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Livori quotidiani, quelli classici. Solo che dalla routine quotidiana noi ne parliamo in termini social-musicali. Si, tutti fenomeni di costume più o meno italici ma soprattutto tratti dai usi e costumi dei social che provocano allergie, fastidi, singulti, movimenti peristaltici, etc. Ma si parla anche di tutte quelle musiche che fatichiamo ad accettare o non abbiamo più l’età per ritenere speciali: una scena che scena non è mai stata da qualche parte remota o nella città in cui si fatica a vivere. Figurati quella indipendente, che è tipo il mainstream ma con meno zeri nei cachet!
Riflessioni poco ponderate (si, il controsenso certo, ovvio), scritte a raffica durante insonnie da weekend, farmaci per il reflusso/gastrite inerenti il mondo della musica italico, i (mal)costumi dei social che sembrano l’avanspettacolo da tv locale di tanti anni fa.
Mi correggo: il cabaret è meglio di questa farsa imprenditoriale moderna, che va bene eh, ma vi state portando i coglioni con le pari opportunità che vogliono i poppettari (o polpettari secondo la terminologia catanese)dal basso che vogliono essere manipolati, ma compiacendosi.
Vabbè, ne leggete uno al mese dei LIVORI QUOTIDIANI.
Se non gradite questa rubrica all’interno di questa - suppongo - rispettabile webzine, lamentatevi con il caporedattore.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari, è del tutto casuale.

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LIVORE #20. DELLA FINE DEL 2022

di:

Solito orario, le quattro o più meno lì attorno.

L’ultimo livore e me ne andrò che non se ne può più di tutto queste opinioni finte che si leggono sui social e che non danno mai qualcosa più di un freddo vuoto.

Si, Pezzali come leitmotiv interiore, come disagio perpetuo. Virus intestinali, Aspirina C, Normix (‘na specie di Imodium), il correttore di questo cazzo di google doc che mi spazientisce, la solitudine necessaria, le velleità, i video di Frank Gramuglia, i post sulle auto del passato, la nostalgia come pastiglia non canaglia, il personaggio interiore, il paesaggio inferiore, depilarmi il pube si o no? A lei piacerà? Come mi preferirà?

L’ossessione per la compagnia, il video meraviglioso del tipo che dice che i man & skin (se lo scrivo correttamente muori) sono dei robot spiegandolo facendo riferimenti addirittura a Leonardo e alla gioconda, la ricerca della verità, un altro mese di ban perché ho scritto “sprangate” sotto il post di un mio amico, perché questo incita all’odio, non come quei maledetti stolti che dicono che la Polonia “si è sparata” du missili da sola, definendo finalmente quella linea del vero negazionismo: nel 1939 la Germania nazista non l’ha invasa, i polacchi si sono invasi da soli.

Finalmente ci siamo, sono usciti allo scoperto (capendolo o meno), ecco servito il negazionismo delle origini: NON C’È MAI STATO NESSUN OLOCAUSTO.

La storia è una proiezione psicotica della civiltà occidentale scritta da quattro massoni con la passione per gli zaffiri (citazione da ultima stagione di serie TV uscita di recente).

Insomma siamo alla frutta, se poi ci metti che leggi pure robe tipo che 2022 è composto da tre due che sommati fa 6 e che sono appunto 3 cifre e che quindi è 666, io direi che sarebbe bene buttare le chiavi di questo pianeta nel cesso.

-> parte immediatamente in riproduzione Fly Me To The Moon di Frank Sinatra.

Schiavi felici ecco cosa siamo. Dopo 20 anni di tentativi sono tornato indietro di nuovo un contratto precario ma finalmente, grazie alla volontà di esseri umani decenti, c’è un clima in ufficio anch’esso decente. Non capita tutti i giorni e, grazie alle leggi universali cosmiche non sono più uno statale.

Si, puntuale lo stipendio da statale ma, cristo, che merda avere a che fare con gente frustrata e assenteista, la merda che è il reparto scuola è la summa totale del fallimento della nostra società. Si ho lavorato a scuola, si fa cagare lavorare a scuola.

Oggi ho visto Conte alla tv, mi sembra una persona normale, dice cose sensate, ma preferirei qualcuno che dicesse “prendiamo tutti gli stronzi che non capiscono che il problema non sono i migranti e mandiamoli in navi precarie senza cibo né acqua per giorni. Non si può fare perché questo oggi è incitare all’odio, quelli che invece non fanno scendere dei poveri cristi da una nave per cure mediche o per asilo no, quei figli di puttana (nell’accezione sia maschile che femminile fate finta ci abbia messo una schwa) non incitano all’odio.

