprio disco eh…) allontanarsi.

Mi sono tenuto per ultimo la magnifica, supergalattica (è proprio il caso di dirlo) discussione che gli alieni hanno con gli umani nel pre finale, in cui TUTTO E’ RIVELATO! Seduti ad un tavolo le nuove generazioni, con la mediazione del vecchio saggio, parlano con gli alieni, i quali rivelano agli umani che sono (da qui in poi cito quasi letteralmente) all’apice del loro progresso scientifico, tecnologico e medico: studiano qualcosa che va al di là della loro comprensione (vi dice nulla?), il segreto all’origine dell’universo. Gli esseri umani, rivelano ‘ste pertiche grigio verdi, hanno un’aura molto particolar, poi imponendo la mano sulla mente del protagonista chiedono di sapere chi è quest’uomo. Ed in un caleidoscopio di quadri rinascimentali e filmatini alla history channel si scopre che GLI ALIENI VOGLIONO SAPERE CHI E’ GESU’ CRISTO! PERCHE’ LA NASCITA DELL’UNIVERSO è collegata a lui.

Qui capisco tutto. E parte una sequela di bestemmie (e mi pare anche appropriato) infinita. Il film non è altro che uno spottone di quella incredibile e potentissima lobby che è la religione cristiana (in questo i cristiani sono molto uniti. Poi litigano sulla concezione dello spirito santo). Come esiste la Christian music ora esiste il cinema di stampo cristiano. Che cerca di rendere figo, plausibile, credibile ciò che non lo è mai stato, rendere fighi ed attuali i protagonisti, le storie e tutto ciò che circonda anche la parte dottrinaria. Insomma, propaganda.

“Isaac il tuo desiderio di essere creduto non può esaudirsi in un mondo in cui bisogna vedere per credere. Ma noi abbiamo imparato che bisogna credere per vedere.” Con questa perla del capo alieno si conclude la conversazione fra umani ed alieni. In un film. In un film che le cose le fa vedere. Un po’ come un no vax che si lamenta di essere guidato dai poteri forti su facebook.

Indubbiamente Proximity è, ad oggi, il film che mi ha provocato più bestemmie in assoluto nella vita.

Non male per un film cristiano.