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La rubrica scherzosa e un po' comica, che potrebbe diventare tragica da un momento all'altro: dipende dal film che ho visto, dalla musica che sto ascoltando, dall'ultima polemica che impazza on line, tanto per chiarire che si tratta solo di un punto di vista personale.

8 marzo 2024: giornata internazionale del diritto a sorprendersi

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8 marzo: giornata internazionale delle donna 2024 e in Francia il diritto all’aborto è in Costituzione.
8 marzo: giornata internazionale della donna 2024 e in Italia abbiamo a capo del Governo una presidente che parla del diritto delle donne di non abortire. Un gioco di parole talmente subdolo, da risultare offensivo per l’intelligenza di chi ascolta.

Lo stesso gioco subdolo che, sempre la presidente e i suoi sodali hanno utilizzato a commento delle violenze della polizia durante la manifestazione del 23 febbraio a Pisa, dove un corteo di ragazzi, perlopiù minorenni, è stato bloccato e i manifestanti picchiati a manganellate, perché stavano esprimendo la propria libertà di dare appoggio alla causa palestinese.
Il corteo di ragazzi è stato chiuso in una delle strade più anguste che danno accesso a piazza dei Cavalieri. Significa che la polizia ha bloccato la strada in entrata e in uscita, contro ogni regola che, come ha ricordato Carofiglio, è stata stabilita dopo il G8 di Genova. Quello che ha avuto gli esiti che conosciamo.
Le risposte istituzionali hanno viaggiato tutte sul “non generalizziamo”, “bisogna chiarire ma”, “è grave ma noi siamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine”.
E sarebbe bello non dover generalizzare, certo che non si deve, ma a questo punto direi che il numero di casi di abuso di potere è tale da permetterci quantomeno di essere, se non prevenuti, insospettiti.

Ragazzini minorenni, a volto scoperto, disarmati, presi a manganellate perché chiedono pace. Di questo stiamo parlando.

Abuso di potere da parte dello Stato. Abuso di potere da parte delle istituzioni. Abuso di potere sistemico che ha una matrice anche culturale. Sono gli stessi elementi su cui poggiano tutte le pratiche di prevaricazione patriarcale sui diritti delle donne che arrivano fino alla volontà di gestire il loro corpo, quindi le loro vite.

Ecco perché anche le violenze su dei minorenni, sono un’argomentazione che rientra a pieno diritto nei temi necessari da affrontare in una giornata come quella dell’8 marzo.
D’altronde, uno dei punti cardine di questa giornata, la violenza contro le donne, è strettamente collegato a un’ inadeguatezza delle istituzioni in termini di capacità e possibilità di intervento, anche a fronte di denunce.

Un po’ di sfiducia è chiaramente inevitabile. Su tutti i fronti.
Personalmente, ad esempio, leggendo le notizia sui fatti di Pisa, mentre mi passavano davanti i titoli, mentre guardavo i primi filmati, mi si è proprio silenziato il mondo intorno e mi è partita No surprises dei Radiohead in testa.
Nello specifico, mi è venuta l’espressione piena di vita di Thom Yorke che dice che niente lo sorprende, mentre l’acqua sale sempre di più sul suo viso. Il tutto, come sappiamo, accompagnato da una sorta di ninna nanna di sottofondo, posta a guida di questo pezzo magnifico, che ci ricorda che più soffocante del diventare apatici e impossibili da sorprendere, c’è solo il percepire questa sensazione come qualcosa di confortante, inevitabile: una nenia che ci culla verso la morte emotiva, sociale.
Credo sia per questo che ho sempre pensato che questo pezzo sia di gran lunga più “spaventoso” di Comfortably numb dei Pink Floyd – che pure, come si dice, non è ‘sto carnevale di Rio. Entrambi i pezzi stanno parlando di apatia “piacevole”, ma i Radiohead ti stanno dicendo anche, quanto possa essere subdolamente dolce una morte per annegamento, una resa per abuso di scene già viste, soprusi già subìti o letti, gente in cravatta che si ripete e si ripete e si ripete, senza ormai neanche cambiare faccia e facciata. E che quindi ti fa reagire come se vedessi tutto da dentro la stessa bolla di vetro in cui appunto è infilata la testa di Thom Yorke: un isolamento in cui tutto è diluito, che ti allontana dalla possibilità di credere che tutto, o anche solo qualcosa possa cambiare.
Per fortuna comunque, anche Thom Yorke nel finale abbozza un sorriso, perché riesce a sbucare fuori dall’acqua. Esattamente come i ragazzi che ancora hanno voglia di scendere in piazza, come la città che ha ancora voglia di sostenerli, come chi ha voglia di fare di tutto per non smettere di sorprendersi.

Le donne, i giovani, i giovanissimi, i palestinesi, gli israeliani che sono contro gli abusi dei loro “potenti”, tutti quelli che sono oppressi e che ancora ogni tanto hanno l’istinto di inseguire una scintilla.