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La rubrica scherzosa e un po' comica, che potrebbe diventare tragica da un momento all'altro: dipende dal film che ho visto, dalla musica che sto ascoltando, dall'ultima polemica che impazza on line, tanto per chiarire che si tratta solo di un punto di vista personale.

Scampoli di follia: chiacchierata fluo con Vincenzo De Lillo

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Gli incontri della rubricosa: due chiacchiere con Vincenzo De Lillo e la sua follia fluo.

Scampoli di follia è “un’antologia di racconti che mescolano paradossi, cruda comicità, follie quotidiane, horror, thriller, brevi storie dal tocco fiabesco, vicende nonsense. Una narrazione diversificata che tratteggia molteplici aspetti della realtà: il suo lato onirico, ma anche quello inquietante; le sue emozioni più delicate e quelle più dirompenti”.
Questa la descrizione in quarta di copertina di Scampoli di follia, edito da Scatole Parlanti a maggio 2024.
E in effetti è una spiegazione efficace di quello che rappresenta questa raccolta: un insieme di scampoli, quei pezzi di stoffa che avanzano e che si buttano via, o si riutilizzano, magari per farne un patchwork, un collage. Gli scampoli di De Lillo sono le molteplici declinazioni di quella che per comodità chiamiamo “follia”, che invece non è così diversa da quella che vogliamo credere sia “normalità”.
Ogni scampolo/storia è diverso ma i protagonisti, che siano adulti, ragazzi o bambini, hanno caratteristiche comuni: sono un po’ impacciati, un po’ goffi ma romantici sognatori, nel senso più classico della definizione. Seguono cioè un sogno impossibile o sciocco per molti, ma concreto e prezioso per loro, per la dimensione nella quale vivono e che si sono creati ad hoc per viaggiare un po’ più comodi e sicuri nella cruda realtà.
C’è cui combatte gli alieni durante un viaggio con Lsd, c’è chi dedica la vita a un bel culo, c’è chi compie il colpo del secolo rubando cioccolatini, c’è chi si fa rovinare la vita da un cane e chi ignora il confine tra vita e morte, perché crede nell’amicizia a qualunque costo, al di là di tutto.
In effetti c’è tanta realtà, nella follia raccontata da De Lillo.
Non a caso, il sottotitolo della raccolta è “racconti folli per menti sane… o viceversa”

Cos’è per te follia e cosa normalità?”

Io penso che la normalità sia omologazione, talvolta rassegnazione, spesso inerzia.

Follia, invece, è l’esatto contrario.

È osare, staccarsi dai cliché, dagli schemi, vivere senza badare al pensiero degli altri o a cosa la società si aspetta tu faccia. Di solito i folli hanno qualcosa da dire, talenti superiori  o, semplicemente, il coraggio di essere ciò che sono, senza fronzoli e filtri. 

Ad avercelo ‘sto talento..

Nel racconto La Fasulara, che si addentra nelle colorite e colorate dinamiche dei festeggiamenti tra musica neomelodica e invitati sui generis, scrivi: “il futuro non è buio ma colpevolmente fluo”. Decontestualizzando la frase, mi sembra un’ottima sintesi anche del mood di tutta la tua raccolta: in ogni storia aleggia sempre un misto di disillusione, volontà di dissacrare con ironia, sogni concreti e realtà friabili. Ci racconti la tua idea di futuro, di buio e di… fluo? 

Mettiamo subito in chiaro una cosa: la frase è il titolo inventato di un altrettanto inventato album musicale neomelodico, una cosa che mi sembrava divertente, non avevo nessuna intenzione di filosofeggiare, cioè, raramente ho pensieri profondi, se non ci credete, chiedete pure a mia moglie.

In tutti i casi, possiamo vedere il fluo, il colorato, lo sgargiante, la voglia di farsi notare, anche come la follia di cui sopra, e il buio come il suo opposto, una vita piatta, grigia e monotona.

