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Il suicidio dei preti

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Perché mai i preti (e i religiosi e le religiose in generale) dovrebbero suicidarsi? Ci parlano di vita dalla mattina alla sera, di difesa della vita, persino di quella dell’embrione quando ancora è un “coso” di pochi giorni; in nome della vita condannato l’aborto e la contraccezione… insomma la vita per essi è tutto. Eppure il fenomeno dei suicidi all’interno del mondo religioso, e della Chiesa cattolica, è alquanto diffuso, e contraddice palesemente l’amore per la vita sbandierato ai quattro venti.

Ad affrontare questo singolare argomento è Pierino Marazzani nel libretto “Il suicidio nella storia della Chiesa”, sottotitolo: “Come il clero pone termine alla propria vita grama e ipocrita”, pubblicato nella collana Anteo delle edizioni La Fiaccola, casa editrice ragusana, nel 2013, con prefazione di Valerio Pocar (per info e acquisti info@sicilialibertaria.it).

L’autore è noto per molte altre pubblicazioni, e soprattutto per il “Calendario di effemeridi anticlericali” che da oltre trent’anni ci offre numerosi esempi (uno per giorno, al posto dei nomi dei santi, per essere precisi) delle, diciamo così, contraddizioni della Chiesa: pedofilia, inquisizione, roghi, caccia alle streghe, scandali finanziari, guerre e crociate, sterminio di eretici, condizionamenti della politica e interferenze in materia di diritti civili, di libertà religiosa, di privilegi ecclesiastici; ma anche contraddizioni un po’ speciali e umoristiche, come incidenti automobilistici di preti e pellegrini, ed altre disgrazie (tipiche quelle dei fulmini che colpiscono i campanili) che denotano la fallacia della protezione divina verso i più devoti fra i devoti.

In questo libretto di appena 66 pagine Pierino Marazzani, com’è nel suo stile, seziona e seleziona il fenomeno dei suicidi in termini sia cronologici ma anche di categoria: dopo averci introdotti sui “Sistemi usati dal clero per suicidarsi”, elenca:

Suicidi di vescovi e capi congregazioni.

Suicidi di preti, seminaristi e diaconi.

Suicidi di religiosi, religiose e novizi.

Suicidi di laici fautori del clero.

Suicidi in luogo sacro o istituto religioso.

Suicidi di vittime di preti pedofili o erotomani.

Come fa notare Valerio Pocar nella Prefazione, “Il suicidio è un gesto estremo che supera il principio di autoconservazione che assiste tutte le entità biologiche. Come tale è segno – salvo che in taluni casi – di un’acuta sofferenza o di un profondo smarrimento esistenziale che non può non sollecitare l’umana comprensione, la pietas che dovrebbe ispirare il rapporto con l’umanità dolente e, quanto meno, il più profondo rispetto”. Ma, si chiede il prefatore, “E’ questo anche il pensiero della Chiesa?”. La risposta è no! La Chiesa ha sempre condannato il suicidio, sia di laici che di credenti o dello stesso clero, mostrandosi ostile in maniera impietosa verso coloro che mettono in atto tale scelta, fino al punto di rifiutare di celebrare i funerali dei suicidi, anche se quando si tratti di cattolici osservanti (con qualche eccezione, …i soliti raccomandati!).

Il Catechismo della Chiesa cattolica (2280-2283) ancora considera l’atto del suicidio un esecrabile peccato contro Dio, colui che ti dona la vita e che ne è padrone; un atto di insubordinazione imperdonabile, una ripresa dell’autonomia decisionale.

A parte il fatto che la condanna della Chiesa non ha impedito la pratica del suicidio, né la impedirà; questo atteggiamento, così come i suicidi dentro la sfera ecclesiastica, fanno emergere un’altra gran bella falla nella dottrina cattolica.

Tra le altre cose Valerio Pocar fa notare come la Chiesa promuova da sempre il culto dei martiri, moltissimi dei quali e delle quali santificati nel corso dei secoli; Pocar ci invita alla riflessione sul concetto di martirio, se cioè la decisione di farsi martirizzare fino alla morte non possa essere assimilata a una qualche forma di suicidio, sia pure ispirata da alti e superiori ideali.

L’argomento del suicidio richiede una sensibilità e una capacità di analisi non comune, ne siano protagonisti laici o clericali, religiosi o atei, agnostici, ecc. Questo piccolo libro, nella sua leggerezza, lo affronta con la dovuta serietà, sia pure il suo obiettivo sia dichiaratamente quello di mettere in risalto l’ipocrisia della Chiesa cattolica.