Appunti sparsi su qualunque argomento che potresti aver scritto anche tu. Ma, purtroppo per me, li scrivo io e li dedico a chi affronta la vita con un White Russian in mano sognando un mondo migliore. Ma poi ci ripensa perchè tanto, alla fine, il mondo è di chi si fa la foto sorreggendo la Torre di Pisa. E va bene così.
Prologo
21 ottobre 1929, un lunedì. Iniziava una settimana come tante altre ma che in realtà sarebbe passata alla storia come la settimana… ma non anticipiamo nulla. Quel giorno alla Borsa di New York l’enorme massa di titoli azionari venduti generò preoccupazione tra azionisti e speculatori. Il giorno dopo si invitava a guardare positivamente al futuro. Mercoledì fu un’altra giornata di nervosismo nei mercati azionari.
24 ottobre 1929, un giorno passato alla Storia come il “giovedì nero”, fu il primo di una serie di rovinose giornate per il mercato azionario. Alle 11,00 si era diffuso un clima di paura, mezz’ora dopo il mercato era in preda alla psicosi, negli ambienti sede della borsa valori si respirava un’aria di profondo nervosismo, mentre già si diffondeva la voce dei primi suicidi.
29 ottobre 1929, martedì. Dopo un fine settimana di relativa calma, infine, il crollo e l’inizio di una delle più grandi e gravi crisi economiche della contemporaneità.
Crepe
Il Presidente Hoover teneva tra le mani una tazzina di caffè ormai freddo mentre con lo sguardo vagava chissà dove oltre l’orizzonte ancora nebbioso di quel grigio mattino. Le notizie che giungeva dalla Nazione non erano buone. Anzi, era pessime con ampi margini di peggioramento. Poi, infine, quasi come se il ricordo di qualcosa di impellente avesse attraversato la sua mente, si ridestò, ingurgitò il caffè, si avviò verso l’elegante scrivania e premette un bottone che, da qualche parte, fece scattare un veloce trillo elettrico. Meno di un minuto dopo, qualcuno bussò tre volte alla porta.
– Avanti.
– Presidente, ha chiamato?
– Si. Protocollo 200323.
– Signor Presidente… intende dire… cioè…
– Si. Chiedo la convocazione straordinaria del “Governo degli Ombrosi”.
Qualche giorno dopo, da qualche parte nel distretto di Punakha, Bhutan.
All’interno dell’enorme sala situata sotto la quarta montagna alla destra del campo di papaveri alla sinistra del punto dove nasce il giorno, il brusio delle voci era pari alla tensione negli sguardi.
– Ehh, caro il mio Herbert, l’ho sempre detto io… se solo voi capitalisti ci aveste dato ascolto…
– Senti, Iosif, ti pare il momento di scherzare questo?
– Però il compagno Iosif non ha torto eh… forse dovremmo riconsiderare…
– Ohh insomma, Benito, non ti ci mettere pure tu! Piuttosto, signori, iniziamo.
E centinaia di teste, all’unisono, presero i posti loro assegnati.
– Signori, buongiorno. Non starò qui a tediarvi con i soliti convenevoli, la situazione è grave. Il crollo delle borse di qualche settimana fa ha innescato una reazione a catena di portata distruttiva incalcolabile. Signori, siamo ad un passo dalla fine di quella Storia che con cura e dedizione da ormai diversi secoli pianifichiamo e regolamentiamo.
– No, impossibile! Non può essere così grave! Demagogo! È passata la Rivoluzione Francese, passerà anche questa…
– Signori, vi prego, ordine! Credetemi, so quello che dico. I dati sono inequivocabili. Licenziamenti, povertà, futuro incerto, in ognuna delle nostre grandi nazioni il numero dei suicidi è in costante aumento. Questo, cari colleghi, è quello che abbiamo sempre temuto: la Grande Depressione.
Sbigottimento misto a terrore dalle centinaia di bocche e di occhi presenti in sala.
