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"Ledi emotional day" è la rubrica del ledi diario di bordo in una giornata gheriglio. Dentro è scatola delle meraviglie, non sai mai cosa aspettarti ma qualcosa è sempre lì a tremare nell'ombra.

Ledi Emotional Day #5

di:

nota non a piè di pagina, ma su, su, lì dove il pesce puzza di più: approfondimento sul senso di angoscia del venire al mondo collegato all’orgasmo e al piacere che possiamo provare durante la digestione di carboidrati. Leda è sempre qui per fare il capro eiaculatorio in modo buffo e aggressivo. Oggi il personaggio con cui parlo e a cui do del tu è una figura femminile che sogna di diventare tassidermista, specializzata nell’interesse esclusivo per il proprio albero genealogico, ma che per tutta la vita lavorerà come svuota cantine insieme a due profughe prostitute che la usano per interessi materiali (letto caldo, frigo pieno, gabinetto in ceramica e acqua corrente). Collezionano alcune delle cose che trovano nelle cantine e le accumulano in un mondezzaio che hanno stabilito sia una specie di altare per fare cose approssimative su divinità del passato e riti che hanno trovato nel web, manipolati e non più attendibili. Le tre si dichiarano chiaramente artiste, attiviste, femministe, madri, performer, amazzoni, cavalieresse dello zodiaco e guerriere a forma di unicorno con tutù. Ma questo è solo un sottotesto per consentirvi di surfare nel delirio di oggi, di questo ledi emotional day numero 5. Che sia come uno Chanel? Ernest, Coco e le aldeidi. Il primo profumo elaborato della storia, non posso certo dirlo dei miei scritti che sono semplicemente contorti, non elaborati. Ma, bando alle ciance, vi lascio al mio numero cinque.

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Sto ragionando sull’eventualità di realizzare fumetti. Più passa il tempo e più mi rendo conto di essere in un perpetuo monologo con me stessa che realizza, mano a mano che vivo, una vita parallela leggibile esclusivamente dalla mia persona. A questo punto ho bisogno di farne una specie di storyboard quando mi è consentito dedicare del tempo a questa attività dilettevole, che sicuramente mangia la polvere rispetto all’andatura imposta dalla vita ufficiale e da quella parallela prodotta dalla mia testa. Dare forma grafica a quello che mi accade è un gesto inane imbarazzante perché è sempre indietro e sempre in ritardo, come un’eco al contrario, come la storia sul debito, no? Ogni moneta ogni banconota ha già caricato in culo debito: su debito su debito. Per cui correre leggeri a spalle aperte e schiena dritta ed elastica, è utopia. Non resta che uno scarto grottesco dell’esistere. Non c’è mai manifestazione di una persona perché quella non si può fermare e non si può caratterizzare. E non c’è niente di eccezionale in questo, solo costitutivo di un essere vivente che percepisce il suo vivere in questa maniera, per cui si può solo sconoscere l’attendibilità di tali affermazioni deliranti, ma comunque razionali e abbastanza comprensibili. O no?

Ora, mi viene da dire: non ti ha voluto nessuno, perché chi sembrava ti volesse, voleva altro e tu servivi come ultima e sferzante mossa disperata per raggiungere quell’altro. Fallito anche quel colpo, tu sei nella tua vita ora, con la benedizione di essere sgradita e scomoda a tutti. Non ti invidio, mi fai pena, ma alla fine della festa non me ne importa. Ti osservo come osservo migliaia di altre cose ed è la mia attività preferita perché mi serve per acquisire conoscenza. Mi considerano tutti una persona empatica, dite così no?, ma basta conoscermi bene e capirmi e osservarmi… per sapere che posso essere la cosa più bella che capiti nella vita, ma certamente non la più volgare. Infatti io non sono empatica. Io simulo l’empatia. Il mio segreto è segreto ed è grazie a questo che resto in piedi e niente potrà spezzarmi a meno che il macro contesto non cambi radicalmente. Allo stato delle cose io ho potere assoluto e discreto. Non dovete rompermi i coglioni, ma se lo fate, sappiate che avete firmato la vostra liberatoria per entrare nel mio processo di scrittura, ovvero: sarete brutalmente usati e le conseguenze non potranno più riportarvi sulle mie tracce. L’ho sempre fatta franca. Anzi, un consiglio: l’unica cosa importante nella vita, oltre alle basi della sopravvivenza e la fortuna di godere di un intelletto non inferiore a certe asticelle come risposta efficace, è la conoscenza delle leggi fondamentali, la giurisprudenza basica. Quando conosci le leggi puoi muoverti nei modi più scorretti e divertenti del mondo. Quando mi danno della “curiosa” non so se offendermi o ridere. Andate a lavorare brutti coglioni. E ricordatevi che chiunque, se potesse e ne avesse occasione, vi ucciderebbe senza nemmeno pensarci tanto.