Ora dovrei scrivere una cosa illuminante, tipo:

Cercate il fluo, non il buio, ma la verità è che ognuno deve fare quello che lo fa stare bene, poi chissene.

A me per esempio il fluo non piace, lo trovo cafone, tamarro, troppo vistoso, per i miei gusti, per questo scrivo “colpevolmente”.

O forse la colpa è la mia che non lo capisco.

Mi incuriosisce un particolare. I protagonisti sono tutti uomini, sognatori, un po’ goffi, un po’ imbranati, qualche volta semplicemente sfortunati; le figure femminili, anche se comprimarie, sono sempre molto forti, determinanti o comunque più concrete e ancorate alla realtà. Sbaglio?

No, non sbagli, inconsciamente uno quando scrive mette in scena sé stesso, a volte la sua vita, le proprie esperienze e così capita pure a me.

Io ho buona parte dei difetti dei personaggi che creo, forse anche qualcuno in più, le donne sono, invece, forti, determinate, autoritarie e decise, come buona parte degli esempi femminili da cui ho preso spunto, mia nonna, mia madre, mia sorella, mia moglie…le donne nella mia famiglia erano e sono sempre state la parte più importante della stirpe, e non lo dico per piaggeria nei confronti delle lettrici di genere femminile o per non abbuscare da mia moglie, ma perché lo penso davvero.

Cosa vuol dire per te essere scrittore e come vivi il tuo frequentare il circuito inidpendente tra social, forum, case editrici, presentazioni e interviste?

Allora, per me scrivere è uno sfogo.

Scrivo per non parlare, mi piace dire spesso.

Ma, nello specifico, per raccontare qualcosa di divertente, far ridere, cercare di attirare l’attenzione e emozionare senza mai insegnare o dare dritte sulla vita, ci tengo a dirlo.

Non ho competenze né esperienze personali che possano indicare la via a qualcuno, quindi, se vi aspettate una cosa del genere, parole e frasi tipo Bukowski, da mettere sotto qualche bella foto in bikini, cambiate libro, qui non troverete nulla del genere. Se però lo trovate, sappiate che è capitato, non l’ho fatto apposta.

Questo quindi, è tutto ciò che cerco nei libri.

Svago, in sostanza.

Mi fanno ridere i libri di Benni, mi piace “ascoltare” le storie storiche di Valerio Massimo Manfredi o di Buticchi, oppure rabbrividire leggendo Stephen King, Poe, persino Carrisi. 

Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, quella sui social, ammetto che non riesco a staccare il Vincenzo De Lillo scrittore, che dovrebbe usare i suoi profili social solo a scopo promozionale o scrivendo e postando cose inerenti la sua attività, dal Vincenzo De Lillo buffone di tutti i giorni…cioè, penso che le persone che si imbattono per la prima volta sui miei profili social, non mi darebbero mai credito, forse addirittura non lo comprerebbero mai un libro mio.

Mi do la zappa sui piedi da solo, pensate che strunz, ma non riesco a fare altrimenti.

Per approdare a una domanda più “tecnica”: ci racconti la genesi di questa raccolta e i tuoi eventuali prossimi progetti?

Il libro è una raccolta di racconti che ho scritto nel tempo, tutti più o meno venuti fuori da qualche episodio vissuto, letto, osservato… alcuni già pubblicati in un altro libro, altri che hanno vinto dei concorsi letterari anche con in palio la pubblicazione, altri ancora completamente inediti, accantonati in un cassetto da anni.

Li ho ripresi, li ho rispolverati, lucidati e raccolti in un’antologia che non ha un filo logico, da qui “Scampoli di follia”.

Per quanto riguarda i progetti per il futuro, ho sempre ormai, da anni, due romanzi fissi sul desktop che mi piacerebbe finire e pubblicare… chissà, non mettiamo limiti alla provvidenza, magari un giorno impazzisco e li finisco in un’ora entrambi… del resto, citando il titolo di un vecchio album musicale che se non avete letto il libro non potete conoscere, “Il futuro non è buio, ma colpevolmente fluo.”