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La rubrica scherzosa e un po' comica, che potrebbe diventare tragica da un momento all'altro: dipende dal film che ho visto, dalla musica che sto ascoltando, dall'ultima polemica che impazza on line, tanto per chiarire che si tratta solo di un punto di vista personale.

La musica è tornata?

di:

Ho trovato la domanda perfetta.
Non come va?, come stai?, tutto ok?

No, ormai è troppo generico.

Voglio dire, anche se uno avesse una vita perfetta, relazioni felici, lavori soddisfacenti, un ottimo transito intestinale, una salute di ferro, una casa di proprietà nel cuore di una meravigliosa metropoli, potrebbe onestamente rispondere: “sì, va tutto bene?”.

Dopo due anni di pandemia, morti, crisi economica, adesso una guerra dietro casa, senza contare quelle che non sono praticamente mai terminate, come si potrebbe rispondere: “Tutto ok”?

Non può essere tutto ok.

Il male è troppo vicino, più del solito.


Magari tu stai bene, sì. Magari sei tra quelle tre mosche bianche, che sono riuscite a non avere neanche un minuto di down durante il lockdown, che se si chiama così, un motivo ci sarà.

Magari sei perfettamente integro, ma non è facile restare puri, rari e intatti, se sei circondato da mosche nere.

Tu sei splendente e lucente, ma uno che è morto per Covid lo conosci; uno che ha perso qualcuno per Covid, lo conosci; magari uno che non ha più voglia di uscire, lo conosci.
O ne hai letto da qualche parte. Hai sentito qualcuno parlarne. Perché le news le leggi, se non le leggi, ti passano davanti. È inevitabile.

E quando succede, vedi anche la guerra e ancora morti.

Come se la realtà ti desse ogni tot uno schiaffetto in fronte dicendo “oh io sto qua eh”, per ricordarti che, per quanto tu voglia sforzarti, ci sei dentro.

Per quanto tu ti senta lontano o alienato, ci sei dentro. 

Perché è tutto infinitamente vicino.

Sembra davvero di essere nel pieno dell’esperimento sociale della teoria dei gradi di separazione.

Il mondo è davvero piccolo e, se ci fate caso, le mezze stagioni davvero non esistono più. Anche quelle intere, boh, sono incerte. I cliché superano la realtà.

Dunque non è credibile essere impermeabili.
Forse non è neanche troppo sano.


E allora io ho smesso di chiedere come va, come stai, tutto ok.

Perché, se già prima mi sembrava di ricevere quasi sempre risposte finte e di circostanza, adesso, oltre che finte, mi sembrano anche un po’ ridicole.


Così, da quando ho ascoltato Music is back di Chilly Gonzales io chiedo: “la musica è tornata?”

Probabilmente a questa domanda non c’è neanche bisogno di rispondere: se senti che la musica è tornata, ti si legge in faccia. Se senti che la musica è tornata, vuol dire che stai bene, che hai voglia di vivere e godere di tutto quello che hai, nonostante tutto.

Chilly Gonzales infatti te lo dice sudando, sorridendo.
Lui urla “music is back mother fuckers!”.
Sembra non essere in grado di stare fermo al suo pianoforte, sembra non contenersi, come uno che non ha fatto in tempo neanche a vestirsi, per la voglia impellente di suonare.

E infatti Chilly si esibisce in pantofole e ciabatte.

Chilly è quasi sempre in pantofole e ciabatte.

foto da The Big Issue

L’ho scoperto perché, dopo essermi imbattuta nella sua Music is back, ho iniziato a informarmi e cercare tutti i suoi lavori e mi sono resa conto di una cosa su tutte: Chilly è contento di quello che fa.

Arriva questo, prima di tutto. Chilly gode come un matto, mentre suona. Chilly si consuma, si infuria, si dimena, mescola diversi sound, si butta sul pubblico, perché se la gode.

Chi sa godersela davvero, chi vive di una passione, è veramente sincero, se ti dice music is back.
La musica è tornata.

foto da Forbes

Cosa c’è dietro l’entusiasmo di Chilly?

Profonda conoscenza della musica e voglia di sperimentare.
In un intervento a Milano Chilly Gonzales ha parlato di umanesimo musicale: non esistono confini. O meglio, esistono ma non servono a separare, piuttosto a far collidere. Perché tra i diversi generi, in fondo, le differenze sono meno dei punti di contatto. Tutto sta nel ritmo, nell’interpretazione che scegliamo di dare a certe note. Così il jazz si può mescolare con l’elettronica; si può rappare indossando un’elegante vestaglia davanti a un pianoforte. Magari in guanti e ciabatte.

