...

Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.

...

Ma questa è un’altra storia

di:

Un giorno qualunque (ma probabilmente un mercoledì) di un’estate qualunque di un anno qualunque nella città di Eridu, bassa Mesopotamia, il Sole tramontava placido tra le acque basse del Lago Hammar. O meglio, tra le acque di quel lago che solo millenni dopo avrebbe assunto il nome di Lago Hammar ma che nel momento in cui questa storia è ambientata è ancora conosciuto con il nome de “la palude”. Comunque sia, il Sole tramontava scintillante tra le acque basse e ferme della palude e, poco più a destra in alto nel cielo, una pallida Luna attendeva il momento per entrare in scena. Anche nella città di Eridu qualcuno attendeva il buio della notte per entrare in scena: Etana e Udama, due astrologi/astronomi (perché all’epoca la differenza non era ancora così chiara) e che, nel momento in cui stiamo posando il nostro sguardo su di loro, sono impegnati a discutere di un problema che già da diverse ore li assilla.

– E quindi, o esimio collega Etana, concordiamo sulla nostra ipotesi?

– Vedi, caro Udama, io credo la nostra ipotesi sia valida ma…

– Ma?

– Ma è pericolosa… dobbiamo chiedere il parere del Sommo Sacerdote.

– Si, il Sommo Sacerdote ci dirà sicuramente qual è il parere degli Dei in merito.

E così, in piena notte, i due astrologi/astronomi Etana e Udama si recarono nella Grande Tenda Rossa e chiesero udienza con al Sommo Sacerdote Charb-Otti.

– Vi rendo omaggio, o devoti al Cielo e alle Stelle, cosa vi porta nella dimora del Sommo Sacerdote degli Dei?

– Perdonaci per l’ora tarda, ma io ed il mio collega Udama avremmo urgenza di un tuo parere.

– Chiedete pure.

– Ecco, Sommo Sacerdote Charb-Otti, la questione è complicata. Io ed il mio collega Udama crediamo di aver scoperto che le stelle altro non sono che dei buchi nel cielo…

– Le stelle dei buchi nel cielo?! Non capisco…

– Uhm, mi spiego meglio. Il Cielo forse è solo un grande telo che nasconde agli occhi di noi mortali quello che c’è oltre, che c’è dietro. Però negli anni questo telo si è logorato, bucato, e quindi durante la notte la luce di quello che c’è dietro filtra attraverso questi piccoli buchi.

– E come fate ad affermare una simile teoria?

– Perché, Sommo Sacerdote Charb-Otti, nel Cielo la scorsa notte è apparsa una nuova stella, e un’altra ancora una settimana prima. Il Cielo, o Sommo Sacerdote, si sta lacerando!

– Possano gli Dei dei nostri Antenati proteggerci da una simile sciagura! Fatemi consultare i testi sacri, devo capire se questo evento fa parte di una qualche profezia.

E così, il Sommo Sacerdote Charb-Otti, recatosi nella Grande Stanza dalle Mille Candele, consultò tutte le profezia passate, presenti e future, realizzate, irrealizzate e in corso di realizzazione, tutte le leggende, sia locali che dei popoli più lontani, conosciuti, sconosciuti, amici e nemici. E così, cinque minuti dopo (si, è poco, ma all’epoca, quando si era ancora all’inizio del Mondo, tutta la Storia e le Leggende e le Profezie occupavano non più di 15 pagine ehm, tavolette), il Sommo Sacerdote Charb-Otti tornò dai due astrologi/astronomi (che, per comodità del Narratore, d’ora in poi chiameremo astrolonomi) e, con aria cupa, disse:

– Se è vero quanto dite, il Cielo si sta squarciando e la catastrofe incombe su di noi. Dobbiamo fare qualcosa.

– Oddei! Che fare?

– Andiamo dal Re, Egli saprà!

– Andiamo, andiamo!

E così il nostro allegro terzetto, che tanto allegro non era, formato dai due astrolonomi e dal Sommo Sacerdote, si recò speditamente alla Grande Casa di Mattoni del Grande Padre della Città di Eridu e, fattisi annunciare, chiesero udienza al Re, ottenendola.

– Etana e Udama, cosa vi porta al mio cospetto allontanandovi dallo studio delle stelle? E tu, o Sommo Charb-Otti, cosa ti spinge ad abbandonare la cura degli Dei e, nel cuore della notte, a recarti innanzi al tuo Re con un’espressione tanto cupa? Orsù, parlate pure.

– Ecco, O potentissimo Re della Prima Città, io, Charb-Otti, che servo te con la stessa fede che riservo agli Dei, sono qui per comunicare alla nobile tua intelligenza quanto i qui presenti studiosi, Etana e Udama, hanno poc’anzi comunicato a me. Il Cielo, Sire, si sta strappando.

– Per tutti gli Dei di questo e dell’altro Tempo! Che significa?

– Ecco, O potentissimo Re dei Primi Uomini, io ed il mio collega Udama abbiamo ipotizzato che le stelle altro non sono che dei buchi nel possente Telo chiamato Cielo, Telo che nasconde alla vista quello che c’è nell’aldilà dell’aldiqua e la cui luce indescrivibile, penetrando attraverso suddetti buchi, appare come tanti piccoli puntini luminosi. Ma io ed il mio collega abbiamo scoperto due nuove stelle, due nuovi buchi, in pochi giorni, e se il Cielo dovesse continuare a lacerarsi cosa resterà? Crediamo, O Superlativo Re, che se il Cielo dovesse continuare a bucarsi l’aldilà non sarebbe più trattenuto e precipiterebbe sulla Terra…

– Catastrofe e tragedia! Cosa possiamo fare??

– Cosa fare?

– Già, cosa fare?

