di: Enrica Orlando
Quinta intervista di Enrica Orlando/Rubricosa all’artista Kristina Alpatova, artista in residenza per Tracce di Luce.
Kristina, ci racconti un po’ di te? La tua vita, la tua arte e cosa ti ha portato a Castelnuovo?
Sono felice di aver scoperto da piccola la bellezza che l’arte ti rivela, grazie alla scuola che ho
fatto in Russia e che dopo ho continuato qui in Italia, all’ Accademia di Belle Arti di Lecce.
Pratico per lo più tecniche pittoriche, soprattutto pittura a olio, ma sono interessata a
sperimentare diverse forme d’arte, è un mondo immenso di possibilità creative.
A Castelnuovo mi ha portato la storia di Moulin, che ho voluto approfondire.
Mandando la richiesta per la partecipazione (alla Call for artist per Tracce di Luce n.d.a) speravo tanto di essere accettata, per poter conoscere le persone che si sono appassionate alla sua storia come me, per vivere nel posto dove lui ha vissuto, per potermi immedesimare nell’ artista e provare a cogliere quello che Moulin sentiva creando le sue opere.
Come è stato l’impatto con il Molise e l’esperienza in residenza?
Il Molise è una regione silenziosa, che passa spesso inosservata, ma forse proprio per questo mi piace
particolarmente perché è ancora una delle poche realtà incontaminate.
Grazie alla residenza a Castelnuovo ho potuto ammirare l’Alta Valle del Volturno con i suoi paesaggi
spettacolari e pittoreschi. Stando nell’alloggio, in una casa nel borgo vecchio del paese, e dialogando
con gli abitanti del paese, ho potuto immaginare come fosse la vita una volta, in queste piccole realtà, e ho potuto riflettere su come è cambiata oggi.
Cosa ti ha affascinato di Moulin?
Di Moulin mi ha colpito la sua determinazione nell’ascoltarsi e nello scegliere quello che sentiva giusto
per la sua vita. Non si è lasciato influenzare dalle mode, dalle cose materiali: ha preferito seguire la sua
strada, che è diventata ricca di significato, di natura, di colore e luce.
Ci racconti le tue opere per il Festival?
Per il Festival ho realizzato i ritratti degli abitanti di Castelnuovo, volevo conoscere il posto
attraverso gli occhi e le storie delle diverse persone che ci vivono. I ritratti sono stati realizzati dal
vivo con pastello secco, il materiale preferito di Moulin.
Come è stato il rapporto con gli abitanti che si sono fatti ritrarre? In fondo hai fatto quello che
faceva Moulin, ti sei sentita “vicina” a lui, in questo senso?
Lui era tecnicamente molto più bravo, ha fatto una grande scuola di disegno, riusciva a cogliere
il carattere delle persone e a rappresentarlo nello sguardo. Io sono lontana da questo livello, ma mi
piace cimentarmi nel ritratto, per poter creare lo spazio di dialogo fra l’artista e la persona,
avere, dipingendo, il permesso di osservare più attentamente l’altro, scoprirlo.
Ho incontrato quattro persone interessanti, in paese, che sono state curiose e disponibili a posare.
Sono molto grata a loro per questo.
Mi ha affascinato molto l’integrazione dei tuoi ritratti con le parole delle persone che si sono
fatte ritrarre. Dunque non le hai solo ascoltate, hai scelto anche di esporre le loro parole. Che
rapporto c’è per te tra immagine e parola?
Le narrazioni che facciamo, diventano il prisma con cui vediamo il mondo. Per questo ho voluto integrare i ritratti con le frasi.
Tu parli bene italiano ma non è la tua lingua madre, esattamente come accadde a Moulin.
Questo ha influito nel dialogo con le persone che hai ritratto? Qual è il tuo rapporto con le parole?
Direi che parlare un’altra lingua ed essere straniero di fronte all’altro, ti libera da certi schemi
culturali. Soprattutto se l’altro è aperto alla tua diversità.
Che messaggio ti ha lasciato Moulin? E come vedi Moulin – e il suo messaggio – nel futuro?
La sua vita è un esempio importante per il nostro tempo così confuso e sovraccarico di
superficialità, perché lui è riuscito, in modo pratico, ad avvicinarsi alla natura.
Conosceva e utilizzava le erbe, viveva in modo semplice, con poche cose, produceva da
sé i colori. Mi piacerebbe avvicinarmi almeno un po’ allo suo stile di vita.
Quando hai presentato le opere, hai raccontato di questa frase che ti fu detta “o fai la madre o
fai l’artista”. Tu sei e fai entrambe le cose. Ci racconti un po’ meglio?
Sì, perché con la famiglia è difficile avere la stessa libertà di prima.
Ma l’esperienza della gravidanza e della maternità mi ha fatto scoprire una nuova dimensione della vita che arricchisce, intenerisce e ispira. Quindi non sono più d’accordo con questa frase, sentita diverse
volte. Le mamme non si devono privare di niente, ma ci vuole anche l’accoglienza della comunità,
il sostegno affinché le mamme possano essere in grado di essere libere di fare ciò che desiderano per sentirsi realizzate.
E dunque quale pensi sia la condizione delle donne artiste oggi?
Sono mamma da pochi mesi, non potrei approfondire bene questo tema. Penso che
la condizione delle mamme artiste non sia molto diversa da quella di altre mamme. Se la
mamma non ha l’aiuto pratico, il sostegno psicologico, e un ambiente positivo intorno ce la farà lo stesso
perché le donne hanno una forza incredibile. Ma sarà molto faticoso. Spesso le mamme artiste
non hanno un lavoro che le aspetta dopo maternità, perché riuscire a trovare un’occupazione
stabile nell’ambito creativo è ancora complicato. Nel mio caso, partecipare al
Festival è stato possibile grazie al mio compagno che è stato tutto il tempo con la piccola.
Secondo me Moulin è il Molise e il Molise è Moulin: sembrano non esistere agli occhi di molti,
un po’ per volere un po’ per le colpe di una società “disattenta” -a voler semplificare.
Sei d’accordo?
Non siamo cattivi come società ma siamo molto stanchi, soli e frettolosi di raggiungere una
perfezione che non esiste. Le storie come quella di Moulin e i Festival come Tracce di Luce, sono
l’occasione di sperimentare la comunità e la vita con i valori e tempi diversi. Sono cose che credo vivamente ci possano “guarire” e ispirare, riportare nelle nostre vite quelle pratiche sane e lente di cui
Moulin è esempio. Per questo ringrazio l’associazione CISAV e auguro loro tutto il sostegno di cui
hanno bisogno per portare avanti i loro progetti.
Grazie
Grazie Enrica
*Dopo esserci conosciute al Festival, Kristina Alpatova ha gentilmente risposto alle domande che le ho inviato per e-mail.
Illustrazione di copertina: Enrica Orlando