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Alessandro Grazian: libertà caotica genera artisti.

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Padovano d’origine, milanese d’adozione da oltre 12 anni, Alessandro Grazian è un’artista che si è formato da solo: musicalmente autodidatta, mi stupisce quando mi racconta che viene da una famiglia dove la musica non circolava quasi per nulla. Mi racconta che ha scoperto quello che sarebbe diventato il suo mondo alle scuole medie, anche se solo alle superiori ha cominciato a suonare la chitarra: questo ha generato una libertà caotica di pescare “musica” da tutti quelli che lo circondavano.

“Da subito mi sono reso conto che mi piaceva scrivere, farlo mi ha fatto crescere molto. Si, perché quando scrivo ho l’occasione di raccontare qualcosa di mio, non per forza autobiografico, ma riuscire a realizzare in musica i riferimenti con cui sono cresciuto e generare connessioni mi aiutano a definirmi”.

Quindi, definire cosa in particolare?

Ad esempio nel progetto “torso virile colossale” è riuscito a trovare un filo conduttore con la sua famiglia. La storia è quella del padre, che da ragazzo fu culturista e grande appassionato di film Peplum anni ’50 e ’60: trovando delle vecchie foto in un cassetto, Alessandro è riuscito a realizzare l’incastro perfetto tra il mondo del padre e il suo, quello della musica, tirando su un progetto studiato ad hoc nei minimi particolari.

Già, perché Torso Virile Colossale ha origini ben lontane dal 2017, l’anno del primo disco “Vol. I – Che gli dei ti proteggano”. Era l’89 e durante la mostra “I Fenici” a Palazzo Grasso di Venezia viene colpito dall’esposizione e, soprattutto, ad un’opera in particolare con una sintesi fumettistica perfetta, che rimase impressa per anni nella sua mente.

Poi nel 2008, durante una visita a Castel Ursino a Catania, si imbatte proprio nella statua che porta il nome del suo progetto, quindi, con calma, ha raccolto spunti e studiato tutto il repertorio Peplum e nel 2016, mettendo in pausa il progetto da cantautore, ha creato la “squadra” (di cui fa parte il già intervistato Nicola Manzan) e finalmente prodotto il primo album.

Qualcuno gli ha detto chiaramente che era una idea pazza, adesso però gli devono dar ragione a quanto pare!

Di Torso Virile Colossale Grazian ha curato tutto: dall’artwork grafico agli arrangiamenti: tutta farina del suo sacco.

È vero, perché molti non conoscono l’altro lato artistico di Alessandro: pittore, ritrattista, fumettista… al momento ha illustrato due libri ed ha realizzato una mostra itinerante, “Ritratti da Grazian”, ritraendo musicisti indipendenti italiani.

Ma torniamo a Torso Virile Colossale: l’anno scorso doveva uscire l’album, ma tra pandemie e lockdown è stato messo cautamente in pausa. Adesso è uscito il singolo, “Fenici Miei”, che anticipa il tantissimo atteso “Vol. II”.

Ma il “nostro” non si sbilancia e non ci dice nulla di più. Dobbiamo aspettare.

Nel frattempo mi documento sui Fenici, perché se parli con uno che ci ha scritto due album non vuoi farti trovare impreparata, ma Grazian mi spiega che ha voluto un po’ deformare la realtà, come si faceva nei film Peplum appunto: capiremo di più quando uscirà l’album, mi dice. Uffa.

Ma lui sa godersi l’attesa. Il progetto nasce soprattutto con un fine ludico non indifferente (le citazioni si colgono a mazzi in effetti, amici miei…), qualcosa che nel resto della sua musica non troviamo assolutamente.

“Questo progetto è come un giocattolo che mi emoziona e mi diverte”.

E lo sentiamo divertirsi in tutti gli arrangiamenti, infatti.

“Sono tutti miei, mi piace tantissimo arrangiare, anche i pezzi non miei. Voglio crescere e imparare a farlo sempre meglio, ricercare e studiare, come un nuovo mondo da esplorare.”

Rileggo i miei appunti per capire quale domanda fargli adesso, ma da dove cominciare?

Uno come lui, che ha collaborato con Fiumani, Edda, Casale, Nada, Malfatti, Godano, Gabrielli, Diva e mi fermo qui perché sono troppi; uno come lui, con 5 album e 2 Ep da cantautore, 2 album in collaborazione con artisti vari, 2 album di progetti paralleli (potete sentire tutto, quasi, cliccando qui); uno come lui finalista a Cannes 2011 per le musiche scritte per “L’estate che non viene” di Marino.

Mi butto e chiedo un po’ di tutto:

“Ho collaborato con artisti soprattutto della vecchia guardia, legati alla canzone d’autore, e ho scoperto che mi piace molto; ho cominciato a farlo quando ho messo in stand-by il mio progetto da solista, per vedere da fuori quello che ero IO, per capire cosa si prova a stare dall’altro lato, e questa cosa mi ha dato un bel colpo d’assestamento: le mie nuove canzoni ne risentiranno parecchio. Per quanto riguarda il cinema è stata un’esperienza molto bella, un vero impatto con un altro mondo: io, che venivo dall’indie vero, quello di una volta (senza soldi, per capirsi!), mi sono ritrovato catapultato nel parallelo opposto. Spero di rifarlo quanto prima, perché la prospettiva di scrivere per il cinema adesso la ritrovo nei miei nuovi lavori, mi ha lasciato sicuramente un segno”.

Siamo arrivati alla fine, non mi rimane da chiedere cosa gli ha lasciato questo ultimo anno e mezzo:

“Durante il primo lockdown ho approfittato per lavorare su di me e sul nuovo disco, ero fiducioso nell’autunno che sarebbe arrivato; quando poi ci siamo ritrovati di nuovo chiusi in casa mi sono preoccupato, soprattutto vedendo tanti club che chiudevano. È stato un massacro. Ho temuto di non avere più una sorgente creativa che alimentasse le mie speranze, ma con l’arrivo dell’estate ho rimesso in moto tutte le energie rimaste. Ne usciremo sicuramente con le ossa rotte, come da un piccolo dopoguerra. È il momento che qualcosa cambi nel settore culturale italiano, ne abbiamo bisogno tutti: bisogna far capire che lavoro c’è dietro ogni artista, soprattutto in questo periodo: senza cinema o musica saremmo impazziti tutti, è ovvio che sia un settore che va tutelato.”

Adesso, che finalmente si torna a suonare in giro, il bicchiere sarà mezzo pieno?

“Sicuramente c’è dell’acqua! Non mi faccio illusioni, strutturare un tour sarà un’impresa ardua: voliamo bassi e navighiamo a vista”.