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Livori quotidiani, quelli classici. Solo che dalla routine quotidiana noi ne parliamo in termini social-musicali. Si, tutti fenomeni di costume più o meno italici ma soprattutto tratti dai usi e costumi dei social che provocano allergie, fastidi, singulti, movimenti peristaltici, etc. Ma si parla anche di tutte quelle musiche che fatichiamo ad accettare o non abbiamo più l’età per ritenere speciali: una scena che scena non è mai stata da qualche parte remota o nella città in cui si fatica a vivere. Figurati quella indipendente, che è tipo il mainstream ma con meno zeri nei cachet!
Riflessioni poco ponderate (si, il controsenso certo, ovvio), scritte a raffica durante insonnie da weekend, farmaci per il reflusso/gastrite inerenti il mondo della musica italico, i (mal)costumi dei social che sembrano l’avanspettacolo da tv locale di tanti anni fa.
Mi correggo: il cabaret è meglio di questa farsa imprenditoriale moderna, che va bene eh, ma vi state portando i coglioni con le pari opportunità che vogliono i poppettari (o polpettari secondo la terminologia catanese)dal basso che vogliono essere manipolati, ma compiacendosi.
Vabbè, ne leggete uno al mese dei LIVORI QUOTIDIANI.
Se non gradite questa rubrica all’interno di questa - suppongo - rispettabile webzine, lamentatevi con il caporedattore.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari, è del tutto casuale.

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Sesto Livore. Ovvero livore 666

di:

Della bestia di Satana, degli ignoranti, del presente, e del male assoluto.

Ma soprattutto dell’abolizione della proprietà privata.

PRIMA PARTE: HEAVY METAL CROCCANTE


Tra un blocco su facebook garantito dal mio odio verso i novax, odio che aumenta mentre leggo dei problemi dell’Inps a garantire le pensioni (per la classe 1980 si parla di pensionamento a 75 anni ammesso ci si arrivi a quella età), dei salari Italiani che sono i più bassi rispetto alla media europea e di tutti quei problemi reali strutturali per cui niuno protesta ma anzi “cala la testa”, e la notizia che la mia generazione (per chi ci campa) potrebbe andare in pensione non prima dei 75 anni, il livore mi assale più forte del tedio Leopardiano e mi esplodono i neuroni perché nulla ha senso ai miei occhi ogni singolo giorno.
Non vogliamo il benessere, vogliamo stare male. Vogliamo soffrire, una pulsione di morte diffusa in un paese di merda e in ginocchio come il nostro.

E allora penso a ciò che potrebbe essere la vera bestia di Satana per questo paese: l’abolizione della proprietà privata.
Al primo annuncio morirebbero in tanti, in tantissimi, vittime di colpi apoplettici inesorabili. “Oh no, il comunismo è arrivato mettetevi in salvo!”.
Sarebbe la vendetta, la condanna di tutti quei ribelli sanitari di ‘sto cazzo che non distinguono una fake news o un articolo stile “guadagna 3000 euro al mese con amazon” dalla verità. Gli stessi che pubblicano video di propaganda ignorantoh-fascistah, mottetti di spirito sulla salvaguardia dei fascisti che poverini ora si radunano in segreto e quindi diventano più pericolosi, gli stessi che non capiscono un cazzo dei mezzi di comunicazione che usano perché boomer, vecchi, obsoleti, possidenti, stupidi, etc.

L’abolizione della proprietà privata. Come catarsi per un paese incastonato tra bigottismo, rivoluzionarismo linguistico della SCHWA o dell’ASTERISCO (che se vai in un quartiere popolare qualsiasi di una grande città del sudcapace ti pestano a sangue appena gli spieghi il concetto del fluid o del non – binary), il paese in cui un esercito di ignoranti con l’Honda SH vestiti di merda sono oramai il 90% perché essi figliano e l’alternativo borghese intellettuale no. La parte “bene” della città.

Ah, lode a Capovilla che ha ridimensionato le lacrime di Agnelli in tivù. 

Ho appena fondato il movimento anti vecchi cantanti in tivù.

Forza hacker! Abbasso SIAE.


Vuoi fare la rivoluzione borghese? Procrea, educa e aiuta ad abolire la proprietà privata. Altrimenti taci, please.

Adorare Satana in Italia oggi fondamentalmente è questo: garantire agli Italiani onesti un futuro decente.

Educazione gratuita, procreazione garantita e abolizione della proprietà privata.

