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#04: BERGAMO PIANGE, BERGAMO RIDE

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Si può ridere di tutto e su tutto? Quante volte vi siete posti questa domanda e non vi è mai stata data alcuna risposta?! Sarà che sono facilmente vulnerabile, ma in senso positivo, e qualsiasi cosa accada attorno a me, la guardo con meraviglia, stupore e rido, sorrido. Dipende da cosa guardo, ovviamente! Mi viene in mente la mia infanzia, la mia complicata e mentale infanzia, quando mia madre mi costringeva a credere nel paradiso, che ci fosse un Eden dopo la morte e andare in chiesa era la chiave d’accesso. Dopo tanti rimurginamenti la risposta ai miei perché avvenne quando morì la mia unica bisnonna, alla quale ho riso tutto il tempo. A proposito di “si può ridere di tutto”, ho posto questa domanda ad una band e un artista locale.

Viaggio di ritorno.

Tutto riporta ai viaggi come tutto riporta all’emotività.
Dentro le orecchie risuona quest’album che consiglio durante la lettura.

Mi telefona un’amica per dirmi di andare con lei a una mostra in un paesino vicino al mio, alla quale espone un suo caro amico; ovviamente la mia risposta è positiva. Succede che accanto a quest’ultima ce n’è un’altra più interessante, una mostra pittorica davvero suggestionabile. I quadri quasi totalmente astratti, a primo acchito, ti rapiscono l’attenzione quando accanto ad ognuno di esso affianca un testo di una canzone di una band locale che, abbinato al quadro, restituisce l’emotività dell’artista. E’ stato così che, scambiandoci due chiacchiere, è uscita la verità. Dopo aver partecipato all’evento, che consisteva nel realizzare quadri durante il concerto, ho realizzato in toto, quanto contenuto c’è di reale e concreto nell’anima del musicista e nel pittore in questione. Sembrerà banale, ma a prima impressione i quadri sembravano quasi contenere solo colori e confusione, come se la musica si basasse di solo rumore. Emanuele, in arte Ema Grazioli, musicista in Soaware e pittore, ha definito la sua pittura più figurativa che astratta, il termine più consono è contemporanea. Avendo seguito un percorso classico, ha realizzato un progetto, coinvolgendo la sorella più che amica, così la definisce la musicista che lo accompagna in questa introspezione emotiva di ARTE & MUSICA. Loro sono i Nagaila, nascono nel 1998, questa voce dell’anima, come la definisce lei, voce soave e libera, come la definisco io.

LA VOCE È TUTTO QUELLO CHE È. A ME NON INTERESSA DARE UNA CATEGORIZZAZIONE, PRINCE FACEVA TUTTO QUELLO CHE VOLEVA, IL SUO FALSETTO MI FACEVA QUASI VENIRE. OGNUNO TIRA FUORI LA SUA VOCE, PUÒ ESSERE PURE UN RUTTO.”

Ispirandosi a vicenda, il lockdown ha fatto sì che, grazie alla chiusura e a varie vicissitudini, emergesse il lato creativo dell’artista, assemblare queste due componenti per regalare al pubblico la sublime retorica della morte e della rinascita emotiva. Bergamo, fulcro di devastazione, a marzo duemilaventi ha subito interamente un massacro lancinante, rovinato famiglie e stati mentali con morti premature e depressione da ingabbiamento. Come racconta Emanuele che ha vissuto tangibilmente la morte del padre e vari amici a lui cari: una sera d’estate fu invitato a casa d’amici per il concerto dei Nagaila e una bevuta, quando durante l’ascolto qualcosa di inspiegabile ha deciso di smuovere qualcosa e darsela a gambe. Non riusciva a sostenere quella melodia. Le parole di Nagaila erano talmente forti che fecero emergere l’angoscia. Successivamente, ascoltando il suo corpo, il suo obiettivo fu quello di fare uscire quel emotività e rabbia che covava.

L’ARTE É UNA COSA CHE ARRIVA, È UNA COSA CHE NON PUOI FERMARE. DATO CHE L’ASPETTO MUSICALE SI E’ FERMATO, OVVIAMENTE NON DEL TUTTO, QUESTO E’ QUALCOSA CHE SI PRENDE.”

Con questa esigenza espressiva hanno affrontato parallelamente due percorsi simili ma diversi.
Emanuele con la sua arte ha raffigurato ciò che ha vissuto durante questi due anni, Nagaila, coinvolta già emotivamente, date vicissitudini traumatiche in passato, ha accompagnato all’accettazione l’amico/fratello nella crescita.

Come spiega nei suoi testi che parlano di due mondi diversi, quello tormentato e quello di ritorno alla vita; i concerti sono una catarsi, una performance dove scommetti tutta te stessa e scommetti pure sul pubblico, poiché non saprai mai se riuscirai a coinvolgerlo come coinvolgi te stessa.

