di: Renato Failla
Il secondo album dell’artista londinese ha nel titolo il suo secondo nome che è anche il nome del suo nonno paterno. Basterebbe questo per capire che il tema principale è la famiglia ma non solo, perché si parla di radici ma molto al femminile. Ne è una prova la massiccia presenza di donne nell’album: Lisa-Kaindé Diaz delle Ibeyi, Fabiana Palladino, Sheila Maurice Grey (Kokoroko), Yaeji. R&B, Afrofuturisimo e il gabbiano Jonathan Livingston. Disco dell’anno? Sicuramente uno dei.
Dopo aver parlato delle sue radici familiari e di quelle più strettamente artistiche nei primi due album, ora si concentra su se stessa e sul percorso personale che l’ha portata fino a qui. Lo fa sempre alla sua maniera con quella voce eterea con cui decanta i propri versi da potesse qual è, con sotto un impianto R&B e incursioni quasi Folk. Immensa come sempre.
La musica ci salva sempre, e spesso non solo in senso metaforico. Si parla di famiglia anche in questo album della produttrice peruviana al suo esordio da solista e di come, grazie alla musica, sia riuscita letteralmente a salvare la propria madre. È un album solare e di gioia e i bpm sono adeguati all’atmosfera: House in termini non solo musicali.
Le esperienze contano tanto in un percorso, e quello dei Bud Spencer Blues Explosion oggi si traduce nel numero diciassette, quanto gli anni percorsi dall’inizio della loro carriera. Una sintesi – per citare uno dei brani contenuti in Next Big Niente – della loro vita fino ad oggi è questo album i cui riff di quelle esplosioni di John Spencer si trasformano nel Blues desertico del popolo tuareg.
Un altro capitolo della storia di quel “nuovo Jazz” italiano la scrive Daykoda con il terzo album. C’è tutto l’immaginario sviluppatosi con questa corrente musicale che sta portando a tutti un genere sempre considerato di nicchia e per esperti. Ti folgora anche se non sai neanche cosa sia un Do.