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"Ledi emotional day" è la rubrica del ledi diario di bordo in una giornata gheriglio. Dentro è scatola delle meraviglie, non sai mai cosa aspettarti ma qualcosa è sempre lì a tremare nell'ombra.

Ledi Emotional Day #18

di:

La parola del giorno è ERGOGRAFO. Parliamo del nostro fidanzamento muscolare. Parliamo del potere frammentario della dissociazione da sostanza stup con la K. Allora gmail si rivolta e accendere una sigaretta diventa un’impresa perché la vista svista e slabbra. E’ strana la bellezza generata dall’alterazione, che resta intatta quando riprodotta nella galleria del telefono. Lo specchio è sincero. Trovo le mie espressioni sgraziate. E questo parlare con il cucchiaino impedisce l’incontro e lo scontro. Poi leggo dopo e vediamo che cosa succede. Sara, per favore cagami perché non posso affrontare l’astinenza oggi. Un nodo nella gola, schermi accesi e fischi audaci. Come puttana fragile non sono in cerca di occasioni ma di fidanzamento e droga. Immaginari su misura perché non esiste scienza senza misura e allora andiamo a misurare la lunghezza delle vie di fuga delle piastrelle giallo sbiadito zabaione come il colore delle mie mutande che infine definiscono la luce nella stanza del calore. Non so se questa plastica si possa riciclare perché è già stata riciclata.

Come puttana fragile apro la porta e lascio uscire il fufito funfioso con il collarino giallo leopardato. Le zampette nere hanno i gommini neri e sono sempre puliti nonostante si scopi fallendo sempre alla polvere. Un altro giorno arriva sulla tenda pesante che è una coperta di lana con svastiche. E la luce non entra e la luce è dentro di noi, ma tra la luce esterna e la luce interna c’è il buio del perimetro e un rigonfiamento a svantaggio sulla parte del letto che sboccia alla mia sinistra. Dove giace il mio corpo e alla mia destra, c’è fossa. E non so quanto sia profonda una fossa comune, ma la teoria del materasso è precisa. Non so se qualcuno abbia mai scritto qualcosa sul MATERASSO come luogo come sentimento come ricettacolo come tutto ciò che un materasso è e di cui potremo discutere dopo, nella frammentazione.

Il treno arriva alle 18 e 30 poi c’é da portarsi a casa dove il freddo è fuori. Ne faccio uno prima che Marta asciughi la faccia dove io appoggio lo scroto. Appena fai il disegnino di avvertenza per l’asciugamano del bidet, sostituisco. La fossetta occipitale mediana potrebbe essere un posacenere, ma questo dipende dal trampolino di partenza e dall’impatto d’arrivo. I passi stanchi e sbilenchi ma testardi e prolissi trovano soluzione solo nell’orizzonte. Non c’è speranza con il volto avvolto in un cappuccio, ma il dentro è schermato anche se non piace. Nascondino in mezzo alla fila di vestiti appesi, come gatto, con gatto. E nella perfezione magnetica non c’è riscontro di realtà per le poverette creature mobili e in disfacimento. 100 minuti sono 100 minuti e il disco gira con grazia e la famiglia resta sospesa in ciò che deve restare puro e bello nei pensieri che sfilano i capelli. Piango per quella misera me che vorrebbe comprensione, che sente la gabbia e la vuole.

Nelle stanze del civico 138 è tutto così sicuro e buono che del capricorno posso solo vedere l’economia dell’amore, che risulta. E io risulto. Non c’è desiderio di vittoria nel mio battito cardiaco, c’è abbassamento di quota. Come potersi disporre all’ascolto di altre anime per fruire del nutrimento se le dita dei piedi sono tanto fredde. Le calze, i calzini e l’ingresso di 30 euro non possono conciliarsi. Rinunciare e sparire. Dei morti non conosco la voce e dei vivi, tanti hanno un tumore. Mi trovo a non saper muovere le mie cose organiche nello spazio tempo che mi contiene. C’è la forza che tira e trattiene e la mente o quello che noi definiamo mente, ostacola tanto e molto. Ma se questa vita ostacolata procedesse comunque, le persone passano e nel loro sguardo esisti. E nel loro sguardo l’incontro è apparente.

