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Bocconi amari-Semifreddo

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Ha debuttato il 7 febbraio, al Teatro Vascello di Roma, Bocconi Amari-Semifreddo, spettacolo diretto e interpretato da Eleonora Danco, in scena fino al 16 di questo mese.

La famiglia non è sempre un rifugio. In questo spettacolo è un acquario senza ossigeno, toglie l’aria e lascia annaspare i protagonisti dentro una lenta agonia.

Nel primo atto il compleanno della madre non è una festa, è un contenitore di sofferenza. Ogni membro è un predatore. Sul palco gli attori si muovono con gesti schizofrenici, nuotano dentro l’ansia da combattimento e sputano sentenze rivangando il passato. 

In scena la vera protagonista è la nevrosi, la indossano gli attori mentre si muovono tra le ombre. L’acqua è tossica, si insinua nelle vene asfissiando il ragionamento. Ogni respiro è una pugnalata.

Il linguaggio poetico non vuole mascherare i colpi, anzi li enfatizza. 

Luca e Pietro, i due fratelli, soffrono di un disturbo esplosivo intermittente, incapaci di resistere all’impulso verbale violento. La loro voce non articola pensieri interessanti, il sistema simbolico di comunicazione è una pistola sempre carica.

La madre è un corpo che cammina piegato, come se portasse sulla schiena tutta la sua disperazione. Schiacciata dalla rabbia non trova un aggancio per uscirne. Ogni piatto che serve è una supplica mascherata: “E’ buono?” chiede, come se esistere fosse legato al cibo.

Continuano a mordersi, i protagonisti.

Il padre non parla, sputa sentenze, ordina mentre esalta sé stesso, infatuato delle qualità che crede di possedere.

Vent’anni dopo, al compleanno del padre, i due fratelli tornano in quella casa.

La sorella è sempre ferma, esiste ma è immobile, ha paura di uscire fuori .

E’ stata avvelenata anche lei, è priva di forze. Ha osato truccarsi una volta, il piede oltre la porta però non lo può più mettere, è terrorizzata… il veleno ancora lì, come un acido corrode la mente e l’anima. 

Gli occhi dei protagonisti sono vuoti, lo sono anche quando uno dei fratelli piange la madre morta da tempo. Il suo racconto è freddo, veloce…

Non c’è aria. Inspirano, espirano, entrano in apnea, boccheggiano. Non muoiono. Sono ancora lì, accanto al padre. Un relitto di uomo che piange la vita come una condanna e taglia i figli con parole affilate!