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"Ledi emotional day" è la rubrica del ledi diario di bordo in una giornata gheriglio. Dentro è scatola delle meraviglie, non sai mai cosa aspettarti ma qualcosa è sempre lì a tremare nell'ombra.

Ledi Emotional Day #7

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Oggi vi racconterò del metodo di Concettina, donna, appunto, di concetto e vivo intelletto. E’ una battuta, sapete tutti che il significato di questo nome è concepita o concezione, nel senso dell’Immacolata Concezione, nel senso della Madonna e del Cristo, nel senso del pancione della donna incinta di Luce divina, nel senso di sacro, nel senso di false icone, nel senso del palo. Non mi riguarda comunque l’indagine sui nomi, né tanto meno sui personaggi principali della narrazione cattolica. Oggi appunto vi racconto di Concettina e del suo metodo. E vi state muti.

C’era questa vecchia zia che poverina, mischinedda, era molto ignorante. Lei aveva solo la quinta elementare e lo sapeva di essere ignorante e quindi si sentiva sempre inferiore e in difetto, pronta a scivolare su pavimenti bagnati di fresco. Allora Concettina quando si usciva e si stava in pubblico adottava un sistema infallibile: il mutismo assoluto. Stando muta appariva agli altri molto saggia, misteriosa e intelligente. Concettina era anche molto ambita perché tutti gli uomini invidiavano a zio Turi quella moglie così taciturna e gradevole. Le altre ciarlavano senza mai finire e spesso non succhiavano nemmeno gli uccelli, per cui non si poteva sperare nemmeno nella pausa cazzo in bocca. Concetta era considerata da tutti una santa, una donna irraggiungibile che metteva anche una certa soggezione. Così un giorno, una, durante un incontro pomeridiano per il caffè bollente e nero, suggerì alle altre che Concettina stava muta perché non aveva i denti e si vergognava di quella bruttezza inopportuna. Presto la voce si sparse in giro, così secondo i voleri di chi l’aveva messa in piedi, e andò nelle case di tutti a creare scompiglio. Iniziarono a parlarne anche gli uomini, ridimensionando il loro desiderio e mettendo avanti le mani perché “in verità io l’ho sempre saputo, ma non volevo essere maleducato con la signora”. Concettina non poteva difendersi perché avrebbe tradito il suo metodo e perciò si confidò con Turi che le disse di stare tranquilla, che tanto questa tempesta sarebbe passata come tutte le altre. Turi però non conosceva i pensieri che in quel momento stava facendo Antonio, il panettiere che abitava all’angolo. Antonio si stava facendo due conti e si disse “ma se Concettina non ha i denti, sicuramente fa dei bellissimi pompini come quelli che mi facevano le prostitute vecchie quando papà e lo zio mi portavano a 11 anni alle case chiuse”. Antonio decise così di combinare una peripezia. Concettina scendeva a prendere il pane tutti i giorni e quel giorno Antonio decise di rischiare il tutto per tutto. Quando Concettina entrò nel panificio, Antonio si tirò fuori la minchia e lei cacciò un urlo tale da spalancare la bocca. Lestissimo, Antonio le prese la testa e con un abile colpo ci ficcò dentro tutta la sua intelligenza a forma di tronco. Concettina a quel punto affondò i denti nella carne e Antonio si trovò così con del companatico pronto per la merenda mattutina. 

Sembrerebbe proprio che “il metodo di Concettina” abbia una morale e un messaggio alla fine, ma non è così, la vita è casuale e dispersiva, non sempre si riesce a evitare gli scemi che cercano messaggi ovunque, in qualsiasi opera di finzione e non solo. Non ci sono messaggi in bottiglia, né in cassetta, né sulla griglia. Ecco, solo che ho pensato molto ai miei denti e al fatto che mi impressionano un po’ come le ginocchia. L’altro giorno ero al Calessino, a pranzo con amici musicisti che avevano appena finito una registrazione al Tatum – art jazz club e uno di loro ci racconta che qualcuno gli aveva fregato gli occhiali da sole. Insomma, diceva che augurava alla persona in questione varie cose tra cui lo sbriciolamento della rotula. Ho trovato molto giusto quell’augurio, io prego per cose ben peggiori, ma chiaramente quando ho sentito le parole “sbriciolare” e “rotule” nella stessa frase e per di più strettamente connesse tra loro, ho avuto un mancamento. Sui denti cosa potrei dire: alcuni anni fa mi è capitato di sognare di perdere i denti a sfoglie, tipo squame di pesce o di pelle di serpente. Non riesco a restituirvi bene l’immagine di tale lugubre e ripetitiva e infaticabile angoscia, vi basti sapere che ricordo questo sogno nonostante siano passati sicuramente cinque anni, se non di più. Ricordo pure che dormivo nel letto di via Fornasini a Bologna e che non riuscivo a svegliarmi per sfuggire a quella sevizia.

Domani sera nello spazio Huns der Kunst all’interno dei Cantieri culturali alla Zisa avrà luogo un recital con testi scritti da me e letti da Andrea Masu, in occasione della chiusura della personale di Francesco Surdi curata da Landscape. Ieri abbiamo fatto un sopralluogo per capire come organizzare la scena e non vedo l’ora che sia domani sera. Voi leggerete questo ledi emotional quando tutto sarà più che concluso, ma chissenefrega. Ho mal di schiena e ho l’intestino pieno. E no, non credo che le due cose siano collegate. Vorrei solo sentirmi più leggera e invece ho nuotato in piscina con l’intestino pieno e il ventre conseguentemente gonfio. Vorrei andare a Las Vegas e sposarmi, settimana prossima. Leggo a rilento e ho molti libri in coda che attendono e questo mi rende nervosa, come sapere che a casa c’è la lavastoviglie che ho fatto partire prima di uscire che avrà terminato i suoi gorghi pazzi. C’è anche il costume azzurro color piscina della piscina appeso sopra la vasca da bagno perché piove, ma mi sorge il dubbio che stia gocciolando lentamente sul pavimento verde del bagno nonostante io l’abbia strizzato ripetutamente. Forse dovrei solo fare una bella gita in macchina, correre con la musica che mi piace in autostrada. Comunque, penso che alla fine di questo orrendo e inutile pomeriggio io possa tornare alla mia posizione orizzontale e andare avanti con Archer. Lo sto riguardando dopo tre anni per riagganciarmi alle stagioni che non ho più visto perché sono del cancro e se cambio vita può succedere anche questo, di allontanarsi da tutto ciò che ami per ritrovarlo in altre forme, perderlo continuamente e non mollarlo mai al tempo stesso. Un altro argomento che potrebbe suscitare sgomento è il lentissimo rilascio di calde flatulenze, oscura sfilata di ciò che si cela nella caverna e che ha importanza ben più importante. Riflettendo sui caratteri individuati dalla psicanalisi questo mio involontario, apparentemente, trattenere è ben spiegato, lungamente. Io di solito procedo spedita nel defecare, ma non è sempre stato così. E ora, quando saltuariamente retrocedo a passati remoti dimenticati ma vivi nei sensi, le ragioni sono sempre di sesso e potere e dolore. E sono quattro giorni che non scarico i rifiuti solidi del mio corpo nel contenitore apposito che abbiamo delegato per questo compito. La delizia è che scrivendone, comunque mi eccito e inizio a sentire le vibrazioni conosciute e temute verso cui corro, impaziente e avida di libidine. Vorrei più attenzione e pertinenza ed esitazione nel trattarmi.