di: Señor Decente
Siamo a luglio, metà anno è passata e mi rendo conto che la produzione di musica, come tutti gli anni, supera la mia capacità di scrivere parole su di essa. Per questo motivo è necessario recuperare un po’ di uscite che non possono essere lasciate nell’oblio dell’indecenza e vanno elevate alla Decenza dal vostro Señor raccomandatore seriale. Non temete, roba fresca roba buona signorə e signorə, non vi farà superare il caldo ma forse accenderà i vostri falò emotivi.
Non potevo immaginare che il 6 giugno sarebbe uscito Lovers. Loners. Losers. il disco dei Mališa Bahat, ma è successo. Mališa Bahat è una band croata che dal 2015 ad oggi ha sfornato split ed EP e con qualche anno di attesa ha prodotto diciamo un quasi LP. I brani sono veloci per la maggior parte e non lesinano ritmiche puramente hardcore punk con tempestive variazioni che riportano allo screamo. Il disco inizia con Waltz in the High Castle, brano scandito da netti riff di chitarra che termina in un esaurimento nervoso. In Open the Last Bottle abbiamo anche un sample alcolico autolesionista dal film Leaving Los Angeles. Shadows Charades ha una batteria che sembra farsi gli sgambetti da sola (in senso positivo, provare per credere). A metà disco lo spirito punk della band croata si dimostra a pieno in Mother’s Word. Dopo una serie di brani rapidissimi, il disco si chiude sulla title track (Losers. Loners. Lovers) dai toni fortemente emotivi. Una fisarmonica ritmica in cui il tempo accelera e rallenta. Le liriche sono estremamente esistenziali e ci interrogano su ciò che viviamo e facciamo. Un assaggio da Losers. Loners. Lovers: “Tracking the footprints of thousands before solemnly seeking our desolate home destined to witness the frailty of time forever we’re bound to harbors unknown”.
Questo qua ragazzə è ancora più caldo. Siamo al 12 luglio. Non so se avete notato che l’Australia sembra un posto tranquillo solo apparentemente. Tempo fa vi avevo raccontato dei Salt Money, ma a prescindere conoscerete sicuramente le Blind Girls, presto in tour in America del Nord (aspettiamo ancora l’Europa!). Beh a questo punto introduciamo un altro nome, Gil Cerrone. No, non sono la versione italo-americana di Gillian Carter. Dritti da Melbourne, hanno pubblicato Consumer per la canadese No Funeral, a maggio hanno anche pubblicato uno split con i Letterbombs. Per quanto appartengano alla corrente post-hardcorizzata della musica emotiva, la bellezza di questo disco sta nelle dinamiche. Brani in continua evoluzione che non lasciano spazio alla noia, anche nei suoi cambi più netti comunque risulta sempre fluido, con un senso di evoluzione continua. Un esempio è già ad inizio disco con Another Nineteen, che per quanto navighi in acque conosciute di tuppatuttupa e blast beat ti coinvolge nell’attraversare questo ascolto. Caratteristica dei Gil Cerrone è un urlo soffuso e costante, che costituisce quasi il rumore bianco del disco. Da questa voce dilaniata e demoniaca che torna umana solo per pochi attimi in Trauma Bonding.
Ho detto anche troppo, la musica si ascolta:
Per l’ultimo ascolto da raccomandare si gioca in casa, probabilmente sapete già che il 17 luglio i vicentini Stegosauro hanno pubblicato due brani in un microEP che uscirà su cassetta per To Lose La Track. L’uscita prende il nome di Scherzo Eterno, forse questa è la definizione degli Stegosauro. Una band con la spensieratezza di uno scherzo tra amici, che in realtà parla di vita, di come si sta e ci si sente, e alla fine questo scherzo eterno è forse proprio la nostra fucking vita. Scherzo Eterno è anche il nome di uno dei due brani di questa cassettina, in cui gli Stegosauro danno la loro versione di brano pestato, sempre irruenti, alternano picchiate punk a riff cervellotici per fare i nodi da marinaio con le orecchie. L’altro brano è un riferimento del passato di chiunque, Bar Sport, tutti ne abbiamo uno del cuore. Qua l’irruenza dei vicentini si calma e ci concede momenti più riflessivi e malinconici.
Sei arrivato fin qua? Bene, ti sei meritato degli annunci, in due giorni ti puoi rifare le orecchie. L’1 agosto esce Arcos, bóvedas, pórticos dei galiziani rural punx Tenue. Nella loro ultima uscita, Territorios, si erano dilettati in un unico grande brano lungo tutto l’EP. Adesso rimane la tendenza a fare brani lunghi, strutturati, con molte parti, ma ne avremo 5 e l’antipasto servito prevede 2 singoli. L’occhio della band, dichiaratamente anarchica, è la società, come ci siamo ridotti, come potremmo essere, cosa detestare e in cosa sperare. I Tenue tornano in Italia anche questo agosto per l’ormai classico appuntamento al nord con i Put Purana. Senza pause, il 2 agosto esce Everything is Longing dei Sonagi (Philadelphia), intanto puoi assaggiarne un brano, Rain Shadow. Suoni spessi all’americana, ti piacerà. Buona estate regaz