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La nuova precarietà

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L’università dovrebbe essere il luogo in cui si impara a esercitare il pensiero critico. Diciamo dovrebbe, perché di fatto così non è: i percorsi universitari sono strutturati sempre più frequentemente sulla base delle esigenze del mercato del lavoro e delle aziende. L’università serve a preparare i/le futur* sfruttat* di domani, coloro che a breve sperimenteranno sulla propria pelle le conseguenze della precarietà, economica ed esistenziale. E questo vale sia per le Università “povere” del Sud che per quelle ricche del Nord, seguite, marcate strettamente dal mondo delle imprese sia per condizionarne i programmi e i metodi che per accaparrarsi i risultati, in termini di progetti che di “materiale umano”.

Da queste premesse parte l’agile libretto “Precarietà nova”, racconti di quotidiano sfruttamento tra università e lavoro, pubblicato per i tipi delle edizioni La Fiaccola di Ragusa nel 2018, e curato dal collettivo bolognese “Exarchia”, un gruppo di studenti universitari di matrice antiautoritaria, che dal nome, si ispira al noto quartiere ribelle e libertario di Atene. Il collettivo ha infatti rispolverato il vecchio metodo dell’inchiesta per entrare dentro il problema nella maniera più corretta.

Scrivono gli autori: “Crediamo che lo strumento dell’inchiesta permetta di riconoscere come la dinamica generale di precarietà e di atomizzazione delle relazioni sociali in funzione di un maggiore sfruttamento capitalistico, sia una dinamica che investe ogni settore lavorativo, ogni tipo di campo disciplinare e ogni fase della vita: non è solo il mercato del lavoro a essere strutturalmente sempre più precario, con le decine di tipologie di contratti-fuffa, il Job’s Act, il sistema delle false cooperative e la disoccupazione giovanile al 40%, ma lo stato drammatico della scuola pubblica e dell’università ci mostrano come il mondo della formazione risulti una “palestra” di precarietà a tutti i livelli.”

Se queste sono le premesse, si potrà già pensare a quali conclusioni arriveranno gli autori, dopo aver suffragato le loro idee con i risultati dell’inchiesta. L’origine, l’idea della pubblicazione, nasce da due stimoli, il primo è un’altra inchiesta, realizzata all’interno del policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna tra lavoratori e lavoratrici specializzand*; il secondo scaturisce da un dibattito tra militanti del collettivo stesso e altre persone-conoscenti-amici a proposito dello scollamento in atto tra militanti politici e loro collettivi e quello che definiscono “il resto del tessuto sociale”. Cioè quali sono i limiti, gli atteggiamenti, le posizioni e le supposizioni, le culture, le presunzioni, dei giovani politicizzati che hanno portato a questa loro progressiva marginalizzazione? Dagli esiti di questi due spunti è sorta l’idea di realizzare l’inchiesta sulla precarizzazione dello studio e della vita degli studenti universitari bolognesi, per far emergere dalla loro viva voce gli aspetti salienti della loro condizione, “dagli affitti altissimi alla capitalizzazione di ogni forma di divertimento, dai numerosissimi sgomberi di spazi di aggregazione e politica al deserto culturale che Comune, Questura e Università hanno scientemente provocato nella città della speculazione economica e della cementificazione selvaggia”, che fanno di Bologna “un laboratorio per antonomasia di politiche di precarizzazione giocate sulla pelle di molt*”. 

Naturalmente l’inchiesta non può non chiudersi con delle proposte per uscire fuori da una simile situazione: l’ultimo capitolo è infatti dedicato al tentativo di elaborare politicamente una strategia di contro-attacco e di solidarietà dal basso fra studenti e lavoratori/trici vittime delle stesse dinamiche di oppressione e sfruttamento. 

Il lavoro tratta dunque di formazione (percorso scuola-università. rapporti umani e gerarchie); di Riforme e ideologia dell’università-azienda; di tirocini, 150 ore, dottorati, Garanzia giovani, Servizio Civile; di diritto allo studio (borse di studio e calcolo ISEE, mensa, affitti, alloggi, mobilità); di logica del sistema (politica della precarietà, critica della meritocrazia e dell’auto-imprenditorialità, di spazi urbani da consumare) e infine di Resistere, organizzare, contrattaccare.

77 pagine piene, anzi, strapiene di stimoli e riflessioni. Da non perdere.

Collettivo Exarchia, “Precarietà nova. Racconti di quotidiano sfruttamento tra università e lavoro”, edizioni La Fiaccola, collana La Rivolta, Ragusa 2018, pagg. 77, euro 5. Richieste e info: info@sicilialibertaria.it