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Raccomandazioni #29: Il sapore pungente degli Immortal Onion

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La cipolla piace a molti, ma di certo non a tutti. Sarà per il sapore talvolta pungente e per la sua costante presenza in bocca anche a ore di distanza dal pasto. Potremmo quindi definire immortale l’essenza della cipolla, almeno fino al lavaggio dei denti e la masticazione di una serie di fresche gomme alla menta con aggiunta o meno di xilitolo. Ma tutto questo cosa c’entra con la musica? C’entra eccome, perché la Raccomandazione di questo mese riguarda proprio una cipolla immortale, più precisamente si parla degli Immortal Onion.

Dietro un nome piuttosto divertente si cela un serissimo trio di formazione jazzistica proveniente da Gdańsk, in Polonia. La formazione è composta da contrabbasso, piano e batteria, se nonché il contrabbasso lascia spazio al basso elettrico ed elettronica varia e lo stesso fa il piano passando all’elettricità periodicamente. Il risultato di questa commistione si è consolidato dal 2016 ad ora con due album, Ocelot of Salvation e XD [Experience Design], qualche singolo e due edizioni di live, Live in Sopot e Ausfahrt XD. Gli Immortal Onion suonano una miscellanea caratteristica di nu jazz (perché insomma non c’è solo la scena inglese), elettronica e progressive, passando per musica da film.
L’ultima fatica del trio è Screens, uscito il 22 aprile di quest’anno per la polacca U Know Me Records. Bisogna fare un inciso però, trio si, ma per questa uscita i brani sono stati composti assieme al sassofonista Michał Jan Ciesielski che ha curato anche la registrazione. Il risultato è un ampliamento delle potenzialità passando dalle tipiche sonorità severe a momenti rilassati. All’omonima Screens l’onore di aprire il disco. I quattro battono e ribattono seguendo un motivo elettronico che da spazio a tutti i musicisti di dare del loro meglio. Si passa a ZOZI, uno dei momenti di pace, arricchita da collaborazioni che introducono violino e violoncello, e non ci si fa mancare neanche tromba e trombone. Un’ orchestra ammodernata.

La terza delle sei canzoni è Orange Moons, introdotta da una base di synth che lentamente fa migrare il pezzo verso sonorità di elettronica/ambient/chill out arricchite dal sax. In Digital Relations torna la sonorità più decisa e severa caratteristica degli Immortal Onions, con la batteria che si incastra con il piano altrettanto ritmico. OK Boomer ti illude di essere un brano jazz classicone per i primi 30 secondi, poi lascia spazio di netto all’elettronica minimal su cui si innesta nuovamente l’intro, che poi degenera in incastri cervellotici.
A chiusura del disco abbiamo i 10 minuti e 5 secondi di Bitter Habits, che ripercorre tutti gli stili della band passando dal jazz all’elettronica e sfumando nel silenzio del disco ormai finito.
Il succo di questa raccomandazione è: che ti piaccia il nu jazz di Nubya Garcia, il math elettronico dei Battles o degli Aucan, Dave Brubeck o sei un patito del prog, gli Immortal Onion fanno comunque per te.