di: Pippo Gurrieri
Con il titolo Matar a Franco Lorenzo Micheli pubblica il suo quarto libro sugli anarchici spagnoli e la loro incessante lotta per la libertà. I primi tre, nell’ordine: Los olvidados, Il maquis dimenticato e Una comunità proletaria, affrontano in maniera non cronologica alcuni periodi salienti della loro esemplare vicenda politica e umana: il primo gli anni venti del ‘900, l’aggressione mortale ai sindacalisti, i gruppi di pistoleri messi assieme per difendere la Confederaciòn, le dure battaglie dei lavoratori contro un padronato senza scrupoli; il terzo il clima effervescente dei primi anni trenta, la grande capacità aggregativa del movimento, gli atenei libertari, le associazioni giovanili, femminili, di quartiere che assieme ai sindacati e alla Federaciòn Anarquista Iberica formavano una vera Comunità proletaria; il secondo tratta dei gruppi della guerriglia clandestina che dopo la sconfitta del ’39 daranno del filo da torcere al regime fascista retto dal generalissimo Francisco Franco, fino al progressivo annientamento, che comunque non sarà mai definitivo.
Con il quarto volume l’autore ci racconta di un aspetto particolare, benché importantissimo, del periodo guerrigliero: i tentativi di eliminare il dittatore.
Gli anarchici erano convinti, e non torto, che una volta fatto fuori il Generale il regime si sarebbe accartocciato su se stesso, in preda alle sue contraddizioni e alle sue tante anime e ai differenti interessi, che solo Franco riusciva a tenere assieme.
Da qui i numerosi tentativi, dalla fine della guerra civile fino ai primi anni sessanta, messi in atto per colpire “il cuore dello Stato”. La maggior parte sono azioni che richiedono armi, attrezzature, denaro, rifugi, collegamenti, complicità, piani di fuga. Azioni che non possono essere eseguite senza una discrezione assoluta.
Non tutte le basi operative sono oltre i Pirenei, in territorio francese; molte sono nelle regioni di confine, o all’interno delle maggiori città. A volte si tratta di reperire un aereo e puntare dritti verso una nave militare da dove il Generale deve presiedere a delle manovre della marina; altre volte di attendere il passaggio del convoglio che porta Franco verso i luoghi della sua villeggiatura, per farlo saltare in aria; altre ancora organizzare in tutta segretezza un agguato mortale durante un raduno di regime nella capitale. Oppure puntare su azioni di piccoli gruppi, magari di singoli, più facilmente mimetizzatili e neutralizzabili. Fatto sta che le hanno provate tutte, sono arrivati spesso all’istante finale, ma poi si sono dovuti arrendere per un imprevisto, un guasto, magari l’arrivo di una scolaresca con bambini sbandieranti posti tra loro e il dittatore.
Così Francisco Franco è riuscito a tirare fino agli anni Settanta e a morire sul proprio letto. Senza aver prima annientato la resistenza, centinaia di vite di ragazzi e di adulti dedicate alla Causa, stroncate sul campo, torturate e uccise nelle caserme o nelle prigioni, fatte sparire nelle carceri e nei campi di reclusione. Diverse generazioni di generosi antifascisti e di libertari tanto idealisti quanto pragmatici sterminate con la speranza nel petto e i mitra o la dinamite in mano.
Hanno dell’incredibile l’abnegazione, il coraggio, la forza di volontà, la fede di queste donne e questi uomini; e se lo stillicidio di militanti, di organizzazioni clandestine, procedeva, per almeno un ventennio altri prendevano il loro posto.
In questo racconto avvincente, affascinante, palpitante, dove non ci sono eroi ma individui normali che in situazioni anormali si rapportano di conseguenza – certamente in un contesto di sconfitti, di delusi, di terrorizzati, com’è ovvio, anche se constatarlo fa male – ci sono anche coloro che hanno svolto compiti di supporto, di preparazione, di organizzazione. Fra essi anche un ragusano, Franco Leggio, un anarchico di Ragusa affetto da “spagnolite” (come venivano quasi dispregiamente additati gli anarchici che hanno sempre supportato la Spagna libertaria anche quando tutto sembrava perduto). Di Franco, del nostro Franco, parla il libro quando descrive un attentato dimostrativo a Valencia, ai primi anni Sessanta, in un luogo dove una settimana prima aveva parlato il Generale. Un modo per dire: ci siamo, ti seguiamo, prima o poi ti prenderemo.
Ed eccolo lì, Franco Leggio, in fondo a sinistra nella copertina, assieme ai tanti generosi che, se non riuscirono ad uccidere il dittatore, riuscirono tuttavia ad alimentare una speranza.
Lorenzo Micheli, “Matar a Franco – Gli attentati degli anarchici contro il generale”, La Fiaccola, Ragusa 2022, pag. 100, euro 10. Per averlo scrivere a: info@sicilialibertaria.it