...

Consigliati agosto 2023

di:

L’estate, si sa, è una stagione a parte, completamente diversa dalle altre. A chi non è successo di vedere la propria vita prendere improvvisamente un’altra direzione in quei mesi? A me diverse volte. Questa vuole essere una premessa per dire che, sì è un altro appuntamento con i cinque dischi del mese tra le novità discografiche, ma con un paio di modifiche. L’undici agosto del 2023 ci sono stati i festeggiamenti per i primi cinquant’anni di vita dell’Hip Hop, per cui a mio modo voglio celebrare un genere musicale, una cultura, costante fonte di ispirazione per me (To Tape compreso) sin dalla tenera età dei 15 anni. Per concludere, insomma, questo mese troverete cinque dischi Hip Hop che ritengo imprescindibili e che hanno contribuito a costruire il mio percorso musicale a 360° e una manciata di uscite discografiche impossibili da ignorare.

Cypress Hill – IV (1998)

È il disco del ritorno per il trio di Los Angeles che con il secondo album, Black Sunday, nel 1993 divenne uno di quei punti di riferimento per l’Hip Hop mondiale. La trascinante Tequila Sunrise, la decima traccia, permise poi a questo album di schizzare in vetta alle classifiche ma soprattutto di rendere i Cypress Hill band di culto e conosciuta anche dai non praticanti del genere. A me arrivò in cassetta, ovviamente duplicata e ovviamente senza copertina ma con il titolo realizzato come se fosse un graffito. Avevo iniziato a frequentare una crew vera e propria della mia città, con breakers, MC, Dj, writers. Insomma, ci ero entrato con tutte le scarpe e quel disco con i suoni lo-fi, un cantato acido, nasale, mi fece capire che il Rap non era solo ciò che pensavo fosse.

Onyx – All We Got IZ Us (1995)

Sono cresciuto con il Rock, il Punk, fondamentalmente. Mi piaceva vedere pestare la batteria con forza, sentire la distorsione della chitarra, il basso che esplodeva dalle casse. Quando mi trovai difronte ad una delle canzoni contenute in questo album, Betta Off Dead, compresi che il Rap non solo non era ciò pensavo fosse ma che potesse anche essere duro nei suoni, che cassa e rullante potessero essere “malatrattate” ugualmente come nei generi per me di riferimento. E poi quel coro iniziale come se fosse un concerto Punk Hardcore. Fu una vera botta di adrenalina, e le casse dell’auto ancora ringraziano.

The Roots – Things Fall Apart (1998)

Di questo disco ne ho parlato veramente in tutte le salse. È presente spesso nel programma radio, infilo sempre almeno due brani nei miei set e ne ho scritto più ampiamente qualche anno fa in un articolo che trovate qui. Avevo conosciuto il Rap-core duro degli Onyx, i temi lisergici dei Cypress Hill e odiavo il Jazz, prima di conoscere ed ascoltare questo album incredibile.

Colle Der Fomento – Scienza Doppia H (1999)

E l’Italia? Sì, perché c’era anche l’Italia del Rap che fino ai 13/14 anni conoscevo ovviamente solo per l’esistenza di Jovanotti (ho anche un paio di cassette da Sorrisi e Canzoni TV). Nella crew di cui sopra avevo amici che facevano dischi, e qualcosa di Rap italiano arrivava da loro, oltre le produzioni personali, che però ascoltavo in maniera distratta. La svolta fu poi qualche anno dopo con la nuova vita a Roma, l’approccio con quel tipo di romanità, la vita per concerti Hardcore fatti e visti e l’amore per il Colle Der Fomento, dei moderni Cicerone che raccontavano quella città attraverso le barre, il boom bap: fieri, baldanzosi, con un modo di scrivere diverso, sempre a fuoco su certi temi e mai banali. L’amore per la scuola Rap romana è partito da loro che non ho mai abbandonato, perché sono sempre tre spanne sopra agli altri.

De La Soul – 3 feet high and rising (1989)

L’album di debutto, l’inizio del cambiamento nel Rap verso nuove forme, l’unione tra Funk, Jazz, Reggae, le tematiche diverse: “i figli dei fiori del Rap”. Ho scelto come ultimo disco di questa cinquina quello in realtà pubblicato prima degli altri, il più “vecchio” e quindi anche un album, in generale un gruppo, che ha ispirato coloro che sono arrivati dopo. Ed è stato l’album che in realtà ho ascoltato prima degli altri, quando ero ancora un bimbo, quando le chitarre distorte erano la mia religione. Ma in casa, tra mille dischi Jazz e cantautorato italiano c’era questa cassetta con la scritta DE LA SOUL a caratteri cubitali, che ogni tanto prendevo e mettevo nello stereo. Sapevo fosse un nome altisonante nel panorama musicale internazionale ma non ne ero ancora attratto, era forse ancora troppo complicato per le mie giovani orecchie, troppo elaborato, ma era lì, ed instillò quel seme che poi si trasformo in amore verso il mondo Hip Hop e la sua storia.

USCITE AGOSTO 2023

Vi avevo detto che in mezzo a questo numero diverso de le Recensioni Grind avrei comunque inserito un paio di dischi usciti ad agosto che bisogna assolutamente segnalare.

Khalab – Layers

Il nuovo album di “mastro” Khalab uscito per la Hyperjazz Records è un altro tassello che si aggiunge al percorso artistico di Raffaele Costantino, dj, producer e speaker radiofonico che si cela dietro questo nome. C’è l’Africa come sempre a fare da ponte? Sì, ma questa volta non come la potremmo pensare noi con ancora una certa idea di Africa che non è solo i suoni ancestrali, i riti delle tribù e i villaggi: è il futuro.

Bebel Gilberto – João

Una lettera d’amore dalla figlia al padre (quel Gilberto, sì). Undici tracce in cui Bebel racconta il loro rapporto attraverso le canzoni che il padre della Bossa Nova ha scritto nel corso della sua carriera, e che per lei sono state fondamentali per la propria crescita personale e musicale.

Panda Bear & Sonic Boom – Reset in Dub

Il Re della Dub e pioniere con la sua On U-Sound, Adrian Sherwood, mette le mani su uno dei dischi più importanti del 2022, Reset, nato dalla collaborazione tra due maestri della musica elettronica. Un album che regala una nuova lettura e una possibilità di riscatto alle orecchie di chi non è rimasto molto impressionato da Reset (a me è successo, per esempio).