di: Pippo Gurrieri
Nonostante sia considerato uno dei massimi cantautori francesi e internazionali; nonostante il suo nome si trovi nel Pantheon dei poeti transalpini, Georges Brassens in Italia rimane quasi uno sconosciuto, se si eccettuano, ovviamente, le nicchie degli appassionati.
E’ vero, nel nostro Paese si è esibito una volta sola, negli anni ’50 addirittura, eppure ha avuto illustri traduttori, il più noto dei quali è stato Fabrizio De André. Ma con lui, ed anche più di lui vanno annoverati Fausto Amodei, Nanni Svampa (in italiano ma soprattutto in milanese), Beppe Chierici, che ancora, nonostante la veneranda età, sforna canzoni del nostro in edizione italiana quasi fedele, e tanti altri. Ma anche in questo caso, se si eccettua il caso di Faber, si tratta pur sempre di artisti di nicchia. Va aggiunto, per altro, che nel caso di De André, le sue traduzioni di canzoni divenute molto note in Italia come Il gorilla, Nell’acqua della chiara fontana, Le passanti, Morire per delle idee ed altre, Delitto di Paese, Marcia nuziale, non hanno automaticamente portato alla scoperta del vero autore; in più occasioni l’ignaro ascoltatore ha pensato, al contrario, che l’edizione francese fosse una traduzione dall’originale italiana.
Anche dal punto di vista letterario sono più di una decina i libri pubblicati nel corso degli anni sullo chansonnier, qualcuno con tutti i testi delle sue canzoni.
Fresco fresco di stampa è un volume uscito per le edizioni La Fiaccola di Ragusa che ci descrive due aspetti poco noti – il primo in modo particolare – di Georges Brassens: l’essere di origini italiane, e l’essere un anarchico. Ne è autrice Isabelle Felici, ordinaria al dipartimento di italianistica dell’università Paul Valery di Montpellier.
Riguardo le origini italiane di Brassens, per parte di madre, le informazioni al riguardo erano fino a poco tempo fa lacunose e generiche; dicendo che la madre fosse “napoletana” (lo diceva anche lui) tutti pensavano che la città d’origine fosse Napoli. In realtà “napoletani” per i francesi erano un po’ tutti gli italiani del Sud. La vera origine della famiglia di Elvira Dragosa era il piccolo paese di Marsico Nuovo, in Basilicata, da cui i genitori partirono nel 1880 per approdare a Sète, porto mediterraneo della regione occitana dell’Herault. Può essere questo un dettaglio di poco conto, ma in realtà ci permette di avere contezza con precisione di quanto quell’origine possa avere influenzato il nostro in tema di gusti musicali: tarantelle ed altri motivi del profondo Sud che poi andiamo a ritrovare in tante sue canzoni, assimilate in quel clima familiare in cui, soprattutto la madre, cantava dalla mattina alla sera, e non solo le melodie più famose e, queste sì, napoletane, come Santa Lucia o O sole mio portate in giro da Enrico Caruso ma riprese da tantissimi cantanti non italiani, fra cui il corso Tino Rossi, una vera star in Francia negli anni venti e trenta.
L’autrice analizza dettagliatamente i collegamenti tra le musiche italiane e meridionali e le canzoni di Brassens, e, attraverso una rigorosa ricerca nella marea di opere dedicate al cantautore, moltiplicatesi nel 2021, centenario della sua nascita, anche tra gli episodi della sua infanzia ed adolescenza ed i testi di molte sue composizioni.
Per gli amanti di zio Georges una vera scoperta.
All’altro aspetto, sicuramente più noto, quello politico, la Felici dedica un’appassionata seconda parte, prima attraversando le vicende personali del nostro, nei primi anni quaranta trasferitosi a Parigi, poi internato in un campo di lavoro in Germania, poi latitante e clandestino nella poverissima abitazione di due amici, Jeanne e Marcel, dove vivrà a lungo anche dopo la fine della guerra e l’inizio della sua brillante carriera di artista. E’ negli anni dell’immediato dopoguerra in cui Brassens ha l’opportunità di riversare le sue energie fortemente antiautoritarie, fieramente antimilitariste ed anticlericali, orgogliosamente antisbirresche, nell’ambiente anarchico, dapprima frequentando il circolo del suo quartiere, quindi la redazione del settimanale della Federazione Anarchica “Le Libertaire”, quindi divenendovi correttore di bozze e segretario di redazione. Sono parecchi mesi di intenso lavoro giornalistico in cui, alla scrittura di articoli mordaci ed ironici alternava l’impegno di redattore del settimanale. Dopo la sua decisione di allontanarsi da quel lavoro faticoso, minacciato da una lotta politica interna alla federazione, Brassens non ha mai abbandonato le sue idee anarchiche, ed ha sempre dimostrato vicinanza ai suoi compagni di idee, specialmente esibendosi ai numerosi Gala di solidarietà organizzati sia per l’autofinanziamento della stampa che in aiuto ai compagni spagnoli attivi nella lotta clandestina al franchismo, o per il soccorso ai prigionieri politici.
Il libro è una miniera di notizie, rivelazioni, aneddoti, citazioni, spesso inedite (quasi del tutto per il pubblico italiano). Un viaggio attraverso le canzoni e le vicissitudini di uno dei più grandi cantautori transalpini di tutti i tempi.
Il volume contiene anche una ricchissima sezione bibliografica, molte illustrazioni, e un’appendice con scritti di e su Georges Brassens, dai quali mi piace citare, per i lettori di The Clerks, alcune frasi dal suo primo articolo uscito su “Le Libertarie” del 28 giugno 1946:
Appena un individuo ha formalmente dimostrato, per A più B, di essere assolutamente negato per fare il muratore, l’imbianchino, lo stagnino, il venditore di castagne o lo strangolatore di vecchie riccone, senza fare tante storie, ci si fa premura per farlo entrare in polizia.
Vi è un solo requisito: la totale imbecillità; ma attenzione, è d’obbligo che il candidato ne sia provvisto e la fornisca al momento di deporre la richiesta. Nel caso contrario, avrà un bel dimenarsi, farsi raccomandare, nessuno gli aprirà la porta perché i reclutatori sono incorruttibili… Incorruttibili, ma non infallibili. Conviene ammettere che si lasciano a volte ingannare da un ottundimento simulato, da una maschera di balordaggine; insomma, fanno entrare nei loro ranghi un tizio quasi intelligente. Ma questa catastrofe avviene così di rado che non vale la pena tormentarsi. Del resto, dopo un contatto ravvicinato di qualche settimana con la gente poliziesca, l’ottundimento del simulatore non solo è riuscito ad uguagliare quello dei suoi cari colleghi, ma anche a sormontarlo…
Per raggiungere la perfezione, gli resta solo da diventare bugiardo, falso, ipocrita, vigliacco e brutale; il ché non mancherà di avvenire grazie a qualche piccola indagine e qualche bastonata data ad ubriaconi e barboni.
Questi poliziotti non sono uomini, ma strumenti, utensili, badili, scope, che funzionano docilmente tra le mani di qualsiasi questore in attività.
Forte èh?
Isabelle Felici. Un Brassens ai margini. Brassens oriundo italiano e anarchico. La Fiaccola, Biblioteca libertaria n. 29, Ragusa 2023, pagg.112, euro 12.