CI SIAMO SENTITI SOTTO TIRO, COME IN GUERRA! ABBIAMO AVUTO PAURA DI TUTTO, PURE DI ANDARE AL SUPERMERCATO PER COMPRARE I VIVERI. I CARRI ARMATI, LE SALME GETTATE COME SPAZZATURA… MA SE NON CI FOSSE STATO QUESTO NON SAREBBE NATO QUESTO PROGETTO.
ABBIAMO TROVATO UN PUNTO D’INCONTRO, ABBIAMO TRASFORMATO LA NOSTRA PARTE EMOTIVA, LA PAURA, I DECESSI, I RICORDI IN MUSICA E ARTE!”

QUESTA E’ UNA DATA IMPORTANTE PERCHÉ É LA PRIMA DI QUESTO PROGETTO INSIEME, RAGGIUNGE DEI CONTENUTI VITALI; LA MUSICA DÀ SENSO ALLA VITA. COME SCRIVO NELLE MIE CANZONI, ANCHE EMANUELE HA POTUTO ASSAGGIARE QUESTO PASSAGGIO.”

QUESTO E’ MIX DI COLORI E NOTE, NOI ABBIAMO SEMPRE COLLABORATO, CON QUESTO PROGETTO INSIEME CI COMPLETIAMO, SIAMO SINTONIZZATI SULLA STESSA FREQUENZA. E’ UN VIAGGIO, E IN QUESTO VIAGGIO NON SAI MAI COSA PUO’ ACCADERTI!”

Emanuele, inoltre, assieme ad un amico porta avanti un progetto elettro-rock che si chiama Soaware con l’omonimo disco, che sperimenta suoni e rumori. Nasce intorno al 1990 con una primissima formazione adolescenziale, ma quattro anni fa, quasi per scherzo, con una chitarra acustica, il grande ritorno che ha dato il via a due dischi, uno in fase di registrazione. Nagaila, voce, synth e jambè, alla chitarra un timido, piccolo Fidel, concretano un post-rock emozionale che richiama gli italiani Massimo volume, Musica Nuda e gli internazionali Mogwai, The dò, strumentalmente con quel tocco romantico e soave di Alanis Morissette alla voce. Tutto, nell’insieme, alla pittura è un concerto e un concetto emozionale. Ma la domanda che mi premeva di più a porgli è questa: secondo voi si può ridere di tutto? Sorridere? Se foste stati degli umoristi e aveste dovuto mettere in scena una stand-up comedy al posto di un concerto emozionale, per smorzare l’imbarazzo emotivo, avreste parlato del vostro vissuto? Emanuele pensandoci un pò risponde così.

FORSE RIDERE/SORRIDERE NO! PURTROPPO IL DOLORE E LO STRAZIO DI QUESTI MOMENTI NON POSSONO ESSERE DIMENTICATI. PERO’ IL SORRISO È UN PASSAGGIO SUCCESSIVO NECESSARIO! NON SEMPLICE DA CONCEPIRE FORSE,MA NECESSARIO A RIPORTARE UN PO’ DI LEGGEREZZA, A DARE VALORE E MISURA A QUANTO DI TRAGICO ACCADUTO (IN FONDO IL SARCASMO VALORIZZA VERITÀ SCOMODE ANCHE DOLOROSE IN MANIERA IRONICA… O FORSE NON SO COS’è IL SARCASMO). SORRIDERE E NON PRENDERSI SEMPRE TROPPO SUL SERIO RIPORTA CIO’ CHE C’È E C’ERA DI BELLO NELLA VITA… ANCHE LE PERSONE MANCATE RIVIVONO IN CIÒ CHE DI BELLO E DIVERTENTE HANNO LASCIATO. CREDO SIA QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA EMOTIVA! IO E NAGAILA SIAMO SPECIALIZZATI IN QUESTO… SIAMO DUE COGLIONCELLI MOSSI DA EMOTIVITà MOLTO PROFONDE, SIAMO RIUSCITI A SFINIRE PERSONE CON LA NOSTRA SCEMENZA CURATIVA! SIAMO FRATELLI, PIÙ CHE AMICI, ANCHE IN QUESTO!”

E’ finito così il concerto del duo dei Pink Floyd (perché è così che durante il soundcheck si definivano), con due chiacchere e due risate. Parlar di Bergamo non è semplice, tanto meno delle morti, ma un giorno riusciremo a riderci sù. Quindi si! Si può ridere di tutto ma solo se hai saputo elaborare il lutto e sei pronto ad accogliere qualsiasi cosa accada!

CONSIGLIO DI LETTURA: Sergio Spaccavento in “Che cazzo ridi? Dialoghi sulla libertà di ridere.