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Raccomandazioni #44: Nelle viscere del se, Salt Money.

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Brisbane, Queensland, Australia. Mi dice qualcosa, forse qualche mio amico ci ha vissuto. Quel che importa è che lì vivono i Salt Money, soldi di sale. Due cose che bruciano, la prima solo sulle ferite, se le hai, e hai anche il sale ovviamente. Mentre i soldi bruciano che tu ne abbia troppi o troppo pochi. Love of my Life è stato pubblicato a dicembre per Lumens House e Bad Habit, è il primo long-play dei Salt Money, con 12 veloci brani. Questa band pratica un melange di screamo disperato e metalcore grosso e sostenuto. Non si risparmiano i blast beat di batterie e i suoni più pesanti del cugino metalloso dello skramz. Il cantato è viscerale e spesso accompagnato da growl gutturali.

Pochi passi dall’inizio del disco e siamo già a Time Flies. Un brano teso, con vorticose risalite di toni sulle chitarre che rendono l’ascolto quasi estenuante, per poi lasciarsi su breakdown con sonorità positive. Le backing vocals pulite rendono questo brano il momento più emotivo del disco. E poi la chiusa “Maybe the water isn’t so deep This time I’ll dive in and see And live today in spite of all the yesterdays I died”.

Il signolo che ha anticipato il disco è Overplayed. Tese chitarre acute accompagnate da un eterno blast beat tendono il cantato. L’intero disco è un lavoro incentrato sul se, sulla prospettiva personale. Un LP in prima persona, tutto sul sentimento, sensazioni e dialoghi continui tra testa e cuore. Autoriflessione e rassegna del proprio modo di essere, nel male e forse anche nel bene.“You don’t have to feel so sorry for yourself, You don’t have to learn to act like you’re someone else, Oh that ain’t for me, Only wanna live a life of luxury Only wanna wear shit made in Italy…Overplayed, all overplayed and undersold and well-behaved”. Parole e frasi ritornano più volte, tempo, significato, basta lamentarsi.

Il disco si chiude, ironicamente, con The opening. Brano sostenuto ritmicamente dall’inizio fino alla chiusura. Una frase ci ricollega all’inizio dell’LP e con un gioco “everything repeats” chiude ma ci riporta all’ultima frase di Shared Anxieties, il primo brano del disco e così si riparte ripercorrendo Love of my life. Nonostante la brevità dei brani (solo due brani superano i 2 minuti e mezzo, e di poco), Love of my life dona un ascolto intenso e riflessivo. Beccatelo.