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Livori quotidiani, quelli classici. Solo che dalla routine quotidiana noi ne parliamo in termini social-musicali. Si, tutti fenomeni di costume più o meno italici ma soprattutto tratti dai usi e costumi dei social che provocano allergie, fastidi, singulti, movimenti peristaltici, etc. Ma si parla anche di tutte quelle musiche che fatichiamo ad accettare o non abbiamo più l’età per ritenere speciali: una scena che scena non è mai stata da qualche parte remota o nella città in cui si fatica a vivere. Figurati quella indipendente, che è tipo il mainstream ma con meno zeri nei cachet!
Riflessioni poco ponderate (si, il controsenso certo, ovvio), scritte a raffica durante insonnie da weekend, farmaci per il reflusso/gastrite inerenti il mondo della musica italico, i (mal)costumi dei social che sembrano l’avanspettacolo da tv locale di tanti anni fa.
Mi correggo: il cabaret è meglio di questa farsa imprenditoriale moderna, che va bene eh, ma vi state portando i coglioni con le pari opportunità che vogliono i poppettari (o polpettari secondo la terminologia catanese)dal basso che vogliono essere manipolati, ma compiacendosi.
Vabbè, ne leggete uno al mese dei LIVORI QUOTIDIANI.
Se non gradite questa rubrica all’interno di questa - suppongo - rispettabile webzine, lamentatevi con il caporedattore.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari, è del tutto casuale.

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No No. Il Livore che si nega?

di:

No, assolutamente non ci neghiamo nulla, neanche bicarbonato, citrosodina, effervescente Brioschi e tutto quello che ci serve per superare il Natale, il natale delle defezioni degli eventi annullati, la malinconia è solo per gli eventi decenti, del fricchettone che suona l’hang drum un po’ me ne sbatto se salta, eh.
Ma avevamo messo mano a una rassegna in una specie di catapulta acrobatica di associazionismo dal basso.
Il 2022 sarà meglio si spera. Ma quindi se durante le feste siamo tutti più buoni con chi siamo livorosi adesso? Con Draghi che ti ha segato assieme ad altri quattordicimila cristi sbattuti in mezzo alla strada? Coi sindacati che non hanno la forza di una volta o con chi ti manda messaggi deliranti per le feste solo perché non onori le feste come si dovrebbe?

Perchè non onori l’onore?

Sia onorato il vile cantava nel 1996 quello lì che quando era giovane era meglio e che strano che c’erano le chitarrazze in prima serata su rai due.

Ad ogni modo il 2021 è finito e al 26 di Dicembre in ultra ritardo con questo nono livore non so cosa succederà solo che sento che qualcosa non quadra, che la calma non mi soddisfa così come mi avevano promesso.

Stai calmo, non reagire male, non essere irruente, non aggredire nessuno, sii giusto.
Tutto quello che è dettato dal buon senso non mi è servito a molto, in questi tempi polarizzati forse l’unica cosa che mi salva è il difendermi con le unghie e i denti e i morsi e le lacerazioni sentimentali e colpire con anaffettività passioni ideali e le convinzioni (convenzioni) altrui su ciò che è meglio.
Nulla è meglio, c’è solo la tua triste idea nostalgica di quello che era e non sarà più.

Ma poi stavamo così meglio ieri? Forse, sicuramente quando non c’era il covid-19 (sembra sia passato un secolo ma sono solo due anni tondi) si stava meglio.
Saremo sospesi? Si per sempre magari, la fine del sagittario l’inizio del capricorno la non realtà di Ofiuco, la terra di mezzo delle feste pagane consacrate al nuovo vecchio Dio.
Vabbene, le feste sono belle perché l’ipocrisia finalmente è apparecchiata come si deve, con colori, luci cinesi a led finalmente abbordabili a tutti, e ansie, paure, finalità sospese, musiche, freddure, freddo, e finalmente il correttore automatico di google doc che funziona.
Progetti: io per il 2022 ne ho uno importante, che non è livoroso ma bensì desideroso di attenzione.
E tu? Cosa hai progettato per il 2022?
Lavorare a nuove musiche, vecchie band, e nuove interazioni con musicisti complessati, mentre la forza viene da lontano, da chi forse non te lo aspettavi. La forza è nel numero, i numeri sono bellezza, la matematica è arte.
Se non sai arrangiare la tua vita non puoi arrangiare una canzone nonostante sia riconosciuta come attività noiosa.


