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Franco Battiato: Un mio ricordo.

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La mattina del 18 Maggio mi sveglio, mi metto a leggere due notizie a letto con gli occhi ancora appiccicati dal sonno e bruciati dal sole che filtra dalla finestra ed ecco che leggo che è morto Franco Battiato. Il Maestro. Notizia era nell’aria purtroppo da qualche anno, data l’assenza dalle scene musicali protrattasi nel tempo e gli articoli dei giornali regionali che rimandavano a una non specificata malattia. 

Io più che un fan sono proprio un tifoso, perché non mi limito ad amare le sue creazioni, prettamente musicali oltre che visive, ma proprio amo il personaggio, il pensiero, l’attitudine.

Fin da piccolo mi ritrovavo per casa le musicassette di Battiato. In questi 35 anni sono cambiati i supporti: dalla cassetta si è passati al cd, poi usb, musica digitale e di nuovo vinili, ma nella mia discografia Battiato era una costante, e io ogni volta rinnovavo la mia discografia man mano che crescevo e cambiavano le modalità di fruizione della musica, e ogni volta che riprendevo un suo lavoro mi accorgevo  che dava una pista a tutti e non me ne vogliano i grandi italiani come De Andrè, Gaetano e compagnia cantante.

Innovatore e sperimentatore, parte dalla musica sperimentale, per virare  poi verso la musica d’autore, passaggio  che come disse proprio lui non fu  a scopo commerciale, ma per riprendersi da un periodo che lo tenne ingabbiato. Nel tour del ’72, dopo l’uscita del suo primo album Fetus, quando allora collaborava con Gianni Sassi, un pubblicitario d’avanguardia che gli cucì addosso un immagine di anticristo volgare e indecente che faceva il paio con la copertina di Fetus ,un feto appunto,è bene ricordarlo sono i primi anni settanta. Il tour si svolse con esecuzioni a volumi altissimi, luci strobo e una croce che il Maestro si premurava di distruggere sul palco. In quel periodo esordì all’ estero con l’affascinante Nico, che in una hall d’albergo a Metz chiede della cocaina a Battiato, che rispose con un semplice “non ne ho”. Sperimentava sintetizzatori e viaggi con mescalina e LSD, prima di capire di doversi fermare e appunto volgere alla musica d’autore. Dopo aver attraversato gli anni ’70 a sperimentare giungono i primi successi di pubblico a cavallo di inizi ’80, con L’era del cinghiale bianco, Patriots e la voce del padrone, album storico,dato che prima di lui nessuno era riuscito a superare il milione di vendite in Italia. Di lui si ricordano le collaborazioni mitiche con Alice, ma soprattutto quella criptica con il filosofo Manlio Sgalambro, che scrisse diversi testi per Battiato, testi filosofici rasenti l’inconcepibile che diventavano poesia e arte accostate alle musiche alle citazioni e alle liriche e ai rimandi orientali di Battiato.

 Andavo ai suoi concerti per osservare i suoi balli scoordinati mentre cantava, l’incedere austero e rilassato di Sgalambro quando chiamato a inframezzare il concerto con la lettura di sue poesie, e a pogare, perché con Battiato i live erano elettrici,quasi punk. Le sue collaborazioni sono infinite: CSI,PGR,Ginevra Di Marco,Pippo Pollina,Bluvertigo,Gianni Maroccolo e via dicendo.

Già nell’ ‘80 la musica contemporanea “lo buttava giù”,non sopportava “la nera africana e il free jazz punk inglese”, e chissà cosa ne pensava della musica attuale, piena di ragazzini che come unica aspirazione hanno un talent nel pomeriggio di italia 1, tutti con gli stessi pensieri, l’amore, la pace nel mondo, l’ arrivare, perchè se arrivo vuol dire che sono arrivato, mezzi gorgheggi, zero gavetta, zero personalità , tutti vestiti uguali, tutti con lo stesso slang e tutti con gli stessi testi, che fanno uso smodato di autotune, metriche forzate e testi che non stanno nè in cielo nè in terra.In confronto ai vari trappisti,non i monaci eh, che per lo meno usano il loro tempo per far fermentare la birra, perfino GG Allin ne esce come un cantautore impegnato.

Adesso che il centro di gravità permanente l’hai trovato, a noi non resta che ascoltarlo e consumare la puntina del vinile.