di: Gaetano Giudice
Fantas, made-up word tra fantasy e ghost, è il brano di apertura dell’album “Estatic Computation” (2019) di Caterina Barbieri. Un brano lungo 10 minuti e denso di silenzi, momenti improvvisi di trance, visioni, stasi e movimento.
Dopo due anni dall’uscita la compositrice decide di conferirgli nuova vita, facendolo ri-suonare da amici e collaboratori. Walter Zanetti, suo maestro di chitarra al conservatorio di Bologna, lo esegue con la chitarra elettrica con una precisione quasi filologica. Kali Malone, amica e collaboratrice quando Caterina Barbieri studiava musica elettronica a Stoccolma, lo riarrangia per due organi, rallentandolo e conferendogli un senso di austerità e religiosità.
Per approfondire la scena Drone di Stoccolma consiglio questo articolo.
Il suo amico Carlo Maria lo rende un pezzo da ballare in un club di Londra o Berlino; Baseck ne crea una versione hardcore, adatta per un rave in un capanno fuori città. Jay Mitta, uno dei più importanti producer tanzanesi Singeli ,questo breve articolo ne descrive i caratteri principali del genere, lo remixa, sovrapponendogli una batteria poliritmica e frenetica. Evelyn Saylor lo riarrangia per quattro voci. Il sassofonista norvegese Bendik Giske crea una variazione ipnotica, circolare e oscura. A chiudere il disco la versione dreamy per piano di Kara-Lis Coverdale.
Questo rework è quasi una biografia di Caterina Barbieri. La sua è un’esperienza musicale cosmopolita: dalla natia Bologna a Stoccolma a Berlino, dove studia sia musica classica che musica elettronica e dove si esibisce nelle più svariate venues dai club ai conservatori, dai teatri ai musei. Il disco è una ricerca introspettiva, come è sempre stata la musica di Caterina Barbieri, ma è anche un interessante tentativo di farci uscire dalla nostra comfort zone. È un rimescolare le carte in tavola, mettendo in discussione le gerarchie tra musica colta e popular, cercando di decentralizzare la musica anche a livello geografico. È un’ operazione simile, ma anche speculare a quella attuata dal duo indonesiano Senyawa. Se i Senyawa hanno un approccio viscerale e caotico, in Caterina Barbieri c’è una compresenza di intelletto ed emozioni.
Il disco può apparire inizialmente monotono e ripetitivo, ma come recita una nota carta del mazzo Strategie Oblique di Brian Eno “Repetition is a form of change”.