Forse è davvero l’ultimo livore, è inutile lottare, è inutile dare un senso al buon senso, accettiamo la schiavitù, accettiamo il fatto che non progrediremo mai, il cyberpunk come il noir, qualcuno direbbe letteratura di genere ma invece è sempre più realisticamente inquietante. Qualcuno che mi legge ha mai letto Zola? No, non credo.

Ammesso ci sia qualcuno che mi legga.

Comunque quel sant’uomo di Zola disprezzava la società sua contemporanea e la descrive così, cioè incline a “bagordi, dimentica le sofferenze degli umili e dedita al vizio come sua unica divinità”, ovviamente una società che se ne sbatteva totalmente delle lotte sociali giuste (miglioramento condizioni lavorative, diritti civili) e di quelle meno importanti (minchiate sui social).

Dico sempre le stesse cose, il mio destino è scritto forse, la radio mi ripete “oggi è sabato” io non uscirò”.

Cito un mio amico con cui suoneremo dal vivo una manciata di date a dicembre, del suo primo album, l’Uomo Nudo. Se non sapete chi è Mapuche recuperatelo, usciva dieci anni fa questo disco dai testi spiazzanti e pregni di significato, L’Uomo Nudo si chiama l’album, “Fogna” la canzone da cui ho estratto la frase qui sopra in corsivo.

Vorrei essere più ironico come tutti gli altri bloggers qua dentro, ma cosa cazzo c’è da ridere? Non c’è più nulla da ridere. Niente, niet, nisba, nein.

Probabilmente sarà per davvero l’ultimo livore (mi prendo una pausa tranquilli che non riesco a stare troppo senza rompere le scatole), poi ne faccio un libro; rifletto su quanto è sbagliato esporsi in questa società dove se non fai un reel con la colonna sonora di interstellar non ti caga nessuno, dove si esiste solo sui social e l’intelletto è confinato in spazi angusti in cui i superstiti del culto dell’intelligenza faticano a incontrarsi. L’idiocrazia, il documentario sul futuro, la dittatura dei deficienti. Pensavo dovesse ancora arrivare ma ci sto (stiamo) dentro da sempre, non me ne ero accorto, forse era un simulazione come in un libro di Philip K. Dick, dove non si capisce mai cosa è reale e cosa no, ma credetemi è reale.

Siamo circondati.

È finita già da un pezzo.

Novembre il mese definitivo, tra il compleanno e la chiusura di due album (il gruppo punk’n’roll e il mio nuovo del mio alter ego Lacinskij scritto durante la residenza d’artista di Cantieri In Movimento tra Catania e Dresda) tutto sembra presupporre il vuoto cosmico che verrà.

Spero che l’ultima musa non mi abbandoni, che coi suoi vocali al mattino trovo ispirazione a urlare e ragionare sul prossimo livore che ci accompagnerà tutti, l’idea del fastidio stessa e di come denunciarlo ‘sto fastidio. 

Non sopporto gli stronzi e non riesco a ponderare perché se mi dai fastidio ti voglio arrecare ancora più fastidio perché è l’unico metodo che forse oggi funziona: la terapia d’urto.

Quante cose sbagliate in una sola frase, ma è difficile. Io non ne posso più.

Voi?

Ah, qui segue il link del video (geniale e divertente) di come i man & skin sono dei robot degni della réclame del dopobarba peggiore che la catena Tigodà o Acqua e Sapone possa propinarci.

Brand, disagio e apatia.

Scusa Cobain ma pace, amore ed empatia non vende più.
Sono stati anni incredibili e rileggere le mie considerazioni mensili sono state una delle migliori terapie del mondo; grazie a chiunque mi abbia seguito o odiato. Buone feste a tutti, buon natale, perché, si, è l’anniversario di quello lì ma è anche un momento in cui si magna da dio (si, battuta stupidissima ma non potevo chiosare con intelligenza).