Hai appeso la cintura all’asta di un microfono e hai appeso la calamita dei coltelli in cucina mentre io stavo con Carlo al Fred e Ginger Bar. Sara ritarda, ma solo fino alle 18. Mancano 19 minuti alle 18 e ne mancano 30 più 19 all’arrivo di Marta. La mia gabbia è tutto, ma forse no. So che posso vivere tutto, ma vivo quello che posso. E dai Sara, porco dio, non risponde e quindi adesso che mancano 12 minuti alle 18, torna ruggente la possibilità del niente. E io vorrei vederti con lo sguardo cinico che non lede, ma sono Leda e posso questo e altro, anche e soprattutto tutte le volte che io rinuncio a farlo. Ecco, nei modi di Franca e con Franca, tutto quello che è stato ha solo tracce di intesa e fragranza. Duole, duole non poco tutto, eppure ognuno di noi resta sempre capace di tutto.

Vi scrivo una cosa che cerco a caso in un libro di questa casa, la sartoria di Vittoria Colonna: “Le streghe o Holypi (etimologicamente in lingua zingara: la donna che si adira della felicità dei suoi fratelli umani). Qui non si ha più a che fare con “spiriti” femminili, come le Ourmes o le Kechali, che rivestono forme umane non precisate, ma con vere donne che si sono unite sessualmente ai demoni patogeni. Attraverso la sua relazione sessuale con un demone, la donna è posseduta da questo spirito demoniaco e diviene perciò una strega. La peculiarità di questo stato, nel mondo zingaro, è che la strega può trasmettere lo spirito demoniaco a un uomo o a un animale, logicamente a tutto svantaggio di questi ultimi. Questo spirito può anche penetrare in un verme o in piccole bisce che a loro volta possono trasmetterlo a un uomo che per esempio dormisse a bocca aperta […]” (Francoise Cozannet, Gli Zingari, miti e usanze religiose). E torna or ora quando parli la parola vapor wave che conosco da poco, precisamente dalla notte del 23 marzo quando in camerino, alla fine della quarta e ultima replica di “Ti vitti ASMR”, i ragazzi parlavano del video con le palme che viene proiettato a fine performance.  

E’ appena entrata tutta dritta liscia come un’alice allungata del mare e senza aria fritta, prime impressioni. L’aria fritta ha sapore più buono dell’aria bollita o cruda. Proviamo e buon appetito anche se la fame non è molta. A forza di banane si può costruire un impero. L’impero della banana gialla. E il commercialista chiama di venerdì sera, ma è come una confidenza. Preparazione per un lavoro più in grande e poi il progetto di una vacanza in posti caldi, un grande classico. E se la spacciatrice ha una voce giovane e si rende generosa tutto dipende solo dal business. Ma tu come puoi reggere senza mangiare? Il divino che si illude in me si espande e riempie e così ho preso solo gorgonzola da spalmare sulle vostre fiche e se volete cenare, cenate voi. Io vado a farmi un gin tonic. Al punto in cui siamo sento odore di cammello, off my box, Rebolledo e shorts troppo corti con testicolo di fuori. Ma ce li hai dei pantaloni slausi and then it was over? Stiamo uscendo e il ledi emotional resta ancora aperto. Sara è su game over, la stup con K prevale sul per sempre e niente, andiamo. 

La parola della notte è STOCASTICO e a distanza di due anni torniamo down in the hole, insieme, con argomenti sul Marocco che fa rima con pesce stocco e Bebi trova questa rima molto infantile e banale da parte mia, MA, dietro al pesce stocco c’è un mondo che vuole essere coerente con noi e con il flusso canalizzatore. Nella spilla, nei pigmenti, nel passaporto, noi tre, quel Marocco che si vede nelle vie di Torino nella macchina di Matrix. E nel pentolino oggi c’era la schiuma, non so se fosse detersivo o risacca interiore entrata nella realtà, e per favore bebi mi puoi dare una mano, devi tenere lo scooter fermo e io lo tiro su, così lo porto dentro. E’ uno sbattimento, ma alla fine, la banana gialla è stata espulsa e le 24 h emotional, concluse. Cuni si è spaventato, ma mi ha riportato a giocare con la tendina della doccia per dirmi come mi diceva Circe. E non c’è niente che queste creature divine non Possano, la morte resta solo a chi vive di stenti. Non c’è, questa mattina, un orario per un treno che dovrà strappare via, ma un aereo domani con un orario preciso. Domani è Pasqua, cara Marta, buona rinascita. Caro Alessio, the radio plays fortissimo. 

(foto residenza torinese con protagonisti del ledi emotional 18)