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Perché Sanremo è Sanscemo.

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Insieme alla mia amata redazione, chi più chi meno, abbiamo deciso di seguire la cosa più oscena che l’Italia abbia mai prodotto (coi soldi pubblici s’intende): il festival di Sanremo. Era doveroso quindi fare un reportage dei fatti per come sono andati.

Durante la riunione di redazione, che sono caotiche esattamente come ve le immaginate, abbiamo deciso di catapultarci nel festival italiano per eccellenza (ma de che poi?) per una serie di motivi che al momento sembravano buoni: capire perché esiste questo festival e se ha ancora senso di esistere, capire cosa gira al momento in Italia (e quindi anche come ci rappresenteranno all’estero (grazie Eurovision), capire perché all’Ariston si può fare il pienone mentre i club chiudono, capire se le donne hanno uno spazio meritevole (e meritato) quanto gli uomini (e ovviamente stesso discorso per tutti i generi sessuali), capire capire capire un sacco di cose, ma soprattutto capire a chi e perché interessa una cosa del genere. Quindi ci siamo buttati. E senza paracadute. Personalmente ciò si è tradotto nell’ingestione di un totale di 6 bottiglie di vino bianco, 8 birre, mezza bottiglia di amaro e mezza di grappa e una discreta quantità di scotch whisky. Almeno ero in buona compagnia.

Tra la prima e la seconda serata ci siamo sorbiti (già) 25 pezzi alternati dai siparietti prima di Fiorello e poi di Checco Zalone. Noi non abbiamo riso, ho chiesto in giro e pare che sopra i 70 anni lo abbiano fatto. Le co-conduttrici, Ornella Muti e Lorena Cesarini, hanno avuto più l’aspetto da vallette che da ruolo che avrebbero dovuto ricoprire, questo per dire che non è che se gli cambi il nome alla merda comincia a profumare (o era la rosa?). I famosi superospiti Maneskin sono arrivati e hanno pianto, Matteo Berrettini si è offeso perché gli hanno detto che è bono, Raul Bova si è piazzato sul palco con una croce sul colle (letteralmente, sarà il metodo stanislavskij) accompagnato da Frassica (l’unico divertente ma che non ha detto quasi nulla), Claudio Gioè ha parlato in siciliano e i Meduza hanno fatto discoteca. Ah, dalla nave, perché c’era anche una nave, Orietta Berti (i cui vestiti meriterebbero un capitolo a parte) e Rovazzi hanno riesumato Colapesce e Dimartino la prima sera e Ermal Meta la seconda… grazie eh.

Volevate sapere dei cantanti… ma perché, serve a qualcosa? E’ un festival dove la musica conta d’avvero? Ma fatemi il piacere.

Terza serata inutile se non fosse stato per la presenza di Drusilla Foer che si è presentata dicendo che non voleva fare la valletta e ha fatto un bel discorso (ma all’una e un quarto di notte), poi Saviano ci ricorda le stragi di mafia, Cremonini canta mezzora e ammazza quasi un cameraman e dalla nave canta Gaia (chi? Si, lei).

E voi ancora a chiedere dei cantanti, siete de coccio eh.

Quarta serata COVER. Ah, quanto siamo stati male. Al fianco di Amadeus Maria Chiara Giannetta, presenza abbastanza inutile pure lei, e superospite Lino Guanciale, roba da fiction insomma. Sulla nave i Pinguini Tattici Nucleare cantano e ballano e tirano su cartelli con su scritto “riaprite i live club”. Almeno.

Volete sapere delle canzoni? Ma siete sicuri, che poi vi sentite male pure voi? Cosa volete sapere? Del massacro a De Andrè o Tenco? Degli insulti a Grignani? Dei vecchi che fanno i giovani e viceversa? Non potreste sopportarlo.

Ultima serata, finalmente, inizia puntuale. Finisce pure presto, solo le 2, ‘tacci vostra. La serata inizia con la banda della guardia di finanza che suona l’inno d’Italia… vorrei dire di più ma ci tengo a questo giornale, quindi mi taccio. Cantano di nuovo tutti, sul palco c’è la Ferilli che a quanto pare non ha niente da dire, e tra sipari e siparietti premiano gli impremiabili e decretano il vincitore che nel frattempo noi e mezza Italia avevamo indovinato alle 20.50 della prima serata.

Manco vi dico chi ha vinto cosa che tanto lo sapete, ma sul serio è importante? Ve lo dico io: zero. Questo non è un festival che parla di musica, qui si parla di vestiti, acconciature, gossip e mille altre cagate. La musica è una cosa seria d’altronde, la trovate nei club e nei festival organizzati in giro per il mondo, persino qui in Italia nei piccoli paesini con un pubblico di 50 persone alla sagra della cipolla trovereste di meglio, fidatevi.

In conclusione, a parte gli ultimi due giorni in cui qualche “artista” se ne è uscito con “aprite i club”, non solo questo festival non ha portato niente di buono, ma non ha proprio senso di esistere (di certo l’Eni non la pensa così), e dato anche il momento critico che il settore sta subendo è pure ‘na bella presa per il culo.

Le cose belle che sono successe in quei 5 giorni sono tre: gli interpreti delle canzoni per gli utenti Lis, nessuno vi ha nominati ma per noi siete i migliori, il fantasanremo (fosse solo per vedere ‘sti scemi sul palco buttarsi per terra a fare flessioni e aprirsi la patta dei pantaloni al grido di “papalina” e “ciao zia Mara”) e i nostri ospiti.

E si, perché nel frattempo noi abbiamo invitato veri professionisti dello spettacolo a parlare dei problemi del settore e siamo contenti che tanti di voi li abbiano seguiti insieme a noi. Ringraziamo Cipo, di Cecco e Cipo, Vanni de La Tosse Grassa, Massimo e Carla di Blindur, Manuel di MusicaPerBambini, Matteo di Kutso, Andrea Iozzia, Fabio Schillaci dei Candelai e KeepOn Live, Sara di Equaly, Elia alias Dino Fumaretto, Umberto Palazzo ed Enzo di Viceversa records. Prossimamente avremo tempo di approfondire ognuno di loro con un’intervista ad hoc.

E ringrazio anche i “commessi” presenti in tutte le dirette, Mauro, Enrica, Peppe, Marisa, Renato e Francesco (nell’ombra) per aver resistito. Siete i miei eroi.

In foto Mauro Iandolo, interprete Lis per Sanremo, foto di Alessandro Pietrosanti.