di: Pippo Gurrieri
Paola Mazzaroli era un’anarchica triestina deceduta all’età di 62 anni il 22 dicembre del 2018 dopo un anno di malattia e svariati mesi di sofferenza. Attivissima sin da giovane nel locale Gruppo anarchico Germinal, dov’è arrivata nel 1975, ha speso la sua vita nell’ambito dell’anarchismo, dell’antimilitarismo, del femminismo, della cultura militante, dell’arte, della cucina, dell’erboristeria. Io, come tutte e tutti coloro che l’anno conosciuta, la ricordo sempre sorridente e premurosa; sono stato ospite a casa sua nel corso di un giro di conferenze nel Nord-Est, ed ho potuto apprezzarne ulteriormente la simpatia oltre alla profondità della sua militanza politica e umana, fortemente radicata nel territorio friulano ma ricca di respiro transnazionale.
Prima di morire ha pensato di lasciare una somma di denaro da dedicare alla pubblicazione di testi coerenti con le sue principali passioni politiche. Ed è così che sono sorti, da poche settimane, “I quaderni di Paola”, un’iniziativa editoriale il cui scopo è “sostenere e promuovere e diffondere il pensiero, le pratiche, le culture e tutte le idee, arti e filosofie che si pongano nell’ottica della liberazione individuale e sociale partendo o avendo come oggetto l’elaborazione femminile, il pensiero femminista, la storia delle donne, il pensiero anarchico, l’educazione libertaria, la lotta alle discriminazioni, i movimenti femministi e lgbtqia+”.
Il primo impegno editoriale della nuova casa editrice è quanto di più vicino ci poteva essere all’esperienza di Paola: la riedizione, in una nuova traduzione italiana, dell’autobiografia di Emma Goldman “Vivendo la mia vita”, un’opera uscita in Italia tra gli anni 1981 e 1985, in tre distinti volumi per complessive 679 pagine, a cura delle edizioni “La Salamandra”, ma monca del quarto volume, che dovette attendere altri 8 anni, dopo la chiusura de La Salamandra, per uscire con “Zero in Condotta” nel 1993. E naturalmente, da tempo esaurita.
Anche questa nuova edizione sarà suddivisa in quattro volumi, di cui il primo, che ha visto la luce nel mese di maggio, consta di 348 pagine e riguarda il periodo che va dal 1889 al 1899.
Emma Goldman è figura singolare dell’anarchismo mondiale; ebrea lituana, nata nel 1869, è costretta a rifugiarsi negli Stati Uniti, dove entra in contatto con le numerose colonie di anarchici provenienti da tutto il mondo, fra cui un’attivissima comunità di anarchici ebrei. Da allora il suo contributo politico e ideologico sarà instancabile e originale, avendo cura a mettere in rilievo il ruolo della donna nella società, nelle lotte, nelle stesse file del movimento in cui militava, dove stereotipi e pregiudizi non mancavano a dispetto di idee avanzate e radicali. Il suo pensiero è quindi sin da subito di rottura, ma costituisce un’opera di chiarimento e definizione ancora oggi rimasta attuale e basilare.
Emma Goldman negli USA è militante delle grandi battaglie sindacali per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, subisce repressione e carcere, divieti di dimora, espulsioni. Di estrema importanza la sua battaglia femminista in polemica con le suffragette impegnate a conquistare il voto alle donne, che lei contesta fortemente come un fallimento già verificato per gli uomini ed una battaglia quindi persa in partenza per le donne. Nel 1906 fonda, assieme al suo compagno Alexander Berkman, la rivista “Mother Earth” (Madre Terra). La sua lotta per diffondere la cultura del controllo delle nascite le provocherà non pochi problemi con la giustizia e la società bigotta americana (su questo aspetto si può leggere il suo “Amore emancipazione – tre saggi sulla questione della donna” edito da La Fiaccola di Ragusa con più ristampe nel tempo, di cui è in procinto una nuova edizione).
Oratrice impeccabile sia in piazza che nelle sale al chiuso, porta la sua parola a milioni di persone. Espulsa con Berkman dagli USA per l’attività contro la coscrizione militare obbligatoria in occasione della prima guerra mondiale, allo scoppio della rivoluzione d’ottobre in Russia rientra nel suo paese entusiasta per gli sviluppi della situazione politica, cui dà il suo immediato sostegno. Tuttavia il suo sguardo critico e l’osservazione della progressiva degenerazione degli eventi, man mano che la dittatura del partito bolscevico assumeva i caratteri del totalitarismo, la porteranno a denunciare i numerosi casi di repressione verso le correnti rivoluzionario e anarchiche, e come la rivoluzione avesse perso in breve tempo il suo spirito di liberazione per trasformarsi in un nuovo incubo per il popolo russo.
“Se non posso ballare non è la mia rivoluzione” sarà la frase, divenuta celebre, con cui prenderà le distanze da Lenin, Trotsky e compagni. Sulla sua “disillusione” in Unione Sovietica scriverà un pamphlet importante e numerosi articoli, e darà vita al comitato di sostegno internazionale agli anarchici in prigione. Vivrà quindi tra Francia e Canada, sempre in primo piano nelle grandi battaglie, come quella per strappare Sacco e Vanzetti alla sedia elettrica. Si recherà in Spagna durante i mesi della rivoluzione e della guerra civile antifranchista. Morirà a Toronto nel 1940.
Abbiamo potuto avere tra le mani questo nuovo primo volume della sua corposa autobiografia, e attendiamo che escano gli altri quanto prima, ansiosi di scoprire la nuova traduzione. Con rammarico abbiamo notato come il libro manchi di una prefazione o una introduzione che affronti, sia pure sommariamente, il pensiero e la figura della Goldman, la cui conoscenza verso le nuove generazioni non è da dare per scontata. E auspichiamo che l’ultimo dei 4 tomi, quello che si chiude nel 1928, possa essere arricchito da una appendice in cui si riepiloghino gli ultimi 12 anni di vita della nostra; anni, come si sa, di fascismo e nazismo, di guerre, di rivoluzioni, di diritti e conquiste ma anche di altre grandi disillusioni.
Goldman Emma, Vivendo la mia vita, 1, Quaderni di Paola, Milano 2023, p.348, euro 16,00