“Quella bocca ignobile, quella bocca scavata da fellatore”, come scriveva Artaud a proposito dell’aspetto fisico di Eliogabalo. Perché, dovete sapere che ogni corpo contiene e detiene la sua apparenza. Questa riflessione albergava già in me, ma l’ho focalizzata dopo aver letto un post di Davide Pulici (fondatore di Nocturno) su Facebook a proposito dell’aspetto esteriore di una persona, della persona, defunta. Sosteneva, con splendida foto annessa, che l’aspetto esteriore di una persona coincide con il suo aspetto interiore. È una interessante verità, sicuramente critica e sinistra che lascia meno libertà e immaginazione rispetto alla più comune idea che ci sia una dicotomia tra dentro e fuori. Quest’ultima è più comoda perché crea più gioco sociale (bleah) e numerose illusorie sorprese che si vorrebbe gli altri vivessero, scoprendo chissà che cosa sulla nostra supposta e bella e altra interiorità: le famigerate aspettative del cazzo riguardano anche questa piaga culturale patologica cronica. Crescendo mi sono avvicinata sempre di più al punto di vista di Pulici che sto anche riscontrando nella meravigliosa descrizione di Artaud a pagina 71, del libro che racconta di un giovane efebo laido e feroce. Il suo corpo si addentra in bizzarre lividezze, in spalle egizie e in ammirevoli proporzioni a dispetto dell’altezza non degna di nota. L’impronta Venusiana di Eliogabalo è dovuta a sua madre, definita la sgualdrina, la cagna che non ha mai saputo far altro che prestarsi alle sevizie del Maschile. Artaud: “E quando parlo, a proposito di Giulia Soemia, delle sevizie del Maschile, intendo dire che la foia di Giulia Soemia non si accontentava di un semplice contatto di epidermidi, ma che è in un’idea rituale e per principio ch’essa si abbandonava non ai maschi che la desideravano, ma a quelli che essa sceglieva”. Ella si dà a chi le serve ed è capace di indovinare chi le servirà. Artaud la definisce un pezzo raro del sesso in quanto essa si identifica in Venere, la luna umida, il femminile tiepido, ma che non scende sino al nero. Eliogabalo porta quindi con il suo aspetto esteriore tutto ciò che sarebbe per convenzione l’interiore. L’abito fa proprio il monaco, io questo credo. E tu porterai con te la bruttezza che ti è già stata scritta addosso dalle perfide intenzioni e dalle combinazioni genetiche che sei costretta a subire, dato che come tutti, non hai mai scelto di nascere. Sarai brutta come i tuoi genitori e porterai bruttezza al mondo che tanto è capace di assorbire chiunque e tutto, anche te che sei qui per essere usata e non per spreco. Ogni persona che non ti ha voluto, e al momento sei circondata solo da queste, aggiunge sventura giorno dopo giorno alla tua triste esistenza. E io ne sono testimone e ti ringrazio perché non sai quanto sia utile per me osservare dal principio la vita di un essere umano infelice e pericoloso e malato. Tra dieci anni, tra venti, io potrò fare una stima delle ragioni che ti avranno portata a determinate azioni o circostanze, etcetera. E il tuo aspetto già racconta tutto quello che so: è straordinario. L’imprevedibilità e il caos della natura poi avranno la loro parte, perciò niente è davvero “detto”; ma la porzione oscura di cui parlo io sarà sempre una componente di un tutto di te. Conosco già alcuni di quelli che nel futuro chiamerai i tuoi traumi (e come li utilizzerai per trarne vantaggio) e di come si evolverà il tuo comportamento con le persone che avrai vicino e con gli estranei. La damnatio memoriae a cui Eliogabalo era stato condannato a nulla servì, nonostante ai suoi tempi fosse molto più semplice occultare l’esistenza di chiunque. A te è stata assegnata la condanna opposta.

