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Recuperone dischi 2024 #2: dischi non adatti all’ombrellone ma che non possiamo tralasciare

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Lo so, lo so. Avevo chiuso lo scorso articolo con “Buona estate regaz” e tutti pensavate che fino a settembre avreste avuto una pausa, me compreso. Non è così, nonostante le cicale di Bologna stiano provando a farmi perdere l’udito, sfogliando la mia whishlist di Bandcamp ho realizzato che sono usciti troppi dischi e quindi ecco qua un’altra raccomandazione massiva. Se ti piacciono le raccomandazioni massive più di quelle monografiche manda un sms con scritto “Massive si” al 4848!9?1 e riceverai la suoneria di The Clerks blogzine in omaggio (cit.). Bando alle ciance, iniziamo.

Iniziamo subito con un disco italiano uscito a metà marzo ad opera di un nuovo progetto del torinese, Sacrofuoco. Alcuni obietteranno, si, sono gli ex One Dying Wish, ma a noi che ce ne fotte. Quando il mondo ti lava con la soda caustica e riesci a farti crescere una nuova pelle, sei nuovo, basta così. Questo disco si chiama Anni Luce, forse anni lunghissimi, o anni alla velocità della luce, quel che succede negli ultimamente è talmente pesante che la percezione del tempo si dilata, o magari tutto ti sfugge davanti agli occhi. Un disco bifasico, pezzi da due minuti si alternano alle monolitiche Corpi celesti e Replica. Voci alternate, chitarre post-hardcore dilanianti, ritmiche molto turbolente, alta dinamica. I momenti di respiro sono angosciati, come in Corpi celesti accompagnato dal mantra “Se la coscienza determina la direzione, l’azione che segue il bisogno è scintilla di rivoluzione.” Questo disco non è un contenitore, è contenuto. In copertina delle ombre, dei profili, siamo umani o siamo meno dell’orma di quello che l’uomo pretende di essere?

Bene, o forse no. A questo punto urge dare un occhio alla maledettissima America del Nord. Giusto qualche settimana fa è uscito il disco dei Terry Green, che si possono prendere ad esempio di calma e tranquillità. Con l’ultimo disco uscito nel 2017 e il presente registrato nel 2022 ma pubblicato solo ora, di certo non gli si può dire di sottostare alle logiche di mercato. Scherzi a parte, dall’Ontario esce un bel rash cutaneo di suono compatto, con chitarroni dalle sonorità alla Pelican ma deviate, anche qua, sul post-hardcore.
Intro strumentale, poi si passa a Blur, subito icona dello stile dei Terry Green. Inizio quasi giocoso con queste pause/ripartenze e nella sua efferatezza da drittone blackened blastato (forse non so cosa sto dicendo), poi c’è un arpeggio accartoccia-cuore e di nuovo si alzano le mura di chitarre. In questo LP abbiamo 9 tracce, l’ultima è Easy, anche nei toni, dopo tutti gli schiaffi del disco è in grado di lasciarti con un bel sapore dolce in bocca e una discreta carica emotiva. Così puoi sentire l’altro disco che ho da consigliare.

Cos’abbiamo in fine? Un bel tripudio di band, un 4-way super split per chiudere con un cabaret di pasticcini. Aprile 2024 ci ha offerto l’incrocio niente male di Catalyst, di cui vi ho già parlato, Knumears, vs self e Party Hats. I Catalyst si lanciano in un pezzo abbastanza classico, stavolta con sonorità meno caustiche del solito. No count dei Knumears è un pezzo slanciato che ti divora da dentro. vs self in Tide and Swell dall’inizio pazzerello, chitarrine chiare con periodici gomitoli di dita che generano arpeggi, ti addolciranno l’animo. In fine Party Hats, Today’s for sale, un titolo triste per un altro pezzo spezza-cuore con grovigli di arpeggi e accompagnamento di batteria nervoso.

In teoria ho fatto ma non posso non riesumare due vecchi dischi che le ristampe recenti hanno portato in vita. Primo, Residue delle Blind Girls, ristampato da No Funeral, che scalda le orecchie prima dell’uscita del nuovo disco delle Girls, An Exit Exists. E insieme a questo la ristampa congiunta di Analytical dreaming e Anomie degli Animal Faces, band ammorbiditasi un po’ negli anni, ma che in questi dischi mostrava degli intrecci musicali niente male, cambi insoliti, sempre nel pieno post-HC/screamo. Ristampato da Zegema Beach.