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Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.

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I racconti della Zia Pazza #2

di:

(Il sogno del mondo soprasotto)

In cima ad un’altissima scala, uno scoiattolo ed un castoro con un dito toccano la Luna.

Fulgenzio Anonimo ormai da anni osservava, dalle 9.00 alle 9.05, quel quadro appeso nel grande atrio grigio polvere della sede centrale della Tubinga & Tupè snc, una società controllata dalla The Banka spasrlsncinc., a sua volta parte della grande famiglia della Chiesa del Sacro Cuore della Produttività.

A Fulgenzio quel quadro non era mai piaciuto, forse perché lui era un piccolo borghese, nel senso che abitava in un piccolo borgo, un borgo talmente piccolo da stare nel palmo di una mano e gli spazi troppo sconfinati di quel quadro lo confondevano. Comunque oggi non era il significato nascosto di quel quadro ad occupare i suoi pensieri.

Fulgenzio Anonimo aveva un lavoro particolare che per essere spiegato si rende necessaria una piccola digressione.

Tanto tempo prima, prima della fonduta di crema di zuppa di zucca, prima dei cuori saltellanti sui campi da tennis, insomma, prima del prima, Padre Amelio Vetusto, abate del monastero di Santa Maria del Corvo Nero e chimico, inventò una speciale sostanza in grado di catturare i sogni. L’invenzione passò quasi del tutto inosservata e, anni dopo, Padre Amelio Vetusto morì povero e farneticante di un mondo magico costruito con i denti da latte dei bambini. Ma questa è un’altra storia. Quello che a noi adesso interessa è sapere che poco prima di morire, lo sfortunato inventore vendette la sua prodigiosa formula segreta ad un emissario del Consorzio Mondiale delle Banche Mondiali Consorziate in cambio di un piatto di lenticchie e di un sacchetto contenente polvere di coda di cometa. Con la sostanza cattura-sogni in suo possesso, il Consorzio Mondiale delle Banche Mondiali Consorziate ideò un nuovo modo di creare ricchezza, tutto a vantaggio del Consorzio, ovviamente. Il piano era semplice. Si creò prima una nuova valuta, chiamata Oniro, poi ogni singola banconota o moneta della nuova valuta messa in circola fu prima cosparsa della sostanza cattura-sogni sulla base del valore assegnato, ad esempio, una banconota da 100 Oniro era in grado di catturare cento sogni, una moneta da 2 Oniro solo due, e così via. In poco tempo si venne quindi a creare un’economia distorta basata sullo compravendita dei sogni; la gente pagava con i propri sogni intrappolandoli nelle banconote cattura-sogni e, al tempo stesso, veniva pagata con gli altrui sogni imprigionati in quelle stesse banconote. Un sistema apparentemente perfetto ma, come tutti i sistemi apparentemente perfetti creati dal capitalismo, inevitabilmente causa di disuguaglianze e di sfruttamento. Infatti, qualche decennio dopo l’entrata in vigore del nuovo sistema sognocentrico, qualcuno ebbe l’idea di costruire delle fabbriche per la produzione di sogni, enormi capannoni dove gli operai dovevano dormire e al risveglio trasferire quanto sognato sulle banconote del padrone, e a furia di produrre sogni per lavoro, gli operai iniziarono a sognare sempre di meno nel loro tempo libero, e anche i sogni prodotti in fabbrica iniziarono, col tempo, a perdere di qualità, come tutti i prodotti di una serialità che non ha più un’anima, e così, per mantenere i sempre più alti livelli di produzione richiesti, i padroni iniziarono a finanziare guerre coloniali volte ad assoggettare quei popoli ancora in grado di sognare sogni veri e puri, e poi i padroni entrarono in guerra gli uni contro gli altri per il controllo di quel sempre più ristretto numero di uomini in grado di sognare…

Questo era il mondo grigio in cui viveva Fulgenzio Anonimo, ed erano le 9.07 quando, seduto alla sua grigia scrivania nel suo ufficio grigio, decise che ne aveva abbastanza. 

Andò quindi nel laboratorio dove si produceva la sostanza cattura-sogni che quotidianamente veniva utilizzata per impregnare ogni singola nuova banconota e moneta prodotte dalla Banca Centrale Mondiale, prese un involto nascosto in una cucitura all’interno della cravatta e ne svuotò la finissima polvere contenuta dentro la grande vasca di produzione della sostanza cattura-sogni; nessuno si sarebbe accorto di nulla perché la modifica apportata non sarebbe stata visibile però la sostanza adesso non solo non avrebbe più catturato i sogni, ma ne avrebbe stimolati di nuovi a chiunque fosse venuto in contatto con quel denaro e, cosa ben più importante, il lotto di banconote e monete trattate con la sostanza ideata da Fulgenzio avrebbe contaminato anche tutte le altre banconote e monete presenti al mondo al semplice contatto, in un effetto a catena che nel giro di pochissimo tempo avrebbe causando l’immediato rilascio nell’atmosfera dei sogni intrappolati. Uscendo dalla sede della Tubinga & Tupè snc Fulgenzio guardò ancora una volta il quadro appeso nel grande atrio grigio polvere.

