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Da Falcone a Diabolik attraverso i fumetti di Claudio Stassi

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Viaggiare è come muoversi lungo una linea scomposta dove il disordine del movimento aggancia la mente e tutti i sensi. Il caos schiude le idee. 

Barcelona, 2022. Sono qui, questa è la città in cui diversi creativi italiani hanno posato i piedi, molti di loro per restarci.

Contatto La Casa degli Italiani di Barcelona, arrivano le dritte per scovare Claudio Stassi. 

Claudio Stassi nasce a Palermo e cresce dentro il quartiere Brancaccio. Lì vede cose belle, anche cose molte brutte. 

E’ il 1993, quando Pino Puglisi viene ammazzato dalla mafia, perché l’impegno sociale si sa dà fastidio in un mondo parallelo e contaminante. 

Ci sono persone che possiedono per natura caratteristiche molto particolari: come alcuni liquidi non possono legare con altri. Si dice che la mafia sia come una macchia d’olio, si allarga sì, ma come accade con l’acqua non riesce a fondersi con tutto e tutti. Galleggia sulla teste, soffoca il respiro di chi ci resta sotto, eppure molti riescono a scansare la sua macchia. 

Nel 1992, muore Giuseppe Falcone. Ucciso anche lui dalla mafia, a Palermo. E’ così forte il dolore generale da trasformare una parte dei piccoli uomini in grandi uomini. Finalmente in tanti contro la mafia.

Claudio, è ancora un adolescente. E’ già un artista. 

Molti legano con quella forma liquida che sporca con la violenza! Lui non può, proprio non ci riesce! 

Disegna.

Frequenta l’Accademia di  Belle Arti. Ha gli occhi puntati su quello che accade. La rabbia ha bisogno di scomporsi, deve essere elaborata.

E’ un fumettista. Collabora con diversi editori.  Lo intervisto in un caffè di Barcelona, vicino casa Battlò, l’aria è bellissima.

Racconta: di aver vinto tre premi importanti con “Brancaccio storie di mafia quotidiana ”, sceneggiato da Giovanni di Gregorio. Il primo fumetto a parlare di mafia.

La Rizzoli quindi lo nota, invita Stassi a collaborare per realizzare la trasposizione di un loro best seller dal titolo:  “Per questo mi chiamo Giovanni”, di Luigi Garlando. 

Claudio Stassi ci pensa un po’ e decide di accettare, non si può piegare la testa se la storia di un gigante rischia di perdere la sua forza trascinante.

La deve raccogliere quella storia, è il momento di sostenerla attraverso la scrittura e le immagini, deve farla muovere sullo spazio e lungo il tempo che appartiene agli esseri umani, riportarla a vivere perché tutte le volte in cui  uno studente chiede “Falcone chi?” un fatto storico così grande perde sempre più luce. E succede, succede quando Stassi inizia a girare nelle scuole in Sicilia, allora un’idea sbuca fuori, attraversa il labirinto del pensiero e innesca un ragionamento critico: non potevano non sapere chi fosse Giovanni Falcone!

Quando un artista opera per aprire la bocca a un fatto di cronaca non è solo una questione di voce, infatti la forma diventa essenziale. Il fumetto ha un profilo quasi perfetto. Scrittura ed immagini arrivano in fretta e ai giovani questo piace! 

Stassi inizia a lavorarci su! La semplicità è sostanza essenziale della sua storia presa dal libro per adattarla attraverso il disegno.

Apro quelle pagine. La storia parte da Giovanni, che sta per compiere 10 anni.

Nella classe  di Giovanni c’è un bambino, spesso usa la violenza per derubare e umiliare i compagni. 

Tutti in classe hanno paura, fingono di non vedere, di non sapere. Quando la maestra chiede aiuto alle orecchie e agli occhi di qualcuno per trovare le prove, non c’è nessuno che sente, vede e parla. 

Giovanni ha paura, anche lui abbassa la testa davanti a questa forma di prevaricazione.

Così, un giorno il padre di Giovanni decide di raccontare una storia al figlio. La storia è quella di Giovanni Falcone, il magistrato che ha saputo dimostrare l’esistenza della mafia.

Il racconto si sviluppa attraverso immagini che sembrano uscire fuori da un reportage giornalistico, c’è un punto in cui i disegni mostrano il padre in lacrime mentre rivela al figlio di non aver ceduto alla prepotenza di chi avrebbe voluto rubare i guadagni del suo lavoro e racconta anche di aver denunciato certi criminali, di non aver più voluto pagare il pizzo, la tassa che avrebbe dovuto garantirgli protezione. 

Attraverso immagini vive, Claudio mostra la vendetta della criminalità e fa bruciare nei suoi disegni il negozio del papà di Giovanni.

L’uomo, il papà, per definire la forma della mafia si muove con riferimenti e semplici concetti legati a quello che accade nella classe del figlio. 

Tonio è un bullo, eppure nessuno reagisce, tranne un bambino: lui non vuole dare i suoi soldi e non ha paura della violenza fisica. L’eroe si chiama Simone. Lui non non paga, anzi reagisce. Un giorno racconta tutto alla maestra. Tonio può essere punito, finalmente ci sono le prove .

Le immagini, così veloci e semplici, entrano dentro. La storia termina con Giovanni, protagonista della storia, che finalmente arriva a scuola e non cede più alle richieste di Tonio. 

Simone, che già conosceva la storia di Giovanni Falcone, diventerà il suo migliore amico.

L’Italia ha perso Claudio quando ha lasciato la Sicilia per trasferirsi in Spagna, eppure la sua impronta è ancora qui, le idee buone camminano sempre, non hanno una posizione geografica e sono ovunque intorno a noi. 

La bellezza dell’arte deriva dalla sua poliedrica versatilità. Passare attraverso diversi argomenti per agganciare e mostrare tutto quel che appartiene alla nostra società, questa è la vera bellezza dell’arte.

Muoversi dentro varie cornici è anche quello che fa Stassi. 

Al Centro di Cultura Italiana di Barcelona ho ricevuto un regalo, l’edizione speciale di Diabolik, progetto al quale ha partecipato Stassi con diversi artisti, promosso dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Consolato Generale d’Italia. 

Io non conoscevo Claudio Stassi. Ho rischiato di perdere pezzi importanti di un essere umano, uno di quelli che vale la pena scovare nel mondo!