– E se provassimo a rattoppare i buchi?

– … Rattoppare i buchi?

– Rattoppare i buchi! Grande idea, Sire!

– Certo, rimarremmo senza stelle ma almeno quello che c’è dietro al Cielo non ci cadrebbe addosso. Gli Dei ci perdoneranno, credo.

– Si, O Luminosa Maestà, confermo che gli Dei ci perdoneranno!

– Bene ma come fare? Abbiamo scale abbastanza lunghe da arrivare a toccare le stelle?

– Uhm, no, Sire, io ed il mio collega Udama ci abbiamo già provato, anche con più scale non si riesce a toccare il Cielo.

– Uhm. Chiamatemi il Fabbro Reale!

E così, nel cuore della notte, Gihan, il Fabbro Reale, fu convocato presso la Grande Casa di Mattoni del Grande Padre della Città di Eridu.

– Eccomi, O Grande Sire Padre degli Uomini di Eridu, come ti posso servire?

– Gihan, o degno discendente di tuo Padre, può la tua Arte aiutarci ad arrivare a toccare le stelle?

– Uhm uhm, Sire, richiesta ardita, anche con tutte le scale del la città l’impresa è impossibile, però…

– Però?

– Però?

– Però??

– Però posso costruire una fionda abbastanza potente da portare due uomini sulla Luna, da lì, per toccare le stelle, dovrebbero bastare un paio di piccole scale.

– Bene, metti la tua Arte subito all’opera e non badare a spese.

E così, Gihan, il Fabbro Reale, si mise all’opera. E centinaia di operai per cinque giorni e cinque notti lavorarono, intagliando e cesellando e martellando ed inchiodando e intrecciando e sul finire della quinta notte, alle prime luci dell’alba, sulla valle antistante le porte della città, la fionda più grande mai immaginata dalla mente umana si stagliava imperiosa contro il paesaggio circostante. Il Sommo Sacerdote Charb-Otti benedisse la struttura, il Re si compiacque e organizzò un banchetto aperto anche agli abitanti delle città vicine e, infine, disse:

– Etana e Udama, nobili studiosi di quello che sta sopra, a voi affido la missione. Andate sulla Luna e raggiungete le stelle. A voi affido questo filo, prodotto dalla fibre più pregiate e rare e bagnato nell’oro e nell’argento. Cucite ogni buco e rendete il Telo del Cielo forte e stabile, così come ogni cosa dovrebbe essere.

E tra gli abitanti di Eridu e delle città vicine, per la prima volta insieme allo stesso tavolo, calò il silenzio. Etana e Udama annuirono con gli occhi e in silenzio presero posto nella cesta al centro dell’elastico già in tensione estrema.

E il Re, con voce ferma e bassa, disse:

– Lanciate!

E l’elastico fu liberato dai blocchi e con un suono simile al fragore di una tempesta la cesta con i due astrolonomi volò, lontana, sempre più piccola nel cielo, puntino sempre più piccolo che alla fine scomparve. E i due astrolonomi, all’interno, ovviamente avevano paura, e mentre la terra sotto di loro si faceva sempre più piccola la Luna, invece, sempre più grande si apriva ai loro cuori. Sempre più vicina fino a quando non videro altro che lei. E infine vi si schiantarono contro. Etana e Udama uscirono dalla cesta e toccarono la superficie lunare, polvere d’argento luminescente, e presero le scale.

– Udama, proviamo con quella stella, sembra la più vicina. Tu tieni la scala, io salgo.

E, dopo soli 5 gradini, Etana raggiunse la prima stella. E vide che, effettivamente, era un buco, grande il doppio della sua testa. Ma vide anche altro. Quello che da giù, dalla Terra, sembrava luce era, in realtà, solo una piccola parte della realtà. Dal buco, infatti, provenivano suoni, e rumori, e voci. E, preso dalla curiosità, ci si infilò dentro con metà del suo corpo e guardò verso il basso e vide una città, enorme, con case altissime e scure, e fumi densi e neri che fuoriuscivano da altre case dalle forme mai viste, e ponti sui fiumi, e strani carri senza cavalli nelle strade, e milioni di uomini vestiti con strani abiti blu formicolanti davanti a strani manufatti rumorosi ed enormi e tutti quegli uomini con le facce tristi e nere e… e non ebbe il tempo di vedere altro perché una forza irresistibile lo risucchiò completamente attraverso il buco e vide solo luce, e poi buio, e poi si ritrovò come sott’acqua, e di nuovo buio e infine luce. 

– Signora, è un bel maschietto! Come lo vuole chiamare?

– Karl

Era il 5 maggio 1818.

Intanto, Udama, che aveva assistito alla sparizione di Etana, allarmatosi, dopo un minuto in cui la paura lo pietrificò, salì sulla scala urlando il nome dell’amico, giunse al buco e, anche lui, vi si affacciò oltre e vide quello che poco più di due minuti prima aveva visto Etana e… e non ebbe il tempo di vedere altro perché una forza irresistibile lo risucchiò completamente attraverso il buco e vide solo luce, e poi buio, e poi si ritrovò come sott’acqua, e di nuovo buio e infine luce. 

– Signora, è un bel maschietto! Come lo vuole chiamare?

– Friedrich

Era 28 novembre 1820.

I due amici, catapultati in tempi diversi, si cercarono per anni. Poi, il 28 agosto 1844 al Café de la Régence, a Parigi, si incontrarono e parlarono per dieci giorni e dieci notti di seguito e cosa si dissero non lo sappiamo così come loro ancora non potevano sapere che sarebbero diventati due dei più grandi riv…

Ma questa, si sa, è un’altra storia. 

Illustrazione in copertina a cura di Greta Bengasi.