Ed eccoci qui, nel tuo passato, nel mio presente di scrittura. La prossima scena la immagino sulle strisce pedonali. Ci sei tu e le tue due iene rognose. Io mi sento sempre potente, mio malgrado e nonostante tutto. Decido di sterzare per non uccidervi e procedo oltre. Non ti ho più vista e non sai che esisto. C’è solo un’ombra. Come quando ricordi all’improvviso che tutto quello che sei non ti appartiene e che ciò che ti è stato consegnato come tuo è già stato predefinito e orientato irreversibilmente. E allora è bellissimo raggiungere la disgregazione degli organi e la loro riorganizzazione illusoria per accettare che tu non sei tua e io non sono mia, mossa strategica per “prendersi cura” di qualcun altro o di se stessi. Perché pare proprio che la nostra specie si sia inventata quest’obbligo assolutamente non necessario e non voluto. E, il “prendersi cura” è un modo differente per seviziare il prossimo e se stessi, con discrezione e con quella cosa che chiamiamo amore. Fine della corsa, ma cosa vi aspettate dalla scrittrice di “Ti vitti” (ne ho ancora alcune copie a casa da potervi vendere con tanto di dedica, ovvio. Ovvio!)? Una persona mi ha ripetuto più di una volta che sono isterica. Bene, Lowen dice questo, in Il linguaggio del corpo: “Quando la funzione genitale si stabilisce solidamente nell’organismo, diventa operativa un’economia energetica adulta. L’oscillazione pendolare dell’energia, che è il principio della realtà e costituisce la base della percezione dell’Io, è ora ancorata ad entrambe le estremità: il cervello e i genitali. Non è inverosimile pensare che in circostanze alquanto insolite possa verificarsi una regressione. Comunque, finché questi due ancoraggi restano sicuri, l’organismo sarà in grado di regolare entro certi limiti la quantità di produzione energetica in rapporto alla quantità di scarica energetica. Inoltre, finché si mantiene questo equilibrio, il carattere isterico è in grado di evitare l’ansietà, di conservare il controllo e di avere sempre un certo contatto con la realtà. Ho detto nel paragrafo precedente che il carattere isterico arriva alla terapia perché qualcosa è sfuggito al controllo: ciò significa che si è sviluppata angoscia. Il meccanismo nevrotico di regolazione è fallito. Ci si potrebbe chiedere: perché è accaduto? per quali circostanze? Prima di rispondere a queste domande, vorrei osservare che attualmente un carattere isterico può intraprendere una terapia analitica anche perché il controllo è troppo efficace. La produzione di energia e la formazione dell’impulso possono diminuire al punto da rendere impossibile una funzione soddisfacente nelle attuali condizioni di vita. La nostra società competitiva richiede un grado abbastanza alto di aggressività. In circoli più avanzati ci si aspetta dalla donna anche la capacità di godere dell’esperienza sessuale. Si tratta di fattori culturali nuovi che hanno mutato il quadro psicanalitico della nevrosi e che sono, almeno in parte, dovuti alla divulgazione di concetti psicoanalitici”. Stop, non farò dei disegnini o dei commenti a questi stralci di testo. Io penso soltanto che o nessuno debba imparare a leggere e a produrre linguaggio a cui attribuiamo un senso (ormai in modi abbastanza consolidati), oppure muovete il culo e leggete. Agli animali di altre specie non può accadere mai di imbattersi nei propri simili e non condividerne il codice.

Lettori cari, vi lascio con una poesia che faccia da bomboniera alle mie supposte nevrosi condivise:

Verso il basso. Lì vengo presa, attratta,

verso il basso. Il fatto è

che mai riesco a sentirmi superiore.

Non che mi piaccia la canaglieria

o la malizia che allude furbastra

ma sempre mi ritrovo nella rissa

e accetto quella lingua piatta e bassa

e poi alla fine sono io che perdo

mentre millanto il crimine più orrendo.

Patrizia Cavalli, “Io lì c’ero già stata”.

Immagini di Betadine