Quella sera enormi cisterne caricarono la sostanza cattura-sogni e la trasportarono alla sede della Banca Centrale Mondiale. Il giorno dopo, alle prime luci dell’alba grigia, colonne di grigi furgoni blindati trasportarono le nuove banconote e monete alle banche di tutto il mondo, e il piano di Fulgenzio Anonimo funzionò: appena le persone ebbero tra le mani il denaro trattato con la sostanza modificata immediatamente riacquistarono la capacità perduta di sognare e pian piano tutti i sogni intrappolati si liberarono nell’atmosfera, e a contatto con l’aria si generò talmente tanta elettricità statica che piovvero fulmini per un anno intero, e a causa di quelle continue scariche elettriche nell’atmosfera la materia onirica si combinò con i gas atmosferici e con il vapore acqueo delle nuvole, e piovvero sogni per sei mesi, e piovve talmente tanto che il mondo intero ne fu impregnato e la realtà venne alla fine sovrascritta e completamente sostituita dai sogni, e le leggi della fisica e della logica persero di significato. Nel nuovo mondo i fiumi presero a scorrere al contrario, le montagne a galleggiare in cielo, le città prosperavano sulle nuvole, e appoggiando l’orecchio sul mare si poteva sentire il rumore delle conchiglie, e le stelle iniziarono a cadere sulla terra come grandine scintillante e gentile, e ai concorsi di bellezza si cominciò a desiderare la guerra nel mondo perché di pace ce n’era anche troppa, e gli animali iniziarono a parlare e gli opinionisti a tacere, e i fascisti divennero figli dei fiori occupati solo a scrivere canzoni d’amore ecosostenibili, e la morte diventò uno sbiadito ricordo del passato quando giunti all’estremo limite della vecchiaia tutti cominciarono a ringiovanire fino all’età della culla e poi di nuovo ad invecchiare, e così via in un loop infinito di vita vissuta più e più volte. Ma in un mondo che era plasmato dai sogni della gente infelice perché non sapeva più sognare, anche le paure e gli incubi divennero realtà, e nel mondo soprasotto il buono fu giudicato e il cattivo elogiato, quelli che si odiavano si sposarono e invece coloro che si amavano furono condannati a non trovarsi mai, i sognatori e i poeti fecero un colpo di stato e si instaurò la dittatura dell’incertezza, gli scienziati furono condannati al sonno e i comunisti messi a capo della Nuova Chiesa Universale, che predicava male ma razzolava bene. E mentre il mondo diventava sempre più assurdo, con più navi in cielo che aerei sul fondo del mare, Fulgenzio Anonimo, seduto su di una panchina, guardava la Luna mentre questa si scioglieva e colava sui tetti delle case.

– Si, Fulgenzio caro, hai fatto davvero un bel casino – disse la panchina con la voce rauca e l’accento francese.

– Lo so, lo so, ma questo non è quello che volevo, io…

– Ormai è troppo tardi, ma non abbastanza, puoi ancora fare qualcosa.

– Ah! Cosa?

– Trova il corvo, lui ti condurrà dal topino magico. Vai.

E Fulgenzio si mise in cammino e dopo innumerevoli passi che lo portarono oltre i boschi oltre il mare al di là del deserto, trovò, appollaiato su di una Olivetti Lettera 22, il corvo, con gli occhiali e la barba grigia, intento a correggere la bozza di un editoriale sulla guerra alle nuvole.

– Ehm… salve, corvo, io…

– Oh, Fulgenzio! Eccoti, finalmente! Dirigiti a Est verso il Passato, e cammina fino a quando non arriverai nel posto di cui non conservi alcun ricordo, là troverai il topino magico.

E Fulgenzio si mise in cammino e dopo innumerevoli passi che lo portarono sempre più a Est all’interno del Passato giunse finalmente nel posto di cui non conservava alcun ricordo: un’infinita distesa grigia e brulla, costantemente illuminata da una luce crepuscolare, brillante di rugiada e con al centro, che poi vallo a trovare il centro in una distesa infinita, comunque, dicevo, con al centro un albero di melograno e, ai piedi di questo, una pozzanghera e, tra il melograno e la pozzanghera, un topino.

– Fulgenzio! Vieni avanti, non temere.

– Salve, lei è… il topino magico?

– Si, sono io. Adesso ascoltami. So cosa hai fatto, brutta storia, ma non è colpa tua. Pensavi che restituire all’Uomo i suoi sogni avrebbe reso il mondo un posto migliore…povero sciocco! Sogni fatti da gente diventata adulta crescendo tra delusioni, rimpianti, rimorsi, ingiustizie e cattiveria, ipocrisia, rassegnazione e sconfitte, nostalgia e parole non dette sono sogni che si sono lasciati andare, sogni rotti e malati perché fatti da chi ormai non crede più.

– E adesso cosa posso fare?

– Niente. Si sistemerà tutto, in qualche modo. A te però è stato concesso il privilegio di lasciare questo mondo e di venire con me nel mio regno.

E così, quando le porte argentate del Regno della Fantasia si aprirono, Fulgenzio Anonimo sparì in compagnia del topino magico, mentre il resto dell’umanità si estingueva, sconfitta dai propri sogni stanchi. Rimasero solo i due che si amavano ma che non riuscivano a stare insieme e che, nonostante tutto, continuavano a rincorrersi. Gli unici ad avere ancora un sogno in grado di tenerli in vita.

Illustrazione di Greta Bengasi