Quanto fa male ritornare

Al gelo dei sorrisi uccisi

Dalle nostre lacrime

Quanto fa male devastare

Gli argini del nostro scorrere

La terra è fradicia anche al sole oramai

Come stavamo ieri

Sarà così domani?

Dimmi di sì

Se non esisti o non sei mai esistito perché vuoi esistere? Se non ti affidi alla Madonna come potrai essere salvato? L’illusione è un conforto, ma il cuore di Gesù è verità.
Verità intesa come finalità non come sapere, che quello potete andare a cercarlo nei blog a pagamento dei seguaci di quell’idiota di Fusaro.
Come egli è verità?

No, preferisco Gesù, preferisco credere in dio che a qualsivoglia complottista. Essi sono in via d’estinzione finalmente. Ma la sconfitta deve essere ai danni della paura anche se non ci riusciremo; tenteremo se stiamo svegli ancora un po’.

Italia. Madonna che paese di merda.

Pesante, come le lacrime dei Vip in tv. Come la casalinga di Voghera o la spacciatrice di Librino, come il parcheggiatore abusivo alle Ciminiere, come una pantegana che si tuffa nell’Arno in una fredda notte di Marzo che sembra quasi promettere una primavera dietro l’angolo.

Ho sete

Significa che sono vivo

Che importa se l’ultimo o il primo

Il cuore vuol battere ancora

Ancora

Oh, sabbia rossa e deserto

La sento negli occhi

In fondo ai miei occhi

Salire dal mare passando dal cuore

Sei spazzatura, solo perché hai soldi non vuol dire che esisti, non vuol dire che poter spendere per essere integrati significhi che tu abbia qualcosa da dire, nonostante il tuo talento, non hai niente da dire sei solo quello che compri.
E compri minchiate, giorno dopo giorno.

Esistere va al di là dell’esperienza terrena ma senza misticismi, esistere è creare, avere qualcosa da dire.

Esistere è come il Natale, c’era prima che si chiamasse Natale e forse esisterà per qualche altro millennio se la Pax Cattolica si affermerà ancora con tutti i problemi che esso comporterà.

Ciao James Webb scopri cose che non volevamo sapere, scopri cose che possano ridimensionarci, scopri qualcosa che possa annientarci, ​​ça va sans dire che avremo tempo per avere paura, ancora una volta.

Ma ti immagini i complottisti a citare ancora Peter Kolosimo e altre fantasie stereotipate a là M.I.B., hai presente un complottista alle prese con gli Ufo? Direbbe: VE L’AVEVO DETTO!

L’ alba è un miraggio

Che m’esplode dentro

Mi scuserai se parlo

Una lingua diversa

Un anno è un secolo, 365 croci

E la tua privazione

Mi taglia la testa

Uomo col fucile

Prigioniero della tua bandiera

E corri in tondo, testa in fumo

E’ la prima guardia

Questo giro la faccio breve, buon 2002 a tutti, cercate di non essere stronzi ma difendetevi da chi vi rompe il cazzo con qualsiasi arma ingiusta.
È così che ci si fa giustizia.

Bonus: E’ ARRIVATA LA BUON COSTUME

Ovvero del malcostume della neo critica cinematografica dei fenomeni di costume.
Io lo capisco che non ci riuscite, che se paghi è normale che stai appresso a quello che desumi come importante in base ai tormentoni del caso, ma proprio in virtù di ciò non sarebbe il caso di rifletterci un attimo prima di aderire rigidamente a quelli che per una minoranza, ovvero io e altri sciocchi stronzi fissati con la ratio delle cose, sono fenomeni di malcostume?

Lo so, mi devo spiegare meglio. Lo so, ma i livori sono irrazionali, pseudo anarchici e la palestra linguistica del sottoscritto, fondamentalmente.

Il fatto è che ritengo assurdo e/o allucinante che appena esca un prodotto audiovisivo sulla più “antica” piattaforma di servizi di streaming se ne debba subito parlarne tutti per condividere i sentimenti che ci fa scaturire. Non è fottutamente ovvio che fa parte del ruolino di marcia da consumatori “spacchiosetti” che vi siete (CI SIAMO) ritagliati?

Non è fottutamente banale (quindi ovvio) che l’auto assoluzione che ci elargiamo ed elargita da una (ipocrita) autocritica hollywoodiana che non c’entra col covid ma che è stata pensata per la reazione climatica è fottutamente inutile?