O perlomeno aiutaci a ristabilire un welfare fondato sulla socialdemocrazia vera.

Un mio amico ha deciso di emigrare dalla Sicilia, per dare un futuro alla figlia.  Fa benissimo, qui vanno avanti solo i possidenti, coloro che non lavorano ma ereditano il frutto del lavoro dei padri, dei nonni, di coloro che non si divertivano ma accumulavano beni e che si divertono a scrivere stronzate sui social senza capire bene neanche il mondo in cui vivono e le dinamiche sociali frutto del capitalismo avanzato e organizzato dei giorni nostri. Li metterei a fare balletti su tik tok, ah no, già ci vanno per guardare il culo delle ragazzine. Chapeau.

È questa la vera maledizione, le parole di Dio, l’anti etica di educazione al lavoro cattolica (paga indulgenza guadagna paradiso) contrapposto allo spirito calvinista dell’etica al lavoro e all’analisi Weberiana che piomba sempre più atroce su questi tempi.

Si! L’unico Satanismo reale in Italia sarebbe l’abolizione della proprietà privata. Una sventura cosmica per cambiare faccia al paese più inutile e ignorante d’Europa.
Un paese che ha il sud, il sud in cui vivo, dove l’ignoranza galoppa e – mah, guarda un po’- mi costringe a vivere nella regione con più ignoranti cagasotto no vax che ci siano.

Vivere perennemente circondati da sporcizia e da gente che ti risponde “ma che ti frega abbiamo il sole il mare la granita e gli arancini” e poi vivono in case dove i postini sono tipo Kevin Costner ne “L’Uomo Del Giorno Dopo”.

Ho ceduto alla paratassi evocando la bestia di Satana, che non è il numero di protocollo del vaccino depositato da Bill Gates come diceva qualche testa di cazzo un annetto fa.

La verità è che l’Italia sta finendo e noi siamo felici.

Aboliamo la proprietà privata. Satana aiutaci.

Sto erigendo chiese infuocate in tuo nome pur di salvarci. L’unico Dio che ci può sei tu, l’altro è maligno, oramai lo ha pienamente dimostrato. 

L’unica chiesa che illumina è quella che brucia disse l’anarchico figlio di possidenti.

SECONDA PARTE: IL POP FLUIDO DEGLI ALTRI

Squid game fa cagare. È tipo Hunger Games portato fortissimo ma con un’influenza sociale più forte.

Vedo i qr code in giro per strada, i simboli dei pulsanti della psx e tutte quelle altre stronzate di cui godiamo minuto dopo minuto. Solo per riempire di parole le nostre goffe bocche seduti a questo o a quel tavolino di bar, nell’attesa della morte, pur di non sentirci soli e parlare, comunicare, esistere per gli altri, che se non esisti allora come vantarti di quello che compri per poterlo immortalare nella storiella instagram. Feticci, birrette, dischi e grandi disagi.

Vasco Rossi: è tornato con il solito EEEEEEEEEEEEE che non finisce mai ma con un testo troppo sociale raga: “sei quello che usi”.

Bestiale. Vasco perdonami preferisco i tuoi video deliranti in cui ti butti non so quale droga per sparare cazzate mentre sei comodamente seduto davanti al tuo computer. Sei il Cacioppo di cui non sapevo di aver bisogno. Datti al cabaret, sono serio. 

CABARET – BOOMER : vendesi nome di band.

Giovincello di 18 anni perché mi chiedi di Dragon Ball? Se preferisco Gogeta o Vegeta? È insensata anche la domanda. Ero vecchio io quando lo davano su Italia 1. Lo so, vuoi fare colpo sulla tipa che sta con te sull’uscio della porta che c’è il cambio ora e gli ormoni vi salgono, ma hai sbagliato target, io ho sempre tifato Majin Bu, e con tutto il rispetto Freezer mi stava ancora più simpatico.

Ah, è il momento del medicane, che non è un cane medico ma una assurdità presa in prestito da due parole inglesi.

Odio il lag tra quando scrivo e la pubblicazione del mio inutile favellare sotto forma di diaristica riflessione.

Contemporaneità o morte, Honda SH-350, impennare, vivere di social, i selfie, tutti gli altri livori e un libro da pubblicare che non comprerà nessuno.

“Oggi è domenica, domani si muore”

L’ispirazione latita, la disperazione regna.

Immagine di copertina di Mirko Iannicelli.