– Lo so, signori, lo so, non è quello che avreste voluto sentire, ma dobbiamo affrontare la cosa, anche perché sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze di una Grande Depressione prolungata nel tempo. Sfiducia nelle istituzioni, astensionismo, rabbia, ribellioni, guerre civili e, infine, l’anarchia. E, dopo di essa, il ritorno allo stato naturale delle cose. Il Grande Reset. Tutto daccapo, si ricomincia da zero. Fine dei privilegi, pari opportunità per tutti.
Il terrore e la paura si impadronirono della sala, fattasi gelida.
– Una soluzione, dobbiamo trovare una soluzione!
– Schieriamo gli eserciti!
– Bombardiamo!
– A la guillotine!
– Signori, calma! Non perdiamo la testa, esaminiamo prima tutte le opzioni. Prego, fate entrare gli sceneggiatori.
E cinque secondi tre individui, barbuti e pensierosi, in silenzio salirono sul podio.
– Signori, lascio la parola al Sommo Presidente, al Sommo Segretario ed al Sommo Decano del Sindacato Unitario Scrittori, Drammaturghi, Sceneggiatori, Commediografi, Poeti e Affini.
Flebili applausi e molta attesa per quello che avrebbero detto.
– Esimi Rappresentanti dei Governi dell’orbe intero, parlo anche a nome dei miei due colleghi qui presenti. Abbiamo esaminato la situazione e, purtroppo, al momento non possiamo aiutarvi. Tutti i membri del Sindacato sono già impegnati con la stesura della trama di quella che sarà la prossima Guerra Mondiale che, come da Vostre direttive, dovrà scoppiare nel prossimo decennio, quindi, al momento, non siamo in grado di scrivere una sceneggiatura diversa per questa inattesa piega della Storia. Grazie.
E così come in silenzio erano apparsi, in silenzio scomparvero.
In sala rumore di mascelle serrate, gelo e panico.
– Beh, cari colleghi, ci abbiamo provato, non ci resta che passare al piano… oh, una mano alzata, vedo bene? Prego, prego, venga pure avanti. Ah, è lei professore, certo, salga pure. Signori, passo la parola al professore dottore emerito Zigulino, Direttore dell’IRIS, l’Istituto per le Ricerche Incredibili e Straordinarie.
Borbottii e applausi.
– Eccellenze, buongiorno. L’economia sta crollando e con essa tutto il mondo così come lo avevate immaginato e costruito. La Grande Depressione vi spaventa perché sapete che essa porterà i popoli a rivoltarsi contro il potere costituito. Vorreste che questa crisi non fosse mai avvenuta, cambiare il passato ma, nonostante noi all’IRIS siamo all’avanguardia negli studi sulla macchina del tempo, la risposta è no. Il passato non si può cambiare, ed è impossibile perché è accaduto. Non è nemmeno pensabile. Sappiamo come sono andate le cose, e così sono destinate a restare. Tuttavia, se è vero, come è vero, che il passato non può essere modificato, lo possiamo però riparare.
– Riparare… il passato? Come? Come?
– Vedete, dopo decenni di studi e di ricerche, all’IRIS abbiamo scoperto che ogni evento, ogni singolo evento, grande o piccolo, bello o brutto, crea una crepa nella struttura fluida dello spaziotempo che ci avvolge, ed è proprio grazie a queste crepe che noi prendiamo coscienza degli eventi, che noi proviamo emozioni in seguito a quello che quotidianamente accade.
– Eh…? Quindi? Ci spieghi, professore!
– Come dicevo, il passato si può riparare o meglio, le conseguenze di esso. Il Dipartimento di Alchimia del Probabile dell’IRIS ha inventato una colla alchemica in grado di ricucire gli strappi nello spaziotempo.
– Cosa? Come? Che significa? Ci spieghi, professore!