Cioè, si dai è carino don’t look up (commedia brillante, nulla più) ma:

  1. La sua recensione social non ci abilita a diventare dei critici cinematografici né sostituisce le accademie di cinema né una laurea al Dams.
  1. Se vi sentite così tanto in grado di poter parlarne e plaudire al miracolo (capiamoci: è il sensazionalismo che mi da fastidio! Quell’urlare al miracolo da Zerocalcare a Hollywood non capendo la profilazione di una piattaforma come Netflix che ha già abbondantemente catalogato anche il desiderio più recondito che abbiamo avuto di vedere qualcosa sullo schermo) solo perché pagando siete abilitati al diritto di critica manipolando i concetti culturali e politici che ci possono stare dietro certi fenomeni che se fossi un complottista chiamerei di propaganda, beh, o vi siete rincitrulliti e non lo capite, oppure non riuscite a capire il trappolone del consumo e dell’immediato responso del consumo (leggi recensione del prodotto), che altro non fa che creare quel bisogno dell’ennesimo prodotto che parli di voi per farvi sentire diversi speciali e esistenti. 

Con certa perversione ed un certo dolore riesco solo a pronunciare che il capitalismo è meraviglioso. Fagocita cervelli come se fossero granelli di sabbia.

Sic et simpliciter: l’autocritica che diventa auto-indulgenza tramite acquisto di prodotti che assolvono i vostri peccati di consumatori falliti e vi rendono redenti.

E’ un meccanismo perfetto e dato che non è neanche così difficile da capire diventa triste nell’esatto momento in cui non riuscite a capirlo e accusate i perditempo come me di essere cringe perché mi dedico allo sfottò di questo vezzo.

Posso solo rispondere: OK BOOMER!

Poiché non possiamo essere così scemi, mi piace pensare che sia solo un vezzo dell’edonismo causato dalla dispersione identitaria con funzione di esca che avvia il circuito di cui sopra: colpa>consumo>redenzione.

È grave questa equazione, eh.

Per sentirsi diversi, speciali. Per giustificare le proprie esistenze come se le nostre esistenze avessero senso aldilà del ruolo predeterminato che il sistema economico ci assegna.

Sono diventati tutti imbecilli allora Giuseppe? Sei tu superiore?

No, sono un coglione come tutti gli altri solo che per motivi culturali mi rifiuto di appartenere a uno storytelling di vita così banale e scontato, perché si, siamo tutti uguali (più o meno) ma alcuni hanno più esigenze di altri o perlomeno riflettono due minuti in più su quello che succede, a prescindere dal pagare o meno un servizio di abbonamento streaming.

Ovviamente li pago più o meno tutti, ma se devo esternare i miei gusti di home entertainment preferisco di gran lunga il male assoluto: ovvero Disney+, per diverse ragioni.

Un po’ perché i veri cattivi, l’establishment del capitalismo visivo, non ha bisogno di vendervi assoluzioni ma di raccontarvi la banale epica di sempre: il bene contro il male, in una eterna lotta senza vinti né vincitori. Battaglie che portano a casini più grossi e alle riflessioni bilaterali sulle conseguenze delle scelte, poco importa sia a marchio Marvel o Star Wars, la lotta tra bene e male trascende il brand. Ci state vedendo un certo nichilismo di destra? Se sì, siete bravi perché è la fase del capitalismo in cui ci troviamo.

E’ il momento in cui qualcuno dirà, bravo ma siccome tutto questo lo sapevamo già, che mica siamo cretini noi, sappiamo esattamente come procede il mondo solo che lo abbiamo capito prima di te (coglione), allora abbiamo deciso di aderire al matrix. 

Si, esatto è la scena del tipo che tradisce tutto e tutti e a cui poco importa se la bistecca che sta per azzannare (entrecote?) sia reale o meno, l’importante è che i suoi sensi (veri o simulati) ne riconoscano tale il sapore.

Torniamo al dilemma Dickiano per eccellenza (e se non avete letto manco un libro di Philip Kindred Dick non potete capire la sua importanza in certo cinema di Hollywood di oggi che lo ha capito solo con 30 anni di ritardo) ovverosia la domanda del bardo 2.0, non è più importante capire se essere o non essere ma cosa è reale e cosa no.

La tua opinione esiste su un social network?

Sei convinto che tu stia esprimendo veramente qualcosa?

O sei semplicemente il prodotto che si auto recensisce per fare vendere ancora di più e/o solo per far parlare di sé?