CHAPTER II

Di nuovo le 4, di nuovo l’insonnia, di nuovo una terapia, di nuovo dei pensieri ossessivi. Tre categorie di persone affollano la mia mente a quest’ora: i lacchè, gli sfigati che seguono tutto il contemporaneo pur di avere qualcosa di cui parlare e farsi riconoscere dagli altri e che non so categorizzare con un singolo aggettivo, un dj calabrese che fa post che dire imbarazzanti è un eufemismo, quegli altri che vogliono essere riconosciuti a tutti i costi e non capiscono quanto male si fanno nella disperata corsa per il riconoscimento.

I lacchè c’è poco da dire, sono quelli che pur di essere come l’ultima categoria descritta obbediscono e diventano di fedeli cagnolini di guardia. Non so come ci riescono, ma ci vuole grandissima forza per avere pochissima dignità. 

Per sconfiggerli bisogna umiliarli estremamente, e non parlo di atti fetish piacevoli, basta solo sbattergli in faccia la verità e magari fargli notare qualche difetto fisico.

La maggior parte crollano poco dopo perché in fin dei conti sono intelligenti come dei troll di montagna, cioè poco. Subdoli però.

A volte i lacchè si incrociano con la seconda categoria, quegli sfigati iper informati su tutto che trangugiano ettolitri di cultura contemporanea spesso anche inutili, sempre pronti a parlare della prossima next thing musicali, gente che magari scrive “out out” invece di “aut aut” e che ostenta cultura liceale potente.

Cristo, Trimalcione a confronto, oggi sarebbe degno di un nobel, ammesso o conti ancora qualcosa. L’ossessione di stare sul pezzo li divora, altrimenti non esistono ed esistere e sentirsi riconosciuti. Per annichilirli basta ghostarli.

Peccato che io non sappia ghostare ma ci sto lavorando, il vostro iddio mi è testimone, ci sto provando ma non riesco, mi innervosisco, mi viene da rispondere, sempre, per le rime.

CHAPTER III

No, non è finita: è l’ultimo livore prima di una pausa, ci stanno altri due capitoli – forse tre.

Forse potrebbe essere questo l’ultimo.

Ho individuato altre tre tipologie di persone che mi snervano e che mettono a dura prova la mia pazienza, perché come dice l’avvocato non è che non tollero, tolleriamo pure troppo, ma la pazienza non è infinita.

Sono forse tutte accomunate dalla stessa insicurezza che li rende avidi di provare emozioni o di dimostrare al mondo che esistono e che ci sono pure loro e che meritano qualcosa pure loro. Si certo ma dimenticano il modo. Il modo è che non millantare mancanza di democrazia e giustizia tutto il giorno, fare discorsi sull’appartenenza rompermi i coglioni con discorsi totalmente errati sulla geopolitica e sugli assorbenti che tutto dovrebbe essere gratis, anche il cibo il problema non è un singolo oggetto, seppur sensata come richiesta non basta.

Non dovrebbe esistere la proprietà privata. Madonna cosa ho detto, eccoci qualcuno non capirà assolutamente il senso più profondo del discorso ma si impunterà (senz’altro, è ovvio, in quanto macchine di decerebrolesi) sul patriarcato. No non sono per il patriarcato e mi sta sulla minchia anche il matriarcato, qualsiasi cosa finisca con -sto (l’ho già detto qualche livore fa questa è la summa, siamo alla fine rien va plus)Ma perché se non avete lungimiranza vi occupate di politica? Non è una religione e la soluzione è la redistribuzione della ricchezza facendo pagare ai più ricchi tasse proporzionali per soddisfare ill potere d’acquisto del salariato medio.

Si lo so non lo capite, gli slogan e il risparmio immediato sono più semplici.

La ribellione non è nel dna di chi non si sporca le mani o perlomeno, assodato ciò, così come è insensato consegnare al Mc Donald’s della mia città il più grande incasso della sua storia nel giorno Friday For Future, perché se non persegui umana strategia non avrai mai una vittoria, a meno che veramente come la sinistra italiana gode nel perdere (ma il masochismo non è il mio campo). Perché sensibilizzare non basta, bisogna scendere in campo. O teorizzi e inciti il prossimo o ti sporchi le mani, perché negli ultimi 30 anni mi sono accorto che farsi le canne ai cortei e gridare slogan non basta. E sporcarsi le mani non vuol dire tirare due sassi al celerino, vuol dire organizzarsi e destabilizzare il potere.