– Grazie alla colla alchemica si possono riparare le crepe che si aprono nella struttura dello spaziotempo a seguito degli eventi o delle nostre azioni. Quindi, sigillando questi strappi gli eventi che li hanno causati rimangono però è come se sparissero dalle coscienze. Faccio un esempio. Un evento doloroso? Si individua la crepa generata dall’evento e la si sigilla. L’evento rimane, ma le conseguenze emotive dell’evento stesso scompaiono. Quindi, eccellenze, non possiamo tornare indietro nel tempo per impedire lo scoppio di questa crisi, ma possiamo anestetizzarne l’impatto emotivo sui popoli.
Attimi di silenzio, poi di sbigottimento sempre più rumoroso e, infine, un diluvio di applausi e di “genio”.
Due minuti dopo il plenum dell’assemblea votò, all’unanimità, la produzione di massa della colla alchemica. In un primo tempo fu segretamente utilizzata dai vari governi sulle categorie più depresse e incupite della popolazione, come poeti, amanti e comunisti, e i risultati furono eccelsi. Infine, la colla alchemica fu liberamente messa in commercio anzi, i governi la distribuirono gratuitamente alla popolazione in un elegante kit contenente al suo interno un comodo T.A.G. (Trasduttore Aptico Gaussiamo) utile all’immediata individuazione delle fratture nelle pieghe spaziotemporali. E, lentamente, le persone smettono di essere tristi e depresse, e smettono di ammazzarsi o di covare rabbia. Quando succede qualcosa, con la colla si sigilla la frattura nello spaziotempo e l’evento smette di essere ricordato, e ogni dolore e preoccupazione svaniscono. Accadono le cose, come sempre, ma senza conseguenze emotive. E sono tutti felici ma, col passare degli anni, e poi dei decenni, anche la felicità svanisce perché non conoscendo più la rabbia, o il dolore o il rimpianto, anche i sentimenti “positivi” non vengono più riconosciuti. Fino a quando le persone non divennero apatiche, dei robot che conducevano le loro grigie vite senza guizzi di umanità. E senza l’umanità che contraddistingue, nel bene e nel male, l’Essere umano, alla fine anche la Storia smise di essere. Certo, le persone morivano ancora, ma si smise di piangere, e non ci si innamorava più, e le guerre non venivano più combattute e nemmeno più dichiarate e si perse il concetto di Pace. E l’Arte scomparve perché nessuno aveva più niente da dire o, ancora peggio, da sognare. E così dopo i decenni passarono anche i secoli, e anche il “Governo degli Ombrosi” svanì non avendo ormai più nulla da fare, e con esso tutti i Governi.
Poi, però…
Epilogo
Lo spaziotempo è fluido ed elastico ma le continue iniezioni di colla alchemica lo avevano reso, lentamente, sempre più una struttura rigida. E così, un giorno qualunque di un anno che ancora non è stato, un piccolo ed insignificante evento, come la consegna di una pizza sbagliata, causò, come al solito, una microscopica frattura tra le pieghe dello spaziotempo. E il ragazzo che aveva ricevuto la pizza sbagliata non fece in tempo a sigillare quel minuscolo forellino perché la struttura spaziotemporale si era ormai così irrigidita che non era più riparabile e quel minuscolo forellino divenne sempre più largo e profondo e, in un effetto domino inarrestabile, in pochi secondi tutto lo spaziotempo si sbriciolò e i sentimenti, che per secoli vi erano stati ricuciti dentro, come un’onda anomala fuoriuscirono tutti all’istante, sommergendo la Terra di pianti e baci e rabbia. E le persone, non più avvezze ai sentimenti ormai da generazioni, ne furono travolte, e fu la Grande Confusione. Certo, ci sarebbero di nuovo state guerre, dolori, e rimpianti, e magari col passare del tempo gli Uomini avrebbero di nuovo imparato a conoscere le emozioni e, forse, a farne tesoro per diventare migliori di quanto siano mai stati in passato. Questo noi non lo sappiamo, perché è una Storia che va oltre il nostro orizzonte. Però… nel caos della Grande Confusione si intravede, là in fondo, guardate bene, qualcuno che, per la prima volta, coglie un fiore e lo dona a qualcun altro. Ed entrambi si emozionano.