C’è sempre un’amica che non ha questo o quell’altro prodotto, ci sarà un amico che non ha Netflix E SE NE PARLANO TUTTI allora è arrivato il momento di sottoscrivere l’abbonamento. Per partecipare al banchetto: “dì soltanto una parola in un post e sarai esistito”.
Intervallo: Un mio amico mi ha appena detto al telefono che è tempo perso, un’altra amica mi ha scritto e dice pure che è tempo perso che tanto nessuno legge cose diverse come questa blogzine dato che è più importante esistere ergo fare un post divertente acchiappa like.

Quindi il capitalismo è diventato una religione?

Troverete la risposta a questo quesito nelle migliaia di libri che gente più dotata di me ha scritto e in cui ha decifrato (in base ai propri usi e costumi e conoscenze) l’aspetto subdolo e pseudo spirituale di un sistema che fagocita i desideri in pochissimi attimi per crearne subito di nuovi.

Si, di critiche al sistema ne trovate a bizzeffe. Ah no, avete la laurea (avete studiato) ve ne saresti accorti dell’inganno.

Non è un inganno: è un sistema organizzato e perfetto con delle regole ben precise e replicabili.

Showbiz: è una parola semplice, e l’industria culturale è pur sempre una industria, non serve a niente il mainstream se non a mantenere lo status quo di un sistema che spera di replicarsi all’infinito.

E tu complottista che leggi questa frase, non è come pensi tu, non ho detto che c’è inganno e che è tutto organizzato, sei cretino se lo interpreti in tal modo, perché è semplicemente un insieme di regole che creano una cosa incredibile e banale al tempo stesso: IL MERCATO.

Io posso solo credere in un mercato divergente, sia in musica che nel cinema indipendente, alla fine preferisco il mainstream più fantasy e science fiction che ci sia che a parlare di distopie future si capisce meglio il presente e comunque riesco a coglierne il senso lato.

Ma tanto hanno rovinato anche Orwell da più di vent’anni oramai.

Il pensiero critico cos’è? Forse un movimento antireligioso?

Si coglione, ma all’interno del sistema anche tu ti devi piegare alle sue regole.

Certo, è il motivo per cui non sono totalmente marxista ma socialdemocratico perché non voglio abbatterlo, ma vederlo prendere una virata correttiva meno ipocrita (utopia pura) è più utile (doppia utopia coi fiocchi).

Cretino, anche noi.

Ma allora perché continuate a scrivere cose poco divertenti nei vostri post e non utilizzate i social per quello che sono ovvero un non luogo in cui creare del semplice avanspettacolo o cabaret?

Alla fine è una performance, poco sportiva eh! Ma è come stare in un’adventure testuale anni ’80, credo sia il modo migliore di intendere un social.

Coglione certo, ma siccome noi abbiamo capito allora ci conformiamo.

Beh! E’ il momento in cui dirò che siete dei gran bugiardi e vi sentite tanto soli, ma così tanto da dover partecipare al gioco e trovarvi degli amici, perché gli amici si sa hanno INTERESSI IN COMUNE.

Un po’ quello che succede con le app di dating.

Ah si, lo senti questo rumorino vero?

È tutto a misura d’uomo – ehm – di consumatore di oggi.

Già.

Non so voi ma è questo il momento in cui scelgo di stare dall’altra parte.

È come quell’altro film quello che era di Lucas e che poi è diventato dei cattivoni Disney che dicono ai due ribelli, (pardon lo fanno dire a uno dei personaggi che fugge coi ribelli) che nel casinò dove appena hanno visto la feccia miliardaria spaziale, beh, che non conta da che parte stai, tanto chi produce le armi, di cui ti avvali anche tu, sono gli stessi produttori e poco importa siano TIE Fighter o X-Wing, li produce lo stesso sistema.
Quindi? In fin dei conti, che conta?

Conta solo cosa ti piace di più o quello che la tua indole ti porta a essere, conformato o anticonformista (non dico disubbidiente altrimenti devo scrivere un saggio).

Si, pure io mi sento all’improvviso svuotato e senza speranza (lo so che tu che sei più furbo e non ti ci senti perché hai capito tutto mentre pensi di salvarti col tuo hobby), ma (non so che tipo di patologia sia) c’è chi prova più gusto a stare dalla parte di chi lotta.

Gli sfortunati?

No, gli stronzi che odiano l’establishment e ne vogliono imporre un altro credendo che sia più equo.

Ah si, L’ETERNA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE.

BESTIALE.

[BUON 2022]

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.