di: Barzo
I King Hannah hanno portato il tour di “Big Swimmer” al Monk di Roma all’inizio di dicembre e, lasciatemelo dire, è stata una fottuta conferma dopo averli visti in estate a Rapolano (SIC!).
L’atmosfera nel locale era elettrica. Pieno zeppo, sold out da settimane, si poteva quasi sentire l’attesa vibrare nell’aria. Quando Hannah è salita sul palco in abito da cerimonia rosso, con la sua fisicità scarna, quasi eterea, e lo sguardo tormentato, tutte le attenzioni si sono concentrate su di lei, come attratte da un magnete.
La musica del duo di Liverpool inizia come un sogno psichedelico che si fonde con un film noir. La chitarra di Craig tagliava i fumogeni come una lama, mentre la voce di Hannah, cruda e intensa, dipingeva immagini vivide di sentimenti contrastanti, alienazione e la ricerca di qualcosa di più.
“Big Swimmer” è un capolavoro già su disco, ma dal vivo? Canzoni come “Somewhere Near El Paso” e “John Prine on the Radio” hanno raggiunto un’intensità ipnotica, con la band a sostenere il tutto grazie ad un groove primordiale e assolutamente mesmerizzante.
Ma non era solo la musica. Hannah si muoveva con una grazia inquietante, simile ad un ragno sotto i riflettori, forse più una regina incantatrice dei serpenti; i suoi occhi saettavano per la stanza, alla ricerca di qualcosa, o forse semplicemente persi nella musica. E quando cantava, riversava la sua anima in ogni nota, in ogni parola, lasciando il pubblico in balia dei riff e degli assoli di Craig poderosi ed avvolgenti: una trappola perfetta.
La folla era completamente rapita. Si poteva leggere sui volti del pubblico un misto di stupore, timore e pura, inalterata gioia. Era come assistere a un antico rituale, una magia oscura che si dispiegava davanti ai nostri occhi. Peccato per l’acustica del Monk e per la presenza in sala dei soliti gruppi di spettatori romani più attenti ai loro inutili cazzi privati che a lasciarsi trasportare dall’estasi.
Alla fine del set, mi sentivo completamente svuotato, ma in qualche modo euforico. I King Hannah mi avevano invitato a partecipare al loro viaggio, una corsa selvaggia e imprevedibile attraverso le profondità della condizione umana. E, lasciatemelo dire, è stata un’esperienza indimenticabile.