di: Stefano Barone
Non c’è niente, in giro, che suoni come Fire-Toolz.
Angel Marcloid è una che non perde mai l’ispirazione: fa uscire quintali di musica sin dagli anni Novanta, in un range stilistico che va dall’harsh noise alla musica da canali delle previsioni del tempo. Fire-Toolz è un po’ la summa del suo universo sonico, capillare e incoerente quanto riconoscibilissimo e assurdamente orecchiabile. Eternal Home è il suo nuovo disco, un album-monstre di 25 tracce che suona come la roba più ambiziosa e, insieme, più consistente del progetto Fire-Toolz.
Ho conosciuto Fire-Toolz in un momento di ossessione per la musica e l’estetica vaporwave. Ora, Marcloid detesta questa etichetta per la sua roba, ma ha innegabilmente tratto ispirazione sia dal genere che dalle sue fonti – in particolare, roba come l’easy listening, lo smooth jazz da programma tv, la musica new age, il pop anni ’80 più apparentemente cheap. Mentre molta della retorica vaporwave è incentrata su una rivisitazione desolata di quei suoni, come a volerli calare in una dimensione angosciante e spettrale, per Marcloid il punto è prenderne le vibrazioni positive e fare qualcosa di bellissimo sulla base di materiali sonori che sono universalmente considerati kitsch. Del resto, Marcloid è una grandissima fan di gente come Dream Theater e Rush, e i suoni tirati a lucido del prog metal sono un altro elemento centrale di Fire-Toolz.
Fire-Toolz revitalizza (o meglio, centrifuga e devasta) queste influenze attraverso gli strumenti delle musiche estreme. Blastbeat black metal, strutture da moderno progressive metal in stile Sumerian Records, urla violentissime, squarci elettronici, tempeste radioattive di rumore, inquietanti voci e momenti di elettronica ambientale che sembrano venuti fuori dall’intelligenza inconoscibile di un computer del futuro. Ma la cosa più incredibile è che questo trattamento folle produce canzoni – spesso non ordinarie, non convenzionalmente strutturate, eppure catchy ed emotivamente coinvolgenti. Roba che comunica.
Il feeling che c’è dietro Eternal Home è difficile da descrivere. Risponde a una sensibilità moderna e imprendibile: come hanno giustamente notato su Pitchfork, sembra chiaramente il parto di una persona cresciuta su internet e il suo eclettismo ne è la prova, come se bastasse un click a colmare la distanza tra i Circle Takes the Square e telepath テレパシー能力者. Ma c’è dell’altro: l’immaginazione musicale dietro Fire-Toolz sembra a volte prodotta da un computer, un’intelligenza artificiale che processa ciò che si trova davanti in maniera per noi incomprensibile. Eppure, c’è un altro lato nella musica di Fire-Toolz, che trapela chiaramente dai testi: uno profondamente umano, fatto di spiritualità, ricerca dell’empatia e del benessere mentale, pupazzetti e gattini.
Eternal Home, nella sua lunghezza e ambizione, potrebbe scoraggiare i neofiti di Fire-Toolz, ma ha un enorme lato positivo: da qualunque parte lo apriate, vi svela meraviglie. Partite da una canzone a caso, che sia il synth-pop/black metal jazzato di Yearning = Alchemical Fire, o la sognante breakcore di [Maternal © Havening], la library music con blastbeat di “Lellow< “Birbs< , l’incedere funereo di Thick_flowy_glowy_sparkly_stingy_pain.mpeg o l’alternative rock di Where on EARTH Is My Sacchidānanda (le ultime due riuscitissimi esperimenti di Marcloid col cantato melodico). Un disco che guarda avanti, che si prende un sacco di rischi, ma che rivela un cuore grandissimo.
Eternal Home esce per Hausu Mountain. Potete ascoltarlo e comprarlo su bandcamp.
Un bell’articolo, sempre di bandcamp, che cerca le influenze dietro alcuni brani di Eternal Home.