di: Renato Failla
Altro giro, altre recensioni grind in versione extended, così stiamo al passo delle riviste cartacee che a luglio pubblicano il doppio numero. Quindi, anche questa volta vi beccate dieci dischi consigliati “velocemente e con spocchia”. Ma, eccezione nell’eccezione, non toglierò i dieci dischi presenti di maggio e giugno, così avrete una lunga playlist da portarvi fino a settembre. E come sempre, buona lettura e buon ascolto.
Li avrete visti sicuramente nei vostri feed, perché ad un certo punto hanno varcato i confini di Hammarsdale in Sud Africa per arrivare in tutte le case del mondo. Un gruppo vocale di cinque giovani uomini nella continuità di quel lavoro che fanno da decenni i Ladysmith Black Mambazo (hanno vinto diverse volte il Grammy). È pura magia.
Controllando le passate recensioni grind, mi sono accorto di non aver consigliato il nuovo degli australiani Mildlife, pubblicato a marzo di quest’anno. Di recente hanno pubblicato un Ep con dei remix di alcuni brani dell’album. Il titolo rispecchia perfettamente lo stile dei Mildlife, che in “psych they trust”, mescolato ad un bel po’ di Acid Funk. Il brano di punta è Musica, che trovate anche nell’Ep Remixed II di cui sopra. Nella playlist ci sarà la versione originale e uno dei due remix del brano in questione.
Sempre a marzo, e sempre in tema Acid Funk, i losangelini Chicano Batman pubblicano il nuovo viaggio sonoro ma, a differenze dei Mildlife, con un piglio più Pop. Come avrete capito, anche con loro siamo in quel giro Psych-Soul (Khruangbin, Tame Impala, ma anche King Gizzard in certi casi) che negli ultimi anni sta ottenendo sempre più spazio negli ascolti e sulle piste da ballo.
Il disco di debutto del quintetto Small Medium Large è il risultato di due lunghe serate di improvvisazione nel locale di Los Angeles, ETA, chiuso da poco e punto di riferimento per il Jazz della costa ovest. C’è un intreccio che lega questo club, la band e Jeff Parker per diversi bei motivi. Il fatto che sia poi stato pubblicato dalla International Anthem chiude un cerchio perfetto.
Collettivo romano che esprime la multiculturalità della città eterna attraverso la musica. Troverete Dub, Nu Jazz, Afrobeat e un sacco di altri sapori, tutti condensati in un Ep (vi scapperanno anche un paio di urletti di approvazione su alcuni passaggi). Dietro c’è la ODD CLIQUE che, come spesso accade, da format musicale che anima le notti si trasforma in etichetta discografica per incrementare quel lavoro di diffusione di musica “altra”.
“Everybody’s coming to my house” cantava David Byrne nel suo album American Utopia (2018), una sorta di disco festa in cui trovavi un po’ di persone amiche a dare il loro contributo (è solo un esempio per questo tipo di lavori). La stessa cosa fa Moby coinvolgendo alcuni dei suoi cantanti preferiti. Il risultato, per stile e composizione, è ovviamente diverso ma il punto di partenza è quello della condivisione artistica.
Giovanissima artista di origini giamaicane ma cresciuta a Kansas City. La voce e le atmosfere eteree squisitamente Pop la fanno entrare di diritto nell’etichetta Young (Sampha, FKA Twigs, Kamasi Washington). 20 20 racconta del passaggio dall’adolescenza all’età adulta: se dico “Collapsed in sumbeans” vi dice qualcosa?
Il secondo album per l’australiana Milan Ring, musicista, producer e mille altre cose, lo considero una stratificazione del R&B: lo senti in tutti i brani di Mangos, messo lì come base di una torta mille veli.
A proposito di stratificazioni, mille veli e multipiano, l’ultimo album di Mastro Khalab era stato già concepito a strati (layers) e con la versione remix di alcuni dei brani del disco non si comprende più dove finisca la versione originale e inizi il remix, il che è assolutamente un bene. È solo su bandcamp, quindi lo ascoltate da qui.
La rivoluzione delle città passa anche e soprattutto dalla musica. Ne sono un esempio i Kokoko! che hanno portato la città di Kinshasa sotto i riflettori non solo per i soliti tristi temi ma anche per l’esistenza di certa bellezza. La denuncia sociale comunque rimane perché se dal letame nascono i fior, dalla spazzatura dell’occidente che invade Kinshasa nascono gli strumenti suonati dai Kokoko!. Butu in lingua Lingala significa “la notte”, un titolo che è un biglietto da visita con su scritto “ritmo, ritmo, ritmo”.