di: Renato Failla
Dopo l’abbuffata di playlist e classifiche di fine anno da dover smaltire insieme a pranzi, cin, cene, cin, aperitivi, cin, colazione (no, almeno a colazione no), caffè, cin, auguri, cin, il grande curvone a fine corsa ci ha riportato sulla buia strada di un nuovo capitolo tutto da scoprire con gennaio. È il mese assonnato perché rimasto sveglio tutta la notte a causa dell’amico casinista, che sa di dover fare il lavoro sporco e ripulire da tutto il caos creato da dicembre, risultando anche un po’ antipatico dovendoli rimettere tutti in riga e rimandarli a casa a ripensare alla loro vita di scellerati festaioli senza soluzione di continuità.
Musicalmente parlando è il mese degli annunci dei primi nuovi dischi dell’anno, delle ipotesi di uscite rispetto ai rumors dei mesi precedenti che si fanno, non sempre, più concreti. Ci sono anche i dischi che escono a gennaio, sia chiaro, il che non è necessariamente una cosa brutta o un’azione kamikaze dei discografici di turno, e quelli che si riescono ad intercettare – essendo meno attenti ed ancora musicalmente ubriachi dai bagordi di dicembre – spesso sono un’epifania. Ricordo, ad esempio, il disco di Kassa Overall, I think I’m good uscito a gennaio 2020, come uno di quegli album che mi porterò dietro sempre, per la sua utilità rispetto al mio programma radio e per quanto mi ha dato personalmente.
Quindi, cosa dire di gennaio 2023? Che non è mai troppo tardi per recuperare alcuni dischi persi per strada nell’anno appena concluso.
Dalle campagne di Norwich, nel nord-est di Londra, alla grande città, il conservatorio insieme ai “guerrieri di domani” a Londra (Nubya Garcia, Moses Boyd, Ezra Collective etc.), amante dei Rage Against The Machine. Impossibilitato a promuovere il suo Breathe Deep, appena uscito, a causa della pandemia ne scrive un altro ed il risultato è un’energia caotica su impianti Jazz.
Cresce con il Southern Rap, quella scuola del Sud che diventa il terzo vertice tra East e West Coast capitanata dagli Outkast a cui Denzel Curry guarda molto. Dal Cloud Rap si sposta verso il conscious, forte dell’ispirazione ricevuta dai Roots, e viene accostato a Kendrick Lamar. In questo ultimo lavoro fa il pienone di produttori al cui vertice c’è il jazzista Robert Glasper, firma sempre più importante nell’ambito: il risultato è un doppio disco in cui il fumoso rap jazzato della versione in studio diventa quasi jazz classico in quella dal vivo. “Ora che ho perso la vista ci vedo di più” disse qualcuno.
Le digressioni quasi Rock dell’ultimo Set My Heart On Fire Immediately, che a tratti sembrava essere un disco arrivato da quell’epoca post-industrial di molti anni fa, si vaporizzano in questo album prodotto dal pluripremiato Blake Mills. Digressioni classiche di solo pianoforte, esplosioni Dub, Trip Hop e poliritmie, tutti uniti dalla voce trascendentale di Mike Handreas.
A due anni di distanza dall’inizio della pandemia dobbiamo ancora, ahinoi, fare i conti con quel recente passato attraverso anche album scritti in clausura e pubblicati due anni dopo, comunque il tempo medio di percorrenza di un disco dalla sua stesura alla pubblicazione. Non potendo uscire, George Fitzgerald ha fatto entrare lo spazio nel suo lavoro pescando dall’archivio della Nasa suoni e immagini da comporre per Stella Drifting: il risultato è quel viaggio che tutti speravamo di poter riprendere.
Dopo il successo di Vida Eterna del 2017, i bambini verdeoro si sono dovuti rifugiare in una caverna per sfuggire alle creature di quel disco che davono loro la caccia. Antro Pop è un lavoro, prodotto sempre da Conogrock, che sembra risuonare veramente dentro una caverna da cui tirare fuori suoni claustrofobici, marce eteree, ritmi techno e della batucada. A corollario anche la presenza di Igor Cavalera che su spiritualità, suoni primordiali e antichità ha costruito insieme ai Sepultur quel magnifico disco qual è Roots.