Si tratta di esaltare le peculiarità, perché è nella contaminazione che queste brillano.

“Music is back like Johann Sebastian Bach

Like Burt Bacharach or Ratatat

Music is back and abstract like

Yackety-yack yak when I rapidly rap rap”

Non è solo un modo di fare musica, è un modo di concepire la vita: non restare mentalmente – e fisicamente – chiusi in un margine, ma aprirsi, scoprire e farsi scoprire.


“Music is back and I can’t relax”

È un modo per non perdere la voglia di veder tornare la musica. Cioè la vita.

Ed è per questo che “music is back” non è solo un’affermazione, è una volontà e un invito: la musica deve tornare. Diamoci una mossa.

“that ass just has to be slapped”

Perché la musica è vita.

La verità è che siamo diventati autosufficienti in tutto. Riunioni, chat, sesso: tutto si può fare on line, tutto si può fare dal chiuso di quattro mura. Il lockdown ha sdoganato lo smart working che, con tutti i pro e i contro, nel migliore dei casi ti permette di lavorare per la tua azienda di, che so, Torino, mentre vivi alle Canarie con il culo in una jacuzzi, una mano sulla tastiera del pc e una sul tuo Margarita.

Ma la verità è che poi il contatto umano, la fusione mentale e fisica, tira fuori un’energia che ha tutt’altro sapore e potere.
Le gocce di sudore che Chilly lascia scorrere sulla fronte, mentre suona, ne sono a prova.

Era ovvio, allora, che per parlare di post pandemia, durante degli incontri di scrittura creativa, io scegliessi di partire proprio dall’energia di Chilly Gonzales.

In fondo, il suo lavoro ha tutto quello che serve a uno scrittore di talento: ritmo, sentimento e soprattutto stelle.

Le stelle, per i creativi, sono le boe a cui aggrapparsi.
Sono le stelle di Raymond Carver, che diceva ai suoi allievi: “un giorno imparerete anche voi a orientarvi con le stelle”. Vuol dire trovare i punti luminosi che ai nostri occhi brillano e spiccano di più, sulla tela nera che è il cielo sul quale cerchiamo di costruire un percorso narrativo.

Il nostro personale percorso, dal nostro punto di vista.

Attraverso un’energia crescente, un linguaggio diretto e sincopato, attraverso l’espressività del volto, il sudore sulla fronte e le pantofole ai piedi, Chilly ci racconta che è ora di guardare avanti.

La musica è tornata, la vita è tornata. Deve tornare.

Datti una mossa, perché tutto sommato dipende soprattutto da te.

Da noi.


“And you have to react”


Quindi, niente ciao come va? ma: “E dimmi: la musica è tornata?”.

È da questa domanda che sono partita, durante gli incontri di scrittura creativa. 

Abbiamo ascoltato Music is back e abbiamo buttato giù le prime impressioni, le prime stelle a cui aggrapparci, per costruire la nostra idea di ripartenza, di uscita dal bozzolo, di dispiegamento delle ali.

Abbiamo provato a orientarci con le stelle.

Gli adulti hanno ascoltato a occhi chiusi e hanno immaginato danze maori, coreografie di ballerini che invadono le strade; hanno immaginato un guru che canta e coinvolge la folle, attraverso un entusiasmo sempre più contagioso.

I ragazzi hanno ballato. Hanno riconosciuto il rap, si sono messi a ridere, quando hanno sentito “Music is back, mother fuckers!”.

Hanno parlato di incertezza, di ansia, di paura.

Molti hanno raccontato come si sono sentiti durante la pandemia.

Un ragazzo, in particolare, ha detto che secondo lui questa canzone ci racconta il presente.

Basta passato, non so bene cosa ci sia nel futuro: pensiamo al presente, all’oggi.

Certo, come per ogni grande canzone, non esiste un’unica interpretazione, né quella giusta, ma credo che lui si sia avvicinato molto al senso della canzone.

Perché ci meritiamo tutti quello slap sul culo, che ci smuova dal passato e ci catapulti, se non subito nel futuro, in un presente con un posto in prima fila verso il domani.

Tutti hanno captato l’energia di Chilly, della sua musica e della musica in generale.

Quindi, di sicuro, fosse anche solo per i 4 minuti della canzone, la risposta è: ”sì, la musica è tornata, la musica è vita”.