La tirannia è solo la maschera della paura. E lo so che ci piacerebbe ma non ce ne stanno cavalieri Jedi pronti a salvarci, uno dei motivi perché Andor forse è una delle migliori serie di Star Wars. Per ribellarsi ci vogliono soldi e strategia. Si chiama organizzazione. 

Aspè mi sono però perso nelle solite cose che scrivo in ogni articolo. Ah, dicevo, sì: democrazia di qua – meritocrazia di là.

La meritocrazia è che una cosa te la meriti se hai fatto il giusto per guadagnarla. Hai sputato sangue per perseguire un obiettivo? Appena lo hai raggiunto hai ricominciato a sputare sangue per perseguire altri due obiettivi? A un certo punto hai fatto un percorso che ti ha portato ad essere autonomo e indipendente e capirne di quello che parli? Hai uno storico di obiettivi perseguiti che ti rendono meritevole di fiducia? Insomma nell’ambito in cui ti lamenti ce l’hai una sorta di carriera e/o storica che ti permetta di dire che qualcosa te la meriti? O siccome hai l’entusiasmo delle giovani marmotte pensi che te lo meriti? Perché sei degna?

Sempre in questa categoria poi c’è la sfumatura della molestia, non so se è un flusso degenerativo o una problematica congenita di questa tipologia ma lo vedi subito, sono quelli convinti che a una festa a un certo punto devono mettere loro la musica anche se sono solo ospiti, sono quelli che agiscono in casa altrui come se fosse casa loro e che pensano che poi se fanno un casino lo aggiustano.

NO, come dicevo prima basta organizzarsi, così da evitare di faticare di più.

Il problema si chiama organizzazione (qualcuno direbbe educazione, nel senso scolastico non in quello del galateo anche se…), anzi la mancanza di organizzazione.

Dei propri processi mentali, di come fare a ottenere quello che si vuole o cose del genere. Io mi accontento a fare lavori di merda se poi ho una doppia vita come Neo in Matrix, e non ci sarà Morfeus e la pillola a salvarmi, mi piace averla, perché puoi dimostrare che la merda a cui obbedisci ogni giorno e che ti rende schiavo la puoi semplicemente accettare per quello che è o per quello che ti da (il reddito necessario al sostentamento ovvero la base della schiavitù a dirla tutta) e fare col surplus del reddito quello che vuoi.

“Ci sono uomini che non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare né dominare. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo”.

Sante parole Alfred, ma aggiungerei che ce ne sono certuni che VORREBBERO VEDER BRUCIARE SOLO CERTI ASPETTI ( OPARTI) DEL MONDO.

La solita menzogna hollywoodiana, la polarizzazione per eccellenza. Sia santificato Hollywood: che scuola elementare di retorica eroica meravigliosa. 

Chissà cosa ne penserà l’aspirante terapeuta che corteggio (senza speranza è ovvio altrimenti non ero qui a scrivere ma a consumare passivamente la retorica di prima sprofondando in un divano sotto un plaid potentissimo). 

MA l’ho detto che il cartone sfigato di Zerocalcare fa un anno? MA ve l’ho detto che Decius il progetto nuovo di Lias Saudi, l’ex frontman dei fat white family, è godureccioso quanto deve perché bistratta certa elettronica cara a tanti digger del piffero?

Odio gli outsider, ridefiniscono gli standard per ribellarsi al malcostume imperante.

E siamo a 92 giorni di ban su Facebook, non voglio far passare cazzi agli editori di questa blogzine.

Dal mese prossimo solo ricette di cucina che il 2023 si prospetta una grandissima merda.

Titoli di coda e parte “Ci vuole orecchio” di Jannacci. In loop fino al 31 gennaio 2023.

La musica buona fa bene, mi fa però impressione che dopo aver ascoltato circa 15mila album di musica varia (il vantaggio dell’internet eh) mi rendo conto che le cose migliori le hanno scritte prima della mia stessa nascita.

Nonostante i miei gusti e miti giovanili mi rendo conto che il 60 per cento delle robe che oggi rivaluto sono state scritte prodotte e suonate quando non esistevo.

Che poi è quel concetto che vorrei spiegare a tutti quelli che mi fanno perdere la pazienza e che poi finiscono in questa rubrica: ANCHE SE NON ESISTI NON CI FA NULLA, NON PENSARE DI ESSERE NECESSARIO SE NON LO SEI.

Era l’ultimo livore, da Gennaio inauguro il mio nuovo romanzo d”appendice: “L’amore non esiste”. 

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.