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Raccomandazioni #20 : Straziante e dolce, Algae Bloom

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Inizia docile, poi si rivela in tutta la sua natura. Un urlo straziante, una chitarra agrodolce e una batteria suonata in piedi, che aggiunge un elemento estraneo, ritmicamente simile alle altre eppure esotica allo stesso tempo. All’inizio lo senti che manca la pacca e hai un po’ di resistenza. La batteria all’in piedi crea vuoti che però più entri nel disco e più diventano spazi. Spazi per un ambiente più intimo. L’ascolto diventa un filo diretto tra te e la band, come se fossi in sala prove con loro e ti guardassero negli occhi mentre suonano.

Stiamo parlando di Algae Bloom e della riedizione del loro disco “I’m everyone I’ve ever met”. Un titolo che può attraversare il cuore di ogni persona. Siamo quello che facciamo, ma siamo anche le persone che incontriamo.

Uscito in vinile 5 anni fa, nel 2016, il duo di Norwich (UK) ha deciso di farne una riedizione su cassetta uscita per Callous records (UK). Perchè? Beh perchè le cose cambiano e il duo non è più un duo. La formazione iniziale prevedeva Matt alla voce e chitarra e Leigh alle percussioni, e sono poi diventati tre con l’aggiunta di un basso (no, non hanno aggiunto una sedia alla batteria). Le linee di basso sono finite poi in “I’m everyone I’ve ever met” insieme a tutti i campionamenti usati nei concerti. Così è nato “I am everyone, always and forever”. Bisogna ammettere che per quanto sembrino delle cose da poco, il disco acquisisce più profondità. Tutto questo arriva dopo altri due dischi, I am still scared of living e I am less than I expected, e tre split superpromisqui con Foxtails, I Hate Sex, Black Knight Satellite, You’ll Live, Solanas, Good Times.

Algae Bloom, la fioritura delle alghe, fenomeno che cambia il colore delle acque di mare e di fiume. Apparentemente suggestivo, da vicino forse repellente, senza dubbio colpa nostra. Tutto ciò che si dilava dai terreni, dalle attività antropiche, finisce per sporcare l’acqua. Acqua che è la base della vita, e che da vita alle alghe che si cibano dei nostri scarti. Tal volta generando qualcosa di più tossico. Un circolo vizioso, una cascata di chimiche colpe che peggiora ad ogni strapiombo. Le note ti trasportano e, personalmente, mi distruggono. Quando poi entra la voce e la batteria, se chiudi gli occhi un alternarsi di belli e brutti ricordi apparirà. Eppure è dolce. Come potrebbe non esserlo, è una band che canta in un microfono avvolto da fiorellini ad ogni concerto.

In I am everyone, always and forever, come vi dicevo, l’inizio è gentile con l’intro di A Fanfare, dopo attraversiamo Lists/Leaves, Safer Scene, Thorns. L’interludio “Existential Crisis” as a Wave Machine Setting è molto più di un interludio, e l’arpeggio sa di zucchero ma con l’amaro in bocca. Tra gli ultimi quattro di questi nove pezzi troviamo We met upon the level: “Mando una lettera a me stesso, la lascio sullo zerbino. Scrivi di nuovo; lascio le mie parole impilarsi davanti la porta. Non lascio mai casa”.

E con questa vi lascio.