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Ra(b)it

di:

“Attenti a quelli che cercano continuamente la folla: da soli non sono nessuno”, scriveva Bukowski.
Rubo il testo per centrare la visione di Rabit.

Lui è un solitario. Lavora così perché deve essere veloce.
“Fra le due vocali c’è una B, non due come dovrebbe essere. E’ strategia.
E’ questione di velocità, di necessità!”, si presenta così Rabit.

Banksy, come ho già scritto, ha insegnato al mondo che l’invisibilità dentro l’arte è una forma di potere priva di limiti. Nel mondo, infatti, puoi muoverti con estrema facilità se non sei identificabile .
Il linguaggio di chi ha una voce senza volto supera anche i troni dove siedono i posteriori più ingombranti.

Rabit, infatti, vuole esserci senza mostrarsi.
E’ un lusso poter prendere il peggio e trattarlo come materia, soprattutto se puoi lavorarci sopra senza alcuna restrizione, non dovendo pensare neanche per un attimo di dover cedere alla congruità semantica fra le componenti dei tuoi lavori ed il pensiero degli altri.

Lo ha dimostrato Rabit, con la sua street art, anche quando ha dedicato uno stencil a Salvini mettendogli fra le mani un cartello con su scritto, in lingua araba:
“Benvenuti fratelli”.
Salvini, accoglie i fratelli del mare. Sì! E’ chiaramente un messaggio provocatorio. E’ successo a Ragusa, al Porto di Pozzallo, dove alcuni migranti provenienti dalla Libia hanno trovato accoglienza.
“Una provocazione che molti non hanno neanche capito!” – dice l’autore.

Altri, invece hanno capito così bene da essere arrivati addirittura a formulare una denuncia contro ignoti.

Rabit, durante i fatti ha chiuso momentaneamente la pagina Instagram, riaperta quasi subito dopo la violenta perturbazione nell’atmosfera .

“Ho iniziato con Banksy, ho seguito i suoi lavori sul web fino ad imparare i trucchi della sua arte per realizzare stencil !” – così racconta.
Ho passato alcune ore ascoltando Rabit. Abbiamo attraversato i temi più disparati e nonostante tutto il tempo sembrava non essere mai abbastanza. Ho provato a dare una forma al suo volto sempre coperto, ci sono riuscita con l’immaginazione.
Il suo pensiero si nutre di vita vera, mangia attualità ed ingoia realtà che trasforma in denuncia da consegnare al giudizio dell’opinione pubblica.

Rabit ha certamente imparato a smontare in sillabe la comunicazione dei nostri tempi, la politica, le idee e gli atteggiamenti, i comportamenti contro l’ambiente, le idee a favore del nazismo, per essere in grado di dare una lettura veloce ed immediata di tutto ciò che più lo attira, guardando dentro una serie continua di regole, stereotipi e pregiudizi già scritti e stampati.

Un suo lavoro, uno stencil apparso su un muro a Ragusa nei pressi di una scuola, rappresenta un bambino mentre scrive con una bomboletta spray: “non riempiteci la testa con pensieri altrui ma istruiteci a pensare!” – tema: la scuola.
Perché il suo personaggio si muove anche in questo modo dentro la realtà, trasferendo nel suo linguaggio le richieste di chi vorrebbe migliorare il sistema o di chi lo subisce, creando opere senza peli sulla lingua. Messaggi sinceri. Pensieri diretti al nostro spirito critico.

E’ così che un giorno costruisce e sistema una delle sue idee ad effetto, lungo una delle strade più frequentate da pusher e clienti. Questa volta è un’installazione. Succede, sempre a Ragusa.
Si tratta di una gigantesca trappola per topi, su c’è un vassoio in argento con della finta cocaina.
L’opera è stata distrutta dopo qualche ora. Del resto la censura sociale lavora anche sulla street art!

In ogni caso Rabit ottiene sempre quel che vuole, e lui punta alle reazioni!

Così descrive il messaggio per le nostre teste pensanti:
“La cocaina è una trappola, prima ti fa stare bene, poi scatta il meccanismo perverso. Prima o dopo
arriva il conto da pagare!”

Nella notte o nelle prime ore del mattino si aggira per le strade con la sua arte.
Usa la creatività, anche per cancellare gli errori della società.
Così nella sua città elimina svastiche e scritte naziste.
E’ un gioco che non abbandonerà. E’ una promessa, fatta da Rabit! Ed ecco che un simbolo nazista diventa una linea, sul display di un cellulare, che rimanda ad un vecchio gioco anni 90: Snake .
Titolo migliore non avrebbe potuto inventarlo. L’opera, infatti, si chiama: “Game Over ”.

Analizza i social perché non manda giù il narcisismo generato da certi sistemi.
Ha installato uno specchio a marina di Ragusa che ci mostra il disturbo narcisistico della personalità.
Mi racconta di un messaggio capovolto nel senso dagli spettatori che, invece di cogliere il significato più vero, hanno sfruttato lo specchio per realizzare dei selfie e pubblicarli dentro i social!
Ha vinto il loro bisogno di ammirazione sul pensiero critico, e non conta poco questo risultato.

Lui conosce molti modi per scuotere la catatonia determinata da atteggiamenti puritani e semplicistici.
Rabit è sfacciato, impertinente, sfrontato. Ha avuto il coraggio di raccogliere una delle chiavi lasciate da Banksy e di usarla per aprire le serrature del critical thinking! Basterebbe seguirlo, il coniglio, per tenere le teste in allenamento!

Su instagram c’è la sua pagina e c’è anche un regalo. Un’installazione mobile dedicata all’uscita del pezzo. Per l’occasione ha costruito una bara.

Che la curiosità sia con voi. Entrateci nella sua tana virtuale, è l’ingresso per poter osservare il suo mondo fantastico!