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Massimo De Vita: musicista, compositore, cantautore, produttore (e altre mille cose probabilmente).

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Ho conosciuto Massimo dopo aver visto un concerto dei Blindur qui in Sicilia, è salito sul palco e ha esordito così: “mi dicono che stasera c’è tanta gente, potrebbe far paura, ma una volta un amico mi disse di immaginare il pubblico nudo per mettermi a mio agio…io gli risposi che mi immagino sempre la gente nuda!”. Ho capito subito che era il genere di persona che ti vuoi fare amico, da quello e dalle quantità di birre che, insieme a Michelangelo Bencivenga, è riuscito a scolarsi dopo il live.

Detto questo, decidiamo di fare quest’intervista di venerdì mattina alle 9.00…si vede che siamo in pandemia globale.

Dovete sapere che Massimo suona praticamente di tutto: sappiamo di certo che suona la chitarra, acustica ed elettrica (leggo pure baritona e tenore!), e il synth, oltre che le robe strane che si costruisce da sé; ma dovete sapere che suona pianoforte, mandolino, sitar, basso, batteria, percussioni, strumenti etnici a corde e fiato. Solamente, eh.

La prima domanda che gli rivolgo, quindi, è come ha cominciato ad appassionarsi alla musica: mi racconta che a 8 anni, dopo l’incidente, lo hanno messo davanti a un pianoforte, dicevano fosse terapeutico, ma dopo innumerevoli scuse è finalmente riuscito a svincolarsi da quello strumento che proprio detestava. Tuttavia il percorso era forse prestabilito, perché al liceo si siede accanto a un chitarrista, e, pur di far qualcosa per uscire dal disagio adolescenziale, dice di saper suonare il basso…e lo fa! 

Nel 2014 nasce Blindur, tra i “non voglio più suonare” e “la musica è la mia vita”

D’altronde è un collezionista di dischi, la musica lo far star bene, come viaggiare, non può smettere.

E proposito di viaggi, gli chiedo dell’Irlanda, così presente nelle sue melodie: mi racconta che la prima volta c’è stato a 19 anni e praticamente ne è diventato cittadino onorario. Ci torna spessissimo, è la sua seconda casa: “il posto giusto per me, sento di appartenergli”. Lì ha fatto parte di un collettivo artistico, a Dublino, ha lavorato per diversi studi, ha suonato con Cisco dei Modena City Ramblers, ha trovato il suo rifugio sereno nella campagna sperduta della costa ovest, è stato sulla tomba di Bobby Sands a Belfast e ha toccato il muro che divideva cattolici dai protestanti, là “dove la storia scorre”.

Ma torniamo a Napoli, dove da qualche anno Massimo fa parte dello studio di registrazione “Le Nuvole Studio”: lo studio è stato creato da Blindur per le proprie produzioni, ma subito dopo i ragazzi si sono messi a produrre altri artisti, creando quello che oggi è un studio residenziale: 

“È stata una naturale conseguenza, dopo il primo lockdown siamo rimasti tutti insieme in studio, per evitare spostamenti, accampati uno sull’altro. Adesso siamo attrezzati ad ospitare artisti in maniera confortevole e, soprattutto, decente!”.

Le Nuvole, a Napoli, è un punto di riferimento per gli artisti underground, dato che la città non è proprio rock, ma ha sempre ammiccato al jazz, il folk e la world music; ci sono mura alte da cui è difficile uscire o entrare (anche se la trap è arrivata a dominare anche lì), ma le produzioni dello studio ci dicono che c’è ottima musica che suona da quelle parti: Stefanelli (basso dei Blindur), Luk (appena entrato tra i finalisti di Musicultura 2021!), Le Strisce, La Maschera…insomma, c’è da ascoltare un po’ di roba.

Quello che succede in studio ha poi dell’incredibile: tipo che, dopo una di quelle serate “brave” post live, parte di Blindur, Massimo in testa, si ritrovano a registrare un disco solo per ridere, senza pretese. E quel disco, dopo un anno che nessuno aveva avuto il coraggio di ascoltare, viene preso e catapultato su spotify, solo per vedere la reazione della gente a qualcosa di “veramente brutto”: pubblico in delirio. Nascono i Musicisti Spaziali. Ergo, l’esperimento va continuato – “se la musica brutta piace, per noi nessun problema, è catartico accendere gli ampli al massimo e suonare fortissimo, liberatorio; a questo punto il sogno è riuscire a farlo anche dal vivo!”.

Mi sento di avvertire Massimo che di questo passo arriva a Sanremo, che quest’anno ha potuto ascoltare solo con l’ausilio di veramente tanta birra: vi dico solo che per lui il pezzo forte è stato Ibra! Per quanto sul palco ci fossero amici, mi dice che “non è posto dove ci si può prendere sul serio, non ha che a fare con la musica; per quanto riguarda la polemica sul farlo o non farlo mi sarei solo incazzato se ci fosse stato il pubblico, per il resto nulla da togliere a x-factor o the voice”.

Parliamo della crisi del settore “spettacolo”, di questo 2020/2021 che ci ha lasciato all’asciutto, e mi racconta che con Blindur hanno cercato di sostenere quante più realtà possibili, dimezzando cachet e prendendo la decisione che o avrebbero suonato tutti insieme o nulla; niente concerti da “single”. 

“Mi sono sempre detto che non ho niente da perdere e che quindi la mia libertà me la tengo stretta”.

E se proprio vogliamo parlare di premi fighi, Massimo con Blindur ne ha vinti veramente tanti: Musicultura, premio De Andrè, premio Bertoli, premio Donida, premio Buscaglione, premio Tenco, premio Bindi…gli chiedo come ha affrontato quei palchi, attraversati da tanti bravi artisti e intitolati a mostri sacri: “come i barbari! Consiglio a tutti di provarci, è esaltante e divertente: a Musicultura 2020 (che hanno vinto!), abbiamo passato una settimana a Recanati per la finale, eravamo chiusi in albergo causa pandemia…beh, la nostra stanza è diventata il bar notturno dove andare a rilassarsi dopo le esibizioni: all’inizio gli altri concorrenti ci guardavano straniti, in fondo è una gara e bisogna combattere. Ma io dico che bisogna fare tutto con lo spirito di fratellanza, oggi più che mai sento che è importante”.

Insomma questi Blindur, che prima erano 2, poi 1, poi 3 e adesso 5 (l’unico che non ho citato è Jonathan Maurano) sono un capitale umano: “siamo tutti solisti,  bizzarri, forse la parola giusta è pirati…ma insieme funzioniamo e ci divertiamo un sacco, anche se ci mandiamo a ‘fanculo spesso, ma con amore”.

E a proposito di amore…la domanda pettegola ci sta, dai: Carla Grimaldi, violino dei Blindur che sta per registrare il suo primo album, è anche la sua fidanzata: come sarà suonare in band con la ragazza? 

A parte il fatto che vorrebbe menare tutti gli uomini che si avvicinano a lei dopo i live per farle i complimenti, nessuno problema, almeno per lui:

“Dovresti però chiedere a lei! Io sono contento, lei è un vulcano, abbiamo un buon rapporto, lavorativamente parlando, siamo entrambi molto pretenziosi; poi lei ama viaggiare quanto me, quindi è bello farlo insieme”.

Chiudo la telefonata con la promessa di vederci presto, era almeno un anno che non ci sentivamo, stavamo organizzando una data qui a Ragusa. 

Magari riusciremo ad organizzarla fra non